LIBRI

Una storia dalla Turchia: Il silenzio della pietra

Un libro intenso che scava nella verità, tra ricordi e ricerca, per andare alla scoperta di se stessi

Istanbul, ©Achome/Pixabay

<<Senza conoscerli, senza saperlo, li avevo sognati. Volevo sapere. Mi sono messa a cercare come si cerca un ago in un pagliaio. In questa ricerca sono arrivate voci che iniziavano con ‘Anche mio nonno, anche mia nonna…’, da coloro che sopportavano come me un destino ineluttabile: quello di dover dimenticare>>. È la storia di Sude, protagonista de Il silenzio della pietra (opera della scrittrice Filiz Özdem, Stilo Editrice 2018; trad. it. di Anna Lia Proietti), una giovane stilista turca che vive a Istanbul, ma potrebbe essere quella di tanti altri suoi coetanei. Il racconto della storia familiare è il fil rouge che lega i capitoli del romanzo attraverso una narrazione che procede tra ricordi infantili, visioni oniriche, racconti e riflessioni. Sullo sfondo Istanbul e la Turchia, la divisione tra cristiani e musulmani, e la ricerca di una verità nascosta: la scoperta della propria eredità. Che, per Sude, non è una scoperta qualsiasi: scoprire di essere armeni in Turchia significa fare i conti con il proprio doloroso passato.

Negli ultimi anni la letteratura turca ha cominciato a scavare nella memoria per portare alla luce l’oscuro capitolo della questione armena e degli armeni convertitisi per sfuggire alle deportazioni. Özdem, attraverso la voce di Sude, narra di questa ricerca. La ragazza scava nella propria infanzia, ricordando i preziosi momenti vissuti con i nonni, poi  improvvisamente approda nel presente dove si percepisce tutta la sua paura e il rifiuto di accettare il silenzio che la famiglia ha scelto di imporre sul proprio passato: essere armeni sopravvissuti al genocidio, convertiti in turchi per tutte le generazioni future. <<Perché devo smettere di cercarle? Chissà cosa ho preso da loro. Il modo di scostare i capelli, come rannicchio la gamba sinistra verso il ventre quando dormo, forse soffro di mal di stomaco come qualcuno ormai sepolto da tanto tempo, forse amo come qualcuno di cui non conosco neppure il nome, il mio essere testarda e accondiscendente, il mio gettarmi nelle cose, chissà quante altre mani ci sono che hanno un neo proprio uguale a quello che ho sulla mano destra, a chi devo la mia pazienza, i miei occhi -chissà cosa hanno visto occhi simili su altre facce?>>. Una ricerca non solo delle proprie origini e della propria eredità culturale, ma anche della propria identità psicologica, un viaggio indietro nel tempo e dentro se stessi per capire da dove scaturiscano i propri dolori, paure e traumi.

Il silenzio della pietra, Filiz Özdem, Stilo Editrice