LIBRI

Zambian Portraits

Un libro per raccontare la grande passione di Paolo Solari Bozzi per la fotografia in bianco e nero e per l’Africa

Un libro per raccontare la grande passione di Paolo Solari Bozzi per la fotografia in bianco e nero e per l’Africa

a cura di Maria Tiziana Leotta

Esce nel 2015, edito da Skira, “Zambian Portraits”, il secondo libro del fotografo Paolo Solari Bozzi. A due anni di distanza dal suo primo libro “Nambia Sun Pictures” che fotografa 70 giorni di viaggio trascorsi in Namibia nel 2010 e nel 2012, “Zambian Portraits” ritrae la sconfinate meraviglie naturali, umane e culturali conosciute nei 4 mesi trascorsi in Zambia nel 2014.

Da 20 anni l’Africa australe rappresenta il territorio di caccia prediletto della sua macchina fotografica, che si accompagna con la precisa scelta della pellicola in bianco e nero. L’uso del bianco e nero s’inserisce nel lungo filone di quei grandi fotografi e registi, tra cui Ingmar Bergman, che hanno scelto la profondità, il dettaglio e la magia viva della monocromia per i propri capolavori, con la convinzione che il colore, per quanto stupendo, distragga e non possa restituire l’animo delle persone, le loro cicatrici e sofferenze, il loro amore. Così Paolo Solari Bozzi affronta ogni scatto con quel rispetto dovuto a chi ti ospita e non, come spesso si vede fare oggi, stravolgendo la scena e “mettendola in ordine” per piegare gli scenari ai dogmi imposti dalle riviste patinate.

La fotografia di Paolo Solari Bozzi si schiera dalla parte del metodo analogico nel processo fotografico, a difesa dell’unicità del negativo, dell’originale dell’opera, rifiutando l’idea della resa immediata di uno scatto sul display sul dorso della macchina.

Durante i suoi lunghi viaggi in Africa, talvolta di 3 o 5 mesi, custodisce in un posto fresco le pellicole, impresse e numerate, per il resto del viaggio,  aspettando come si è fatto per 170 anni, di veder affiorare in camera oscura il risultato del suo lavoro con la consapevolezza di avere la pazienza necessaria e rischiare d’aver “sbagliato” qualche scatto – o magari tutto quanto. In questa maniera il fotografo si sforza in modo particolare nella composizione e nella tecnica di ripresa, al contrario di un fotografo digitale che con un semplice “click” può cancellare e rifare la foto.

Paolo Solari Bozzi riparte per ogni viaggio con un nuovo bagaglio di conoscenze studiate a casa e applicate poi sul campo, senza conoscerne il risultato prima del rientro. E’ il suo modo di onorare l’Ottava Arte, di non darla vinta al consumismo, alla vita frenetica e alla banale manipolazione dell’immagine.