ITINERARIES

Mystic Japan

Diario di un viaggio nel Giappone remoto e sconosciuto

Una settimana per scoprire l’anima senza filtri di un paese dal fascino intramontabile

tempio giapponese

Di Davide Mura

È difficile riassumere in poche parole il sentimento predominante durante un viaggio in Giappone. Prima di partire avevo consultato numerosi travel blog, trascorso ore a fare scrolling di foto e hashtag su Instagram e chiesto pareri ad amici e follower, essendo un sostenitore del passaparola, on e offline. Eppure, nonostante tutte le informazioni accumulate, sono stati sufficienti pochi minuti fuori dall’aeroporto di Tokyo Narita per acquisire la consapevolezza di trovarmi in un mondo a parte.

Questo vasto arcipelago di oltre 6.800 isole è un paese che non può essere paragonato ad alcuna realtà asiatica e che condensa un insieme di paesaggi, ambienti, situazioni e una società unica e piuttosto impermeabile al multiculturalismo, oltre al fatto che non è sempre chiaramente decifrabile per un viaggiatore occidentale.

Perché oggi si dovrebbe organizzare un viaggio di piacere in Giappone? La risposta è evidente: in uno scenario internazionale con molte destinazioni che presentano rischi veri o comunque percepiti per la sicurezza, chi è alla ricerca di una meta esotica – tutti prima o poi lo abbiamo sognato – in grado di offrire un’esperienza che arricchisca il proprio bagaglio culturale, può optare per il paese del Sol Levante senza alcuna esitazione.

Passato e modernità che galoppa: il Giappone è un ossimoro, terra di contrasti e di armonia. I robot nei negozi o i treni super veloci si affiancano ai templi con altari e statue secolari dove il monaco celebrante indossa al polso un iWatch e la musica zen viene diffusa in alta definizione. Un paese di tradizioni, con innumerevoli regole per i rapporti sociali, forse troppe per noi, tanto che la gaffe per la trasgressione dell’etichetta è in agguato, benché tollerata con un sorriso d’obbligo.

Cogliere in una settimana lo spirito di questo paese è possibile percorrendo itinerari alternativi a quelli classici? Sì, il consiglio è di trascorrere poco tempo nelle città più note per dirigersi verso le località meno battute dal turismo di massa e che stanno investendo sempre più su strutture ricettive alternative e sulla valorizzazione del patrimonio culturale locale per scoprire cosa era e cosa è oggi il Giappone.

Primo giorno: l’arrivo a Tokyo

La megalopoli con 12 milioni di abitanti è la porta d’entrata e di uscita del paese. All’arrivo all’aeroporto di Narita una guida ci accoglie per proporci una prima visita della capitale. Cosa vedere in un giorno o poco più? Dalla Torre di Tokyo si ha una panoramica sullo skyline della città. Oltre al tempio Shinto shrine e il palazzo imperiale, che unisce idealmente passato e presente ed è un punto di incontro per masse di turisti, da non perdere sono senz’altro i quartieri più tradizionali e frequentati in prevalenza dai giapponesi come Yanaka e Yanesen. Dietro alle vie dello shopping e dell’intrattenimento potete scovare dimore di legno, giardini privati in stile zen con bonsai decorativi. La reputazione della città come di una metropoli cara è in realtà da ridimensionare: basta fare un salto in uno dei tanti bar izakaya dove i giapponesi si ritrovano coi colleghi al termine di una lunga giornata di lavoro o nei nuovi café in stile bistrot.

Secondo giorno: atelier e onsen

Il treno super veloce Shinkansen ci porta a Kanazawa e poi a Kaga-Onsen, località sorta attorno a quattro fonti termali oltre 1.300 anni fa da monaci buddisti e poco distante dal monte Hakusan, uno dei tre monti sacri del Giappone. Il centro cittadino è ricco di atelier di artigiani dedicati alla produzione di lacche urushi o ceramica in stile Kutani-yaki, piccole botteghe-ristoranti dove è possibile cucinare la tipica pasta di grano saraceno soba e naturalmente i bagni termali pubblici onsen. Interessanti le strutture dedicate all’ospitalità, come l’hotel Kayotei, affacciato su un bosco con ruscelli: qui si dorme in stanze arredate secondo la tradizione delle case private e stare a mollo in una delle vasche termali con vista sulla natura circostante è un’esperienza goduriosa.

Terzo giorno: Kanazawa

Il mercato centrale di Kanazawa può essere il punto di partenza per un tour cittadino, tra bancarelle che vendono prodotti gastronomici e ittici, dolci di riso e meronpan (un  pane aromatizzato al melone un po’ gommoso ma squisito). All’interno dei giardini Gyokusen-en prendete parte alla cerimonia del tè (cha no yu) in una dimora storica aperta ai turisti, scoprendo questo antico rito sociale e spirituale allo stesso tempo codificato dai monaci buddisti tra il XV e il XVI secolo. Tutto segue delle regole determinate e immutabili: dal bollitore all’interno di una buca ricavata da un tatami a come si ruota la tazza contenente il tè matcha – il miglior tè per meditare, grazie alle sue proprietà in grado di tenere la mente lucida – fino al modo in cui si deve ruotare la tazza e poi sorbire la bevanda, che non deve mai essere eccessivamente calda. Altri must-to-see? Senz’altro il parco Kenrokuen e il Castello di Kanazawa, eretto nel XVI secolo e ricostruito dopo diversi incendi. Vi consiglio di dedicare almeno un paio d’ore al Museo del 21esimo secolo, che ospita opere di Francis Alys, Matthew Barney e Gerard Richter (colpisce l’installazione “the swimming pool”, che trascina i visitatori verso il fondo di una grande piscina.

Un altro museo da non perdere a Kanazawa è quello dedicato al pensatore zen Daisetz Teitaro Suzuki: accoglie testimonianze della vita del filosofo ed è allo stesso tempo un ambiente che invita alla meditazione e al raccoglimento. La suggestiva struttura dalle linee essenziali è immersa in un ambiente naturale, con giardini e specchi d’acqua visibili anche dall’esterno.

Nel distretto di Nagamachi è possibile visitare la sofisticata dimora della famiglia del samurai Nomura, uno dei più celebri dell’era Edo.

La mia serata si conclude nel quartiere delle geishe Higashichayagai, dove scopriamo chi sono queste donne affascinanti ed enigmatiche, come vengono iniziate a quest’arte particolare e quali sono le loro prospettive al termine di una carriera a luci soffuse e con compensi inimmaginabili.

Quarto giorno: Takayama, tappe culinarie nella città fatata

Arriviamo a Takayama in macchina. Il centro storico trasmette un senso di irrealtà: appare ovattato e si sviluppa in poche strade. Il tempio scintoista, i negozi all’interno di strutture di legno che ricordano la scenografia di un antico teatro. Che cosa fare, dopo aver attraversato le strade di questo centro della prefettura di Gifu? Poiché anche i piaceri del gusto possono regalare un’esperienza di elevazione spirituale, una tappa consigliata può prevedere il nuovo Green Cooking Studio, dove si possono scoprire gli ingredienti meno scontati della cucina nipponica, a cominciare dalle numerose varietà di funghi, e seguire dei brevi corsi. Il percorso gustativo può concludersi al market dedicato al saké.

Quinto giorno: gole e foreste

Vi piacerebbe trascorrere una notte in una fattoria giapponese? È possibile a Ainokura, che insieme a Suganuma e Ogimachi è stata dichiarata sito mondiale Unesco.

Di nuovo in macchina, raggiungiamo la stazione di Unazuchi, da cui partono treni panoramici che permettono di ammirare le gole di Kurobe, scavate in mezzo a due catene montagnose. La gola Kurobe, a forma di V, si trova tra le catene Ushirotateyama e Tateyama, nella prefettura di Toyama: è la gola più profonda del Giappone: la differenza di altezza tra la superficie dell’acqua e la vetta va dai 1.500 ai 2.000 metri. Assieme alla gola Kiyotsu della prefettura di Niigata e la valle Osugi della prefettura di Nara è detta una delle tre gole maggiori del Giappone. È talmente ripida che per molto tempo è stata un’area impossibile all’insediamento umano, ma nell’era Showa (1926-1989) è stata inaugurata la ferrovia “Kurobe Kyokoku” ed è così diventato possibile accedere fino all’interno della gola. Le foreste vergini formano un panorama mozzafiato grazie al contrasto tra il blu del fiume Kurobe e il colore del fogliame che cambia in ogni stagione.

Dopo questa immersione nella natura proseguiamo verso la città di Toyama, dove arriviamo in serata: sorge in un territorio che unisce mare e montagne, con una grande baia costellata da un via vai di pescherecci (se amate i prodotti ittici qui c’è uno dei più noti mercati della regione).

Sesto giorno: i villaggi della Penisola di Noto

A nord di Kanazawa, ci dirigiamo verso la penisola di Noto che si proietta verso il mar del Giappone offrendo due volti: uno moderno sulla costa orientale, l’altro dove sono ancora vive tradizioni millenarie, su quella occidentale, fino a Wajima, porticciolo noto per le sue lacche. Lungo il tragitto, ammiriamo le cascate di Tarumi, il tempio di Suzu Jinja, fino a raggiungere l’isola di Mitsukejima, che sorge a una manciata di metri dalla romantica spiaggia di Suzu e che ricorda curiosamente una nave da battaglia.

Trascorriamo la notte presso Shunran-no-Sato, un insieme di villaggi nell’area di Miyaji e Sakeo di Noto-cho nella con una trentina di agriturismi a gestione familiare ormai divenuti un trend (molti giovani vissuti nelle grandi metropoli giapponesi si recano qui anche solo per un weekend per scoprire stili di vita decisamente diversi rispetto a quelli a cui sono stati abituati fin da piccoli). Lavorare in una risaia, coltivare ortaggi, raccogliere funghi commestibili e piante selvatiche, tagliare il sottobosco, spaccare la legna e altro ancora: se una di queste attività agricole tradizionali vi attira, qui vengono proposte in versione turistica e “light”.

Settimo giorno: meditazione Zen prima di partire 

Un’intera giornata prima di ripartire. Al mattino abbiamo appuntamento presso il tempio buddista Shingon di Soji-Ji Soin, fondato nel 740 a.C. La meditazione dei monaci qui inizia in piena notte e prosegue fino all’alba. Anche noi sperimentiamo per 15 minuti questa pratica austera e che non ammette distrazioni. Il monaco responsabile del tempio ci guida attraverso un percorso volto a creare il vuoto nella nostra mente e liberarci di tutti quei pensieri “tossici” che rendono pesanti le nostre giornate.

Al termine, approfittando del bel tempo, ci concediamo una gita in barca  a Noto, nel Mar del Giappone: un ultimo ricordo di un viaggio indimenticabile e che mi ha permesso di avvicinarmi a questo paese superando gli stereotipi. Un’esperienza coinvolgente, in grado di rendere il nostro spirito e i nostri pensieri trasparenti e profondi allo stesso tempo, come lo stagno di un tempio buddista dove si distinguono placide e colorate carpe che sembrano seguire il ritmo lento di un’ammaliante danza subacquea.

Informazioni e itinerari in Giappone: https://www.turismo-giappone.it

Volare in Giappone: https://www.jal.com (business class con novità per i passeggeri, soprattutto sul fronte della ristorazione, con vini e champagne selezionati da Fumiko Arisaka. Lounge rinnovata all’aeroporto di Narita, con il ristorante The Dining al terzo piano già segnalato dalla stampa internazionale per essere uno dei ristoranti aeroportuali più interessanti).

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