
Pittore, figlio, fratello, marito, padre, genero. La vita di Johannes Vermeer (1632-1675) ruota tutta intorno all’arte e alla sua numerosa famiglia, composta in maggioranza da donne. Presenti nel quotidiano e nelle sue opere, come si può constatare nella mostra “Vermeer al Rijskmuseum di Amsterdam, nell’elegante quartiere dei musei (fino al 4 giugno 2023). Un tuffo nel mondo di Vermeer, specchio dell’Olanda del Seicento – “secolo d’oro” fervido di scoperte scientifiche e floridi commerci – con inedite rivelazioni sulla biografia finora poco esplorata dell’enigmatico artista denominato la “sfinge di Delft”. Una definizione coniata dal critico d’arte e collezionista francese Etienne-Joseph-Théophile Thoré, noto come W. Bürger, cui si deve la riscoperta dell’artista dopo un oblio di oltre 150 anni. Nuovi studi sui dipinti e sui documenti di archivio sopravvissuti hanno permesso di scoprire informazioni finora sconosciute sulla sua tecnica pittorica e fatto emergere dettagli importanti sull’ambiente e i personaggi ai quali era legato per affetti, amicizie e lavoro. Uno scenario molto ricco, che si completa a Delft, città natale dell’artista e universo di tutta la sua esistenza. Nella sontuosa esposizione monografica al Rijsksmuseum, Vermeer è presente con 28 dipinti, riuniti per la prima volta e provenienti dai più importanti musei del mondo. Come ha sottolineato Taco Dibbits, direttore generale del museo, neppure l’artista aveva mai potuto vederli tutti insieme. Una ghiotta occasione per perdersi in contemplazione delle atmosfere dei suoi interni olandesi inondati dalla luce, magistralmente resa per creare qualcosa oltre l’apparenza della realtà. I colori armoniosi sono ancora oggi vividi perché il maestro stendeva pennellate di colore puro, ottenuto da costose materie prime, come il lapislazzulo per i suoi blu intensi, e poi i gialli dorati, i rossi, sigillo di unicità in alcuni dettagli. Le inquadrature così centrate e dalle proporzioni impeccabili potrebbero essere frutto dell’uso della “camera obscura”, un apparecchio ottico utile per una “messa a fuoco” del soggetto. Su 28 opere 21 hanno come protagoniste delle figure femminili (solo due o tre dipinti mostrano degli “assolo” maschili, per esempio “Il Geografo”, in mostra).

Un numero elevato se si pensa che l’intera produzione dell’artista non superava i 42, forse 45, dipinti di cui solo 37 giunti a noi (dei restanti, perduti, si hanno delle descrizioni). “Con questi nuovi studi si vuole risolvere in parte l’enigma Vermeer e si evidenzia in modo netto l’importante ruolo e la funzione delle donne in quel periodo. Se non sposate o vedove potevano gestire in prima persona attività commerciali ed erano comunque influenti nell’ambito familiare”, spiega Pieter Roelofs, responsabile dipinti e scultura al Rijskmuseum e uno dei due curatori della mostra. “Vermeer, protestante, sposa una ragazza cattolica benestante, Catharina Bolnes con la quale va a vivere in casa della suocera, Maria Thins, molto vicina alla comunità di Gesuiti di Delft. Sarà un’influenza importante, dal punto di vista finanziario e non solo. Le donne ritratte nei suoi dipinti in tranquille attività quotidiane sono spesso delle allegorie. Nel caso della “Ragazza con la bilancia” il riferimento è al giorno del Giudizio. A volte si trattava di figure idealizzate, in altri casi le donne di casa facevano probabilmente da modelle”. Possiamo immaginare quindi Johannes, unico maschio adulto in un vero e proprio gineceo, mentre si dibatteva tra ispirazione pittorica e doveri famigliari. Catharina gli aveva dato 15 figli – quasi tutte femmine – di cui 11 erano sopravvissuti. Per mantenerli Vermeer aiutava la madre Digna Baltens a condurre la locanda di famiglia, faceva il mercante di quadri, proseguendo l’attività dei genitori, che esponevano e vendevano dipinti nel locale. Era parte della Gilda di S. Luca (Corporazione degli artisti e artigiani) e della Milizia cittadina. Non stupisce che abbia prodotto meno di altri pittori a lui contemporanei. Poteva però contare su un mecenate: Pieter van Ruijven (1624-1674) e soprattutto su sua moglie, che come d’uso nell’Olanda del ’600, sceglieva personalmente gli arredi comunemente presenti nelle case del tempo, piccole, ma ricche di tappeti, opere d’arte e oggetti che arrivavano con le navi dall’Oriente e da Venezia. Vermeer conosceva la pittura italiana e ne era stato influenzato, anche se mai aveva messo piede nel nostro Paese.

Un dettaglio curioso riguarda il dipinto che forse più di altri ha acquistato particolare notorietà: la “Ragazza con l’orecchino di Perla”. Un gioiello variamente interpretato. Globo di luce mistica, secondo i sostenitori dei riferimenti religiosi, o una vera perla, sicuramente troppo costosa? Secondo Pieter Roelofs potrebbe invece trattarsi di un’opalescente e luminosa perla in vetro veneziana. Vermeer era un artista ben inserito e stimato nel suo ambiente, nonostante le difficoltà si preoccupava di far studiare i figli e figlie dai Gesuiti (i maschi diventarono eminenti professionisti). Una preoccupazione che fu poi di Catharina alla morte del marito nel 1675, quando scoprì con sgomento – dopo l’imponente funerale che gli fu tributato, come evidenziato dalle ricerche recenti – che nulla era rimasto del patrimonio di famiglia. La guerra del 1672 contro Francia e Inghilterra aveva segnato un drammatico declino dell’economia e uno stop alle vendite delle opere. Anche in questo frangente furono delle donne a sostenere la vedova. Per completare la full immersion vermeeriana non resta che intraprendere un pellegrinaggio nella sua città e, previa visita alla mostra “La Delft di Vermeer” al Museo Prinsenhof (prinsenhof-delft.nl ; fino al 4 giugno), votata al contesto in cui viveva il pittore, passeggiare, come lui, tra la piazza del mercato, l’edificio della Gilda e le strade, fino alla Oude Kerk, dove fu sepolto. Nella casa dove visse da ragazzo, in Voldersgracht 25, sta ora aprendo il Boutique Hotel Brasserie Johannes. Ci si potrà affacciare dalle stesse finestre da cui probabilmente da giovane l’artista guardava giù in strada e abbracciare la stessa prospettiva.
In viaggio
Prima di partire: rijskmuseum.nl
Data la grandissima richiesta e un annunciato “sold out” dei biglietti, il museo si sta organizzando per allungare ulteriormente l’orario delle visite. Oltre alla mostra si può visitare il museo con capolavori assoluti. In ogni caso, esplorando il sito (rijksmuseum.nl/nl/johannes-vermeer), si possono vedere i dipinti di Vermeer uno a uno, con spiegazioni.
DORMIRE
Amsterdam/ Max Brown Hotel Museum Square
Nel Canal District, occupa tre tipiche case affacciate si un canale. Interni ristrutturati e opere d’arte dell’artista locale Gino Bud. maxbrownhotels.com
Delft/Hotel Arsenaal
Arsenale nel Seicento, deposito nell’800 dell’East India Company, museo militare e ora hotel confortevole e contemporaneo. hotelarsenaal.nl
MANGIARE
Amsterdam/De Struisvogel
In una dimora patrizia. Cucina di ispirazione italo-francese con ingredienti. In zona shopping di nicchia. restaurantdestruitvogel.nl
Delft/KEK
Nella stessa strada dove si trovava la casa dei genitori di Vermeer un caffè accogliente, perfetto per colazioni e pranzi. kekdelft.nl
Comprare
Royal Delft
Fondata nel 1653, è l’ultima fabbrica di ceramiche del XVII secolo ancora in funzione. Visite guidate in italiano e spaccio aziendale per la vendita al pubblico. royaldelft.com