
Remoto, sconosciuto, fuori rotta. Bisogna essere curiosi per mettersi in viaggio con destinazione Kosovo. Lo stato più giovane d’Europa, che nel 2008 ha dichiarato unilateralmente l’indipendenza dalla Serbia (ed è stato riconosciuto da 113 nazioni, tra cui l’Italia), è la nuova frontiera del turismo d’avventura. Nel 2018, il Paese è stato eletto destinazione top in Europa dalla bibbia dei viaggiatori Lonely Planet, ma inglesi, svizzeri e tedeschi, complici anche i buoni collegamenti aerei con la capitale Pristina, hanno cominciato già da qualche anno a passare le vacanze estive in questa destinazione off the radar. Del Kosovo si ricordano soprattutto le tristi vicende della guerra degli anni Novanta. I segni del drammatico passato sono ancora visibili: lungo le strade, infatti, spuntano memoriali in ricordo delle vittime della pulizia etnica e le forze NATO sono ancora presenti in guardia dei monasteri ortodossi sparsi nel territorio. Del Kosovo turistico, invece, si sa poco, quasi nulla. Questo viaggio è un itinerario nel versante occidentale del paese: grandi spazi, una bellezza non gridata che si scopre montagna dopo montagna, canyon dopo canyon. Il Kosovo è una terra bellissima, ancora selvaggia, che vale la pena visitare prima che tutti quanti se ne accorgano.

Peja: il regno dell’outdoor
Imponenti pareti rocciose, sorgenti d’acqua cristallina, boschi di conifere, laghi glaciali, qualche manciata di case dai tetti spioventi e uno dei canyon più profondi d’Europa: la Val di Rugova, nella regione di Peja, è un paradiso per gli appassionati di trekking, hiking, gite in mountain bike. E di panorami mozzafiato. La valle serpentina, che inizia poco lontano dal centro di Peja, sede dell’omonimo Patriarcato con il meraviglioso monastero trecentesco, infatti, conduce il visitatore attraverso un percorso tortuoso fatto di scenari eccezionali, fino al confine con il Montenegro. Le montagne alle porte di Peja sono un ottimo punto di partenza per una delle cinque esperienze outdoor da non mancare qui: l’escursione alla volta dei Peaks of the Balkans, l’entusiasmante sentiero di montagna che attraversa le alte vette di Kosovo, Montenegro e Albania. Le altre? <<Visitare la Grotta di Radavcit, a 11 km da Peja, divertirsi all’Adventure Park di Peja, percorrere una delle tre vie ferrate dell’area, attraverso un itinerario fatto di sentieri rocciosi e ponti sospesi, o, infine, volare sulla valle di Rugova con la Zipline che in meno di un minuto, a 700 metri di altezza, regala il più bel panorama sul canyon>>, afferma Virtyt Gaçaferri, fondatore del tour operator Balkan Natural Adventure che organizza escursioni nella regione e gestisce le gite lungo le vie ferrate e l’attività di ZipLine. Queste sono due, tra le numerose, offerte turistiche ideate, implementate e sostenute dalla fondazione Swiss Contact che si è impegnata, tra le altre cose, anche a formare, attraverso corsi, lezioni e assistenza, guide esperte locali che accompagnano i visitatori alla scoperta delle meraviglie naturalistiche del Kosovo (n.b.: la prima via ferrata in terra kosovara è stata finanziata dalla Provincia Autonoma di Trento e implementata dall’allora Tavolo Trentino con il Kosovo oggi Associazione Trentino per i Balcani). La Val di Rugova regala scenari da film: imponenti pareti rocciose dove si insinuano cascate e corsi d’acqua dove nella bella stagione ci si può immergere. Ogni scorcio rappresenta un gioiello che il turista deve vedere. Avventura e tanta natura sono le protagoniste.

Gjakova: cultura e nightlife
Dopo aver fatto il pieno di adrenalina, si prosegue verso sud, direzione Gjakova. La città è famosa per ospitare uno dei mercati più grandi dei Balcani, la Çarshia e Madhe, un chilometro di viuzze lastricate dove nell’antichità si fermavano carovane da tutto il vecchio continente e oltre. Oggi il mercato è il risultato di un’accurata ristrutturazione di quello che era il bazar originale distrutto dalle milizie serbe durante la guerra del ’99. Tra un acquisto e l’altro di prodotti sapientemente realizzati da artigiani locali, come il plis, il tradizionale cappello utilizzato dagli uomini albanesi in passato (e da alcuni ancora oggi), oggetti in legno intagliato e tappeti con disegni geometrici tipici dei Balcani, non può mancare una visita alla cinquecentesca Moschea di Hadum, il più fine esempio di architettura islamica del Kosovo. Da ammirare attentamente gli elaborati arabeschi delle cupole interne e le preziose decorazioni delle volte del porticato esteriore. Una foto di rito di fronte alla Torre dell’Orologio e una tappa alla tekke dei Bektashi, la confraternita islamica di derivazione sufi fondata nel XIII secolo, e poi dritti verso l’Hani i Haraqisë, antico caravanserraglio e luogo di ristoro costruito nel XVI secolo, trasformato oggi in ristorante che serve ai propri clienti i migliori piatti della cucina tradizionale locale. Le sere d’estate il bazar di Gjakova dà il meglio di sé: file di lampadine dai toni avorio illuminano le stradine lastricate, caffè pieni di persone, musica e schiere di giovani a passeggio (l’età media in Kosovo è di 25 anni, ben 20 in meno rispetto all’Italia). Prima di salutare la città, si raggiunge la collina Çabrati da cui si ha una bella vista sulla Chiesa dei Santi Paolo e Pietro e le montagne circostanti. Sarebbe meglio arrivare al tramonto in questo punto o quando le prime ombre della sera rendono magiche le luci sui tetti della città.

Come arrivare:
Gli unici voli diretti dall’Italia per l’aeroporto internazionale di Pristina “Adem Jashari” sono gestiti dalla compagnia aerea AirPrishtina e collegano la capitale kosovara con Verona. Da Pristina si prende l’autobus per Peja (durata del tragitto: circa un’ora).
Dove dormire:
Peja, Hotel Dukagjini, storico albergo nel cuore della città.
Gjakova, Kulla Dula, guesthouse in abitazione tradizionale.