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La Coruña vi aspetta

Città delle donne, del vetro e anche di Picasso che qui si innamorò per la prima volta e organizzò la prima mostra. Foto di Bruno Zanzottera

«La Coruña è un lungo lungomare», ha detto il mio tassista mentre doppiavamo il promontorio verso Riazor, l’infinita spiaggia urbana che è la principale caratteristica naturale di questa città del nord della Spagna. I suoi 600 metri abbondanti lambiscono i 780 delle adiacenti spiagge di Orzán e Matadero, formando  una conchiglia aperta sull’Atlantico. Spalancando la finestra del mio hotel (riazorhotel.com) ci si sottopone a un aerosol di salsedine mentre si abbraccia con lo sguardo l’animata vitalità della spiaggia sottostante. Al suo confine, sulla sinistra, spicca la sagoma accovacciata di una delle cattedrali del calcio spagnolo: lo stadio di «el Depor», il Deportivo La Coruña. Sulla destra, nel sole pomeridiano, scintilla il Museo Nacional de Ciencia y Tecnología (muncyt.es). Esteriormente è una splendida concatenazione di vetro e cemento. Interiormente è un tentativo coinvolgente di far sentire bene la Spagna con il suo patrimonio tecnologico.

Nella piazza alle spalle dell’hotel, Praza de Pontevedra, c’è un istituto scolastico che alla fine dell’Ottocento era la Scuola di Belle Arti. Nel 1891, Pablo Ruiz Picasso, 9 anni, si trasferì con la famiglia a La Coruña, dove suo padre lavorava come insegnante proprio in questa scuola. Frequentandola il giovane Picasso perfezionò il suo straordinario talento di disegnatore, una passione che iniziò a coltivare proprio a La Coruña, la città dove, al numero 20 di Rúa Real (all’epoca un negozio di mobili) organizzò la sua prima mostra. Nella seconda, tenutasi nella stessa via, il giovane artista presentò L’uomo con il berretto, un dipinto che ora si trova al Museo Picasso di Parigi. La casa dove viveva con i genitori, al 14 di via Payo Gómez, oggi è un museo. Al secondo piano si trova la residenza dove Picasso abitava con la sua famiglia: sembra proprio di entrare nell’atmosfera di una tipica casa di fine Ottocento, con mobili e oggetti originali, riproduzioni di schizzi e quadri del pittore. Più di un suo lavoro aveva come soggetto la Torre di Ercole, il faro più antico del mondo e l’unico, tra quelli costruiti dai Romani, ancora in servizio. Pianta quadrata, alto 68 metri, emana una luce che si scorge in mare da una distanza di 32 miglia. Basta raggiungere il promontorio su cui si erge, dopo aver attraversato il Parco delle Sculture (47 ettari di parco-giardino, oggi popolato dalle opere scultoree di 19 progetti) per capire perché questo edificio, troneggiante in un lembo di terra circondato dall’oceano, avesse colpito l’attenzione di un ragazzino adolescente.

A La Coruña, Picasso incontrò il suo primo amore e una copia del ritratto di questa fanciulla è esposto tra i quadri della casa-museo. La figura femminile è stata importantissima nell’opera del pittore, esattamente come è stata fondamentale nella storia della città che è infatti conosciuta come «la città delle donne». Non è un caso che nell’ottocentesca piazza principale della città troneggi una statua di María Pita (1565-1643), un’eroina locale famosa per aver vendicato l’uccisione del marito durante l’assalto inglese del 1859 colpendo a morte con la lancia di una bandiera il fratello di Sir Francis Drake, ufficiale a capo delle truppe inviate da Elisabetta II. Si racconta che dopo la sua vendetta e con il popolo insorto sotto la sua guida, gli invasori inglesi spaventati iniziarono una rapida ritirata dalla Città Vecchia .

Un’altra coruñesa importante è la scrittrice, giornalista e saggista Emilia Pardo Bazán (1851-1921), ritenuta una precorritrice del femminismo. In calle Victoria Fernández España una statua ricorda Isabel Zendal (nata nel 1773 a Ordes e morta all’inizio dell’Ottocento da qualche parte in Sud America), considerata dall’Oms la prima infermiera della storia in missione internazionale per il suo lavoro nella spedizione che ha portato il vaccino contro il vaiolo nel Nuovo Mondo. Juana de Vega (1805-1872), vedova del generale liberale insorto Espoz y Mina, governante e cameriera della futura regina Elisabetta II, fu un’attivista politico-sociale progressista e autrice di due straordinari libri di memorie, genere insolito per quei tempi. Rosalía de Castro (1837-1885) invece fu la più grande poetessa, sia in galiziano che in spagnolo, del Romanticismo spagnolo. Ma l’elenco è molto più lungo…

La Coruña è anche «la città di vetro». Il soprannome non è legato alle migliaia di bottiglie quotidianamente sfornate dal birrificio Estrella Galicia, uno dei due celeberrimi marchi nati in città (l’altro è Zara: il primo negozio di questa catena ha aperto i battenti nel 1975). È invece legato alla splendida fila di case bianche, tutte finestrate, che incorniciano, in Avenida La Marina, il lungomare del porto. Originariamente ci abitavano i pescatori, che potevano ormeggiare le loro barche a pochi metri da casa. La facciata posteriore è caratterizzata da balconi chiusi con carpenteria in legno o acciaio bianco e vetro, che creano un insieme di gallerie vetrate che superano i 25 metri di lunghezza. Risalenti all’inizio del XIX secolo, queste gallerie furono una vera e propria rivoluzione architettonica creata per proteggere l’edificio dalla pioggia, oltre a ricevere il calore del sole durante il giorno, mantenendo una temperatura stabile in casa durante la notte.

Al calare della sera, quando si avvicina l’ora della cena, ci si incammina verso Calle Estrella, il principale territorio di tapas di La Coruña. Da queste parti, come fanno anche nei Paesi Baschi, li chiamano pintxos. Trattasi di elaborate e raffinate pietanze in miniatura, per molti versi anche artistiche. Uno spettacolo non solo per il palato, ma anche per gli occhi. La madre di tutti i pintxos è il Gilda, una sorta di spiedino con un’oliva, un peperoncino e unacciuga. Gustatelo sorseggiando un bicchiere di Albariño, e vi sentirete già cittadini onorari della città.