
La mostra Terracqueo a Palazzo dei Normanni, il più antico palazzo reale d’Europa, di epoca araba (IX secolo), in centro a Palermo, è un’occasione per riscoprire, fino al 31 gennaio 2021, il patrimonio archeologico di epoca fenicio-punica e greca attorno alla città. La dimora dei sovrani Ruggero d’Altavilla e dello “Stupor Mundi” Federico II, vide fiorire la civiltà e l’arte del regno siciliano in epoca arabo-normanna. Questo scrigno di tesori, da due anni, ha riaperto il portone monumentale e le splendide Sale del Duca di Montalto, migliorando la visita alla Cappella Palatina con i suoi mosaici di insuperabile bellezza.
La mostra realizzata dalla Fondazione Federico II con altri musei tra cui l’archeologico di Napoli MANN, è dedicata al continente liquido, il Mediterraneo di ieri e di oggi. È un invito a unirsi attorno alla cultura, in quest’epoca difficile segnata da pandemia, migrazioni e minacce ambientali, e riflettere sulla comune identità. In tutto 324 reperti, non solo tra i musei siciliani, per un percorso che riesce a sintetizzare il mosaico di anime affini ma in perenne contrasto attorno al bacino chiuso, su cui già si era ampiamente espresso Fernand Braudel.
Mare di commercianti, navigatori, soldati, artisti, scrittori, turisti, pescatori, e oggi più che mai, in tempi di post-globalizzazione, di migranti politici e ambientali. Per capire come sarà il Mediterraneo del futuro, provare a risanare le sue ferite tra guerre e povertà, occorre tornare indietro a guardare la storia. A ottobre (date da definire) si svolge un programma di workshop, incontri con esperti e studiosi, tra cui Maurice Aymard, uno dei maggiori storici francesi, direttore dell’Ecole des Hautes Etudes di Parigi.
Il percorso di visita inizia da una grande cartografia interattiva, realizzata da Teichos, azienda campana specializzata in tecnologie per l’archeologia, che racconta a video la storia geologica delle terre in epoca remotissima unite attorno a quello che era un lago salato chiuso da montagne. Molti reperti in mostra sono famosi, come il cratere del IV secolo a. C. in argilla rossastra che raffigura un vecchio venditore di tonno, le maschere fenicie, anfore e ancore greche e romane, elmi e monete. Imponente è lo spazio verticale dedicato ai 12 rostri navali della Battaglia delle Egadi, risultato del lavoro straordinario dell’archeologo marino Sebastiano Tusa alle isole Egadi. Sul tema si inserisce l’innovazione digitale con il filmato interattivo che ricostruisce la battaglia navale tra Romani e Cartaginesi, avvenuta a ridosso dell’ isola di Levanzo il 10 marzo 241 a.C. L’ultima sezione racconta il viaggio compiuto nel 2017 di Carlo Vulpio, giornalista del Corriere della Sera, e della fotografa Lucia Casamassima: volti, momenti di vita, criticità e migrazione che sono la realtà di questo complesso mondo del quale la Sicilia è stato nei secoli il fulcro centrale. Da non perdere, un drink a base di acque aromatizzate agli agrumi e zenzero nei giardini reali tra piante secolari.
Fuori porta, per riscoprire altri luoghi della Storia
A meno di mezz’ora da Palermo, hanno riaperto al pubblico due aree archeologiche di immenso valore storico. La prima è la città fenicia di Solunto, nascosta per ragioni difensive sulla rocca che domina il mare, la “Pompei di Sicilia” per l’impianto architettonico di case patrizie con portico, vasche e cisterne lungo le strade principali. Fiorita in epoca greca e romana come dimostrano mosaici, anfore e dipinti murari raccolti nel piccolo museo, Solunto controllava le rotte collegavano a Roma le Eolie e Mozia. Tutto è avvolto nel silenzio totale.
Nella campagna palermitana, sulla vallata del Belice, si trova il sito archeologico dell’antica Jato, con i resti del teatro e della cittadella di inepoca greca, romana e poi medievale. Qui andrebbe fatto il trekking a piedi, circa 5 chilometri, per salire all’area dove al tramonto si svolgono spettacoli e concerti. (Archeo-trekking o in alternativa bus navetta organizzati dalla società di servizi Coopculture Jato Experience fino al 1 novembre)