
Il treno arriva in perfetto orario e, trovata l’uscita giusta, mi dirigo verso il The Tokyo Station Hotel.
Diciamoci la verità: difficilmente gli hotel in prossimità delle stazioni ferroviarie spiccano. Non di rado si tratta di strutture funzionali, anonime, ideate per offrire a turisti poco esigenti un pernottamento fra un treno e l’altro.
The Tokyo Station hotel è esattamente l’opposto: se la sua collocazione ne determina l’estrema praticità per chi volesse salire su uno Shinkansen o un semplice treno locale, la struttura è in grado di offrire un soggiorno memorabile a tutti coloro che – viaggiatori e non – scelgono di varcare le sue porte di ingresso, magari incuriositi da un’architettura unica che contrasta con i grattacieli circostanti del distretto finanziario Marunouchi (che significa “dentro al cerchio”), dove hanno sede le tre banche nazionali.
Il cinque stelle è parte del Marunouchi Station Building, occupa dunque un’ala della principale stazione della metropoli. Eretto su progetto di Tatsuno Kingo, venne inaugurato nel 1915. Oggi è il secondo edificio più antico della città, dopo il Palazzo Imperiale, a pochi minuti a piedi. È una perla rara poiché nella capitale giapponese gli edifici storici non si conservano, si demoliscono semplicemente per crearne altri a prova di terremoti. Ma lui è ancora lì. È sempre rimasto aperto, persino durante la seconda guerra mondiale, solo una parentesi per i lavori di rimodernamento, dal 2006 al 2012, ad opera della compagnia inglese Richmond, durante i quali si è aperto l’Atrium, la sezione più elevata, con enormi lucernari.
In totale sono 150 le camere e le suite, con 9 gradazioni di bianco. Pernotto in una di queste prima di incontrare Chitose Yagi, marketing manager, giusto in tempo prima di un viaggio verso il nord del paese.
“Quando l’era dei samurai finì, l’edificio venne modernizzato, come dimostra la ricca galleria fotografica. Abbiamo terminato da pochi mesi i festeggiamenti per i 150 anni della stazione. Il primo treno partì da qui nel 1872”.
A differenza di altre strutture, il Tokyo Station Hotel è sempre più un’attrazione anche per chi non vi soggiorna. Accanto a fotografie e immagini delle sue collezioni, ci sono qr code da scannerizzare che raccontano storie di una città in continua evoluzione. Del resto, se ci rechiamo senza esitazione in una galleria, un museo o una chiesa, perché non includere in un tour turistico anche un hotel che ha molto da raccontare sulla città che stiamo visitando?
L’offerta culinaria è importante, sono dieci i ristoranti, da non perdere il Toraya Tokyo, un lounge bar di 400 anni con memorabilia sulla città e i due signature Camellia e Blanc Rouge, con lo chef Masahiro Ishihara, conosciuto per aver creato un intero menù “liquido” con portate dietetiche.
Le curiosità e gli aneddoti non si contano. Tra questi, riporto quelli che più mi hanno colpito: l’intero complesso ospita anche la Sala d’attesa dell’imperatore, al piano terra, naturalmente inaccessibile. L’hotel sembra essere il luogo ideale per scrivere un romanzo e non è un caso se era il preferito di Seichō Matsumoto, autore di gialli, e del premio Nobel per la letteratura (1968) Yasunari Kawabata, che qui hanno tratto ispirazione per le loro opere. Nella boutique, c’è una linea di profumi brandizzata. Infine, a sottolineare la fedeltà dei lavoratori giapponesi nel mondo dell’hospitality, l’82enne master bartender Hisashi Surgimoto è stato premiato da Forbes Travel Guide migliore collaboratore di un hotel: è una vera leggenda e modello di dedizione professionale per l’intero settore: pronunciare il suo nome suscita immediatamente una reazione di stima profonda e rispetto.





