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Un Vinitaly di anniversari

Vinitaly compie 55 anni dalla prima edizione e la cantina Valpolicella Negrar, che inventò l’Amarone, ne festeggia 90.
Tra celebrazioni, bilanci e ricordi, si tirano le somme. E naturalmente si brinda

Vinitaly, la più grande vetrina internazionale del mondo del vino – in svolgimento in questi giorni fino al 5 aprile 2023 a VeronaFiere – compie 55 anni dalla prima edizione.

Un clima di anniversari e ricorrenze, all’interno del quale un’altra realtà storica  ne compie 90.

È la Cantina Valpolicella Negrar, alla quale si deve la prima bottiglia di Amarone il vino amato in tutto il mondo che celebra il territorio della Valpolicella e la stessa città di Verona.

Novant’anni in salute

Novant’anni di attività sono tanti e con l’esperienza sono arrivati anche i risultati.

La cantina Valpolicella Negrar è stata premiata per cinque volte come migliore cooperativa italiana che conta sulla fiducia e la stima di oltre 240 soci conferitori.

Tuttora è ritenuta l’interlocutore imprescindibile per i vini Amarone, Ripasso e Appassimento, considerati vitigni “resistenti” non solo al cambiamento climatico, ma anche alle evoluzioni del gusto e alle oscillazioni dei consumi.

La storia della cantina ha inizio, per l’appunto, novant’anni fa.

Sei gentiluomini di Verona – Gaetano Dall’Ora, Carlo Vecchi, Giovanni Battista Rizzardi, Marco Marchi, Pier Alvise Serego Alighieri e Silvio Graziani – il 23 Agosto 1933 diedero vita a una cooperativa solida nei principi e nelle idee, animata dalla volontà di creare qualcosa di bello e di buono.

La cantina che ha inventato l’Amarone e tuttora conserva la prima bottiglia

Se l’“invenzione” dell’Amarone è patrimonio di un intero territorio, alla Cantina Valpolicella Negrar spetta il merito di aver prodotto e commercializzato nel 1936 la prima bottiglia di Amarone a denominazione “Amarone della Valpolicella Extra”.

L’unico esemplare esistente è conservato nel caveau della cantina – visitabile su prenotazione – prezioso testimone di un primato assegnato dalla storia, che l’azienda concepisce come un simbolo e un bene dedicato a tutta la Valpolicella.

Il primo e unico esemplare di bottiglia di Amarone della Valpolicella. Conservata nel museo della Cantina Valpolicella Negrar, nella sezione bottiglie antiche.

A rendere la Cantina Valpolicella Negrar punto di riferimento dell’enologia italiana è ancora il suo legame privilegiato con una tecnica storica, oggi candidata a diventare Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO.

L’Azienda, infatti, è depositaria di una tradizione secolare: la  tecnica dell’appassimento.

Inoltre  è proprietaria di uno dei più grandi fruttai d’Italia e d’Europa, che ogni anno ospita più di 30 mila quintali di uve, vendemmiate e selezionate rigorosamente a mano.

«Siamo protagonisti di una tradizione unica nella storia dell’Appassimento – ricorda Daniele Accordini. Ed è indubbiamente un grande onore custodire ciò che la Storia ci ha amorevolmente consegnato».

Vino di qualità (e in quantità)

Da parte sua il Presidente Renzo Bighignoli osserva: «La nostra è una visione moderna della cooperativa, che punta alla massima valorizzazione del lavoro di ciascuno dei nostri soci, attraverso una produzione fondata su principi di qualità senza compromessi e riconoscibilità stilistica».

L’azienda dispone di oltre 700 ettari di vigneti, la maggior parte dei quali distribuiti all’interno della zona Classica, a diverse altitudini e caratterizzati da una grande varietà di suoli, tra le valli di Negrar, Marano, San Pietro, Fumane e Sant’Ambrogio.

Di questi, circa il 20% è condotto a regime biologico, percentuale che la pone come il più grande produttore di vini organic nella zona Classica della Valpolicella.