Arriva la classificazione unica per tutti gli agriturismi, il “sole” è il simbolo che da Nord a Sud valuta le strutture italiane
Di Teresa Cremona
A raccogliere sotto il nuovo metodo le ormai oltre 20 mila strutture della Penisola è, dal primo gennaio 2015, il portale del Ministero delle Politiche Agricole. Il sito www.agriturismoitalia.gov.it “agriturismo italia – vivi la terra delle emozioni”, che è stato presentato, insieme a un filmato che racconta l’agriturismo italiano, a Expo, domenica 4 ottobre.
All’incontro ha partecipato anche AgrieTour, la vetrina nazionale dell’agriturismo e dell’agricoltura multifunzionale che si svolge ad Arezzo Fiere e Congressi dal 13 al 15 novembre prossimi. A trent’anni dalla prima legge, del 1985, la classificazione unificata a livello nazionale marchio istituzionale unitario contribuisce a fare ordine nel settore. I criteri omogenei di classificazione delle aziende agrituristiche. «Il metodo è stato elaborato tenendo conto delle attuali tendenze della domanda del mercato agrituristico in ambito nazionale ed estero», commenta Carlo Hausmann, del gruppo di lavoro Mipaaf-Ismea. «La metodologia è costituita da una griglia di valutazione di parametri omogenei delle aziende agrituristiche, che tengono conto del livello di comfort della struttura ricettiva, della qualità del contesto ambientale, delle caratteristiche dell’azienda e dei servizi che è in grado di offrire, in termini di valorizzazione dei prodotti tipici locali, del paesaggio e dei territori.
Vuole garantire una identità ed un valore ufficiale all’agriturismo nazionale e deve essere considerata come uno strumento in continuo aggiornamento». Come per le altre strutture ricettive le categorie di classificazione sono cinque. Si va da 1 sole per l’azienda che offre soltanto le attrezzature e i servizi minimi previsti dalla legge in condizioni di necessaria igiene e funzionalità, fino ai 5 soli categoria dell’eccellenza paesaggistica e di servizio dell’azienda.
Cresce il settore, +2,1% (dati dall’ultimo rapporto Istat). l’agriturismo in Italia continua a crescere. Nel 2013 il numero delle aziende ha raggiunto quota 20.897, 423 in più rispetto al 2012. Di queste 7.628 offrono contemporaneamente alloggio e ristorazione, mentre 10.184 sono quelle che uniscono all’alloggio le altre attività agrituristiche. Le aziende agrituristiche aumentano soprattutto al Nord, +6,1% e meno al Centro, +1,1% mentre sono in calo al Sud, -2,1%. La Toscana con 4.108 strutture e l’Alto Adige con 3.098, si confermano le regioni nelle quali l’agriturismo è maggiormente e storicamente radicato. Sempre dai dati Istat emerge che il 42,1% degli agriturismi con alloggio, il 46,9% di quelli con ristorazione e il 43,8% di quelli con degustazione è localizzato al Nord mentre il 41,9% delle aziende con altre attività è situato al Centro. Le donne guidano 7.436 strutture, +2,4% rispetto al 2012, con una crescita più consistente al Nord, +6,3%, più contenuta al Centro, +1,7% e addirittura in calo al Sud, -3,1%. La concentrazione maggiore di agriturismi in rosa si ha in Toscana, 1.675 aziende pari al 40,8% del dato regionale e il 22,54% del totale nazione degli agriturismi gestiti da donne. Seguono Umbria con il 46% e la Lombardia con il 36,8%, mentre il valore più basso si conferma quello dell’Alto Adige, soltanto il 12,9% del totale.
L’agriturismo si conferma una realtà tipicamente italiana diversa dal turismo rurale degli altri Paesi europei. Negli ultimi dieci anni il comparto è cresciuto del 60,5%, da 13.019 a 20.897; quelle che offrono alloggio del 58,8%, da 10.767 a 17.102; mentre gli agriristori da 6.193 a 10.514, +69,8%. Crescono i posti letto, +94mila, quelli a sedere, +158mila, e crescono anche quelle che fanno altre attività, dalla degustazione alla fattoria didattica allo sport.
L’agriturismo italiano è considerato a livello internazionale un modello di sviluppo di grande efficienza – formula semplice, originale, e tutta italiana, che incardina il turismo nell’agricoltura.
L’agriturismo, nato in Toscana nei primi anni 70 grazie a un nucleo di pionieri che hanno avuto il merito di progettare una nuova forma di ospitalità basandola sui contenuti della tradizione italiana, si è sviluppato grazie a tre leggi dello stato italiano (la 730 dell’85, il D.Lgs 228/01 – la legge di orientamento, e la nuova legge quadro 96/06) che sono ben più di un quadro normativo per un settore. Rileggendo con attenzione l’articolo 1 della legge quadro del 2006 ci rendiamo conto che al suo interno è contenuto un vero e proprio manifesto dello sviluppo rurale: 8 obiettivi che investono tutto il territorio, il paesaggio, il lavoro, i valori del mondo rurale.