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Vistorta, vini secondo natura

Nel borgo di Vistorta ai confini tra Veneto e Friuli, in una tenuta dove la natura è protagonista, la famiglia Brandolini produce vini interamente a conduzione biologica

C’è un’armonia innata, in certi luoghi, preannunciatrice di belle e buone cose. La avverti appena entri in contatto con essa, regolata com’è sullo stesso tacito codice di rapporti e consonanze vibrazionali che stabiliscono accordi, equilibri, scambi edificanti.

Il borgo di Vistorta è uno di questi luoghi emblematici: un agglomerato di appena venticinque famiglie che formano una comunità nell’osmotico confine tra Veneto e Friuli, e il cui nome è legato alla famiglia dei Conti Brandolini d’Adda, che una volta all’anno festeggia in tenuta, con i residenti, la sua secolare appartenenza a questo territorio.

Appena varcata la cancellata del grande parco di Villa Brandolini, la vastità della natura ti viene incontro maestosa, donando gioia a piene mani mentre passeggi sull’erba bagnata di rugiada sovrastata dagli alti tigli, regalando sorrisi spontanei quando il sole trafigge le magnolie, elargendo stupore e meraviglia quando i laghetti, dietro un sipario di rami chini, riflettono il corpo dell’edificio principale in un raddoppio di bellezza. Svelando poi, da una differente prospettiva, la grande barchessa e le scuderie adiacenti. Dove si trovano la cantina dei vini dell’etichetta Vistorta e una serra con una collezione di orchidee strepitosa.

Villa Brandolini a Vistorta e il magnifico parco opera del paesaggista inglese Russel Page.

Vistorta, la natura come opera d’arte

La natura è il manifestato visibile di un’intelligenza a monte, un ordine creativo divino che non a caso move il sole e le altre stelle. A Vistorta la natura è stata omaggiata, osannata, elevata a opera d’arte dal paesaggista inglese Russell Page nella metà degli anni Sessanta fino a diventare un grande parco romantico traboccante di faggi, cedri, abeti con splendidi esemplari di rose antiche e orchidee rare, coltivate in serra. È natura che non si sa congedare dall’amore e perciò, per estensione diventa frutto, vite, che è plurale di vita, e si fa lavorare con le mani per essere trasformata in vino e far così ancora parte di un’alleanza, quella che in tavola si materializza in bottiglie che hanno nomi propri di persona – Brando, Bianca – e indossano per etichetta lo stemma araldico della nobile famiglia e si inseriscono vivacemente nelle conversazioni dei commensali.

Il piccolo borgo di Vistorta offre tutta questa meraviglia, attingendo dalla natura. La tenuta, condotta dal 1872 per lunghi anni dal conte Guido Brandolini con l’attività di bachicoltura e viticoltura, già a quel tempo  ebbe successo con i suoi vini nei mercati locali. Negli anni Cinquanta e Sessanta, con i consigli di stile della moglie Cristiana Agnelli, l’intervento dello scenografo Renzo Mongiardino sulla villa e del famoso architetto paesaggista Russell Page per il giardino all’inglese, Vistorta è diventato luogo di contemplazione e di connessione con i ritmi della natura.

Vistorta e i suoi vini

In seguito è stato Brandino Brandolini a imprimere l’accelerata decisiva verso l’enologia a Vistorta. Forte di studi specifici con una laurea in agraria conseguita all’Università Texas A&M e di esperienze significative a Bordeaux, precisamente a Château Greysac dove affianca il giovane enologo Philippe Dambrine, Brandino coltiva il sogno di piantare vigne di merlot a Vistorta e lo realizza al suo rientro in Italia nel 1979. Contestualmente, nella vicina Cordignano, avvia l’attività di vinificazione, con la collaborazione di Georges Pauli, grande enologo dei Domaine Cordier, e del winemaker Alec Ongaro.

Il vigneto è ora un’estesa tenuta di 40 ettari su 220 totali. Tutto intorno boschi e siepi  e agricoltura biologica seminativa. Va da sé che, come detta la tradizione viticola friulana, i vini bianchi hanno uno spazio importante nell’azienda, con il Friulano, il Pinot Grigio, la Ribolla Gialla e qualche parcella di Chardonnay.

È tuttavia il Merlot il vino che dal 1989 diventa ambasciatore dell’azienda Vistorta e della famiglia Brandolini nel mondo. Inizialmente prodotto in blend e poi dal 2000 in purezza, Vistorta dedica al merlot moltissima attenzione, che poi si ritrova capitalizzata nel bicchiere con un bouquet di profumi al naso e persistenza in bocca. Dal 2008 l’azienda agricola è interamente a conduzione biologica.

Bianca e Brando: due nomi, una garanzia a firma Vistorta

Naturalmente – e come è giusto che sia – Vistorta è una realtà in evoluzione, dove la sperimentazione è peraltro sempre stata di casa. Da vari anni è seguita appassionatamente da Alec Ongaro che  dal 1994 affianca Brandino in cantina con la vinificazione. C’è un principio basilare che motiva tutta l’attività: lasciare che sia la natura ad esprimersi, in vigna e in cantina,  e quindi intervenire con un uso minimo di anidride solforosa. La macerazione di queste uve è sulle bucce, le follature sono manuali, le fermentazioni spontanee in botti aperte. È così che nascono Bianca e Brando, che rappresentano l’evoluzione naturale del pensiero e della produzione di Vistorta.

Il primo, è un 100% Tocai Friulano che fa fermentazione alcolica contemporaneamente in barrique a cielo aperto con follature manuali e in anfore di ceramica (300 hl) dove la macerazione, a contatto con le bucce e i vinaccioli si prolunga per più di 200 giorni.

Il secondo è 100% Merlot che segue lo stesso paziente procedimento.

Insieme sono l’accoppiata vincente di un brand, Vistorta, che si sta imponendo felicemente sul mercato e soprattutto tra gli appassionati della qualità del bere.