
Avete mai pensato a un artigiano o artigiana come a un “tesoro nazionale vivente”? In Giappone questo titolo ufficiale, istituito nel 1950, viene riconosciuto a maestre e maestri considerati custodi di antiche arti applicate (dalla lavorazione dei metalli alla lacca, alla ceramica, al legno, alla fabbricazione della carta, per citarne alcune). Dodici tra loro sono al centro de Il Giardino delle dodici pietre, una delle 16 mostre presentate a Homo Faber, Crafting a more human future, manifestazione di alto artigianato ideata da Michelangelo Foundation for Creativity and Craftmanship. Selezionati dal designer Naoto Fukasawa, autore di progetti entrati nella storia di alcune delle più importanti aziende italiane del settore, e dal direttore di museo Tokugo Uchida, questi mostri sacri, spesso ormai molto anziani, sono presentati attraverso le loro creazioni, esposte nell’area monumentale della Fondazione Cini – nel Cenacolo palladiano – ma anche attraverso le fotografie che li ritraggono nelle loro botteghe, della fotografa Rinko Kawauchi ed esposte nel chiostro dei Cipressi. Si tratta di immagini rare, perché i Conservatori di Proprietà Culturali Immateriali, come vengono designati, sono generalmente molto riservati. Kawauchi ne ha saputo cogliere tutta la poesia. Tra questi, creatori di kimono, ceramisti, ebanisti, tintori di tessuti e tessitori, maestri della lacca e del bambù. Un preambolo necessario, prima di ammirare da vicino le loro creazioni, espressione materiale di una maestria che unisce estetica e tecnica, allestite su 12 blocchi, come delle pietre, disegnati da Fukasawa. Brevi filmati permettono di rendersi conto dei processi di lavorazione. Non sono gli unici “tesori viventi” in mostra. La sezione Italia e Giappone: le relazioni meravigliose, curata da Fondazione Cologni dei mestieri d’Arte, invita a un viaggio tra i due Paesi, con una serie di opere di maestri artigiani italiani contemporanei (MAM, Maestro d’Arte e Mestiere) ispirate dal Giappone ed eredi delle relazioni tra i due Paesi nate nel corso dei secoli. Inutile dire che Venezia gioca la sua parte.

Scoprite poi, I virtuosi della porcellana, a cura di David Caméo e Fréderic Bodet, nella seicentesca Biblioteca del Longhena. Creativi europei e, di nuovo, giapponesi, che con le loro creazioni sfidano la materia, reinterpretano i classici, scolpiscono più che plasmare, superando difficoltà tecniche estreme. Lasciata la biblioteca e “l’oro bianco”, come veniva chiamata la preziosa porcellana cinese e poi europea una volta scopertone il segreto (fu Augusto il Forte di Sassonia, ad aprire nel 1710 a Meissen la prima manifattura d’Europa), lasciatevi sorprendere da un materiale solo apparentemente umile e semplice: la carta. Magnae Chartae è dedicato ad un artigianato che si presta a virtuosismi inediti, con la curatela di Michele De Lucchi. Come non pensare agli origami come numi tutelari? Tra gli artigiani del Vecchio Continente – non perdetevi l’installazione immersiva di Marianne Guély con il suo alfabeto immaginario fluttuante nello spazio – spiccano i lavori dell’atelier giapponese Wakasa e le opere dell’artista Masayo Fukuda. Per uno sguardo fiducioso sul futuro, ci sono invece i giovani artigiani di Next of Europe (a cura di Jean Blanchaert e Stefano Boeri). Quasi “fuori concorso”, il progetto Attendere nell’ombrosa quiete, del regista e visual artist Robert Wilson, in cui l’ispirazione giapponese prende forma nella Madama Butterfly di Puccini, ambientata nella piscina ora usata per le esposizioni. Si fa torto agli altri non citandoli (non dimenticate la Bellezza in fiore, in cui la manifattura veneziana Venini ha collaborato con originali flower designer internazionali per la realizzazione di una collezione di vasi in vetro), ma c’è tempo fino al 1 maggio per scoprirli tutti, insieme alle visite previste nelle botteghe artigiane veneziane (anche con l’iniziativa Atelier Aperti dal 26 al 30 aprile, che offre ulteriori occasioni di conoscere realtà artigiane veneziane), che saranno visitabili anche dopo il termine dell’esposizione. Così come continuerà il lavoro delle fondazioni, che terranno viva l’attenzione su opere e autori. Sul sito www.homofaber.com il catalogo digitale e una guida dedicata a Venezia consentono un viaggio creativo unico. Da proseguire in giro per l’Europa e nel resto del mondo, con ancora negli occhi la bellezza delle creazioni che Homo Faber ha selezionato per noi, consapevoli di quanto prezioso sia l’operato di ogni singolo artigiano. Come sottolinea Alberto Cavalli, direttore esecutivo della Michelangelo Foundation e curatore generale di Homo Faber: “Importante è celebrare il talento umano e parlare alle nuove generazioni”.