Le ruote del fuoristrada arrancano sul pendio, fra tronchi di leccio e ginepri contorti. Schegge di roccia calcarea taglienti come lame, crepitano con suono monotono insieme allo scoppiettio del motore, turbando l’irreale silenzio. Siamo lontani dalle spiagge famose e stiamo salendo al Supramonte, il cuore di pietra della Sardegna, uno dei luoghi più impervi del Mediterraneo, il cui nome da solo, basta ad evocare tutto l’arcaico e selvaggio mistero dell’isola.
Il Supramonte è un altopiano calcareo, vasto circa 350 chilometri quadrati (l’isola d’Elba ne misura 224) esteso sul territorio di 5 comuni: Baunei, Dorgali, Oliena, Orgosolo e Urzulei, con una fama che ancora oggi sembra appartenere più al mito che alla geografia. Quello di una popolazione barbara e ribelle, resistente al cambiamento imposto da tutti i conquistatori, quello del pastore “dall’occhio fiero, ma col cuore semplice, disposto all’amore generoso” cantato dai poeti, quello del “balente”, valoroso difensore dei deboli e quello di chi ingiustamente accusato si dava alla latitanza, perseguitato come un bandito.
Ma in una luminosa giornata di fine estate l’incanto è dato da altre emozioni. Spento il motore, mi avvicino a un ovile, realizzato con tronchi di ginepro e pietre sull’antro della montagna, qui il pastore passava mesi in compagnia del gregge, per scendere in paese ci voleva una giornata intera; ora invece con il fuoristrada basta mezz’ora e gli affari si fanno più con i turisti che con le pecore.
La cultura, le tradizioni, le testimonianze archeologiche e la natura eccezionale sono l’inestimabile tesoro di queste montagne, che lasciano a bocca aperta anche il più smaliziato dei viaggiatori: profondi crepacci lacerano come antiche ferite cicatrizzate la massa calcarea, il canyon di Gorropu è lungo 18 chilometri con pareti alte fino a 400 metri. Impressionanti voragini squarciano la terra offrendo visioni di primordiale bellezza, la dolina di Su Sercone sprofonda per 200 metri e spazia per 500: nel suo cratere crescono lecci secolari e tassi, che ancora più fitti prosperano nella foresta primigenia di Sas Baddes, dove mai si è visto il taglio di una scure e i tronchi svettano fino a trenta, quaranta metri non lasciando neppure filtrare la luce del sole.
E ancora grotte profonde, cascate, fiumi sotterranei e sorgenti che fluiscono dal pietrame gorgogliando in laghetti turchesi come gemme e poi verso il mare dove il Supramonte si erge come uno smisurato bastione, monoliti di roccia e torreggianti falesie, fiordi nascosti e incantevoli arenili.
Di questo parlo con la mia guida, mentre attraversiamo la valle del Lanaitto ai piedi del Monte Tiscali per raggiungere l’albergo dove mi fermerò qualche giorno. È Su Gologone, alle falde del Monte Corrasi vicino a una sorgente carsica da cui prende il nome. Non l’ho scelto a caso: è l’albergo che meglio concretizza in Sardegna, il concetto di sviluppo sostenibile oggi tanto di moda. Solo che qui tutto è cominciato nel 1961 quando Giuseppe Palimodde ebbe la bizzarra idea di aprire un locale di cucina tipica di Oliena nel bosco, ai bordi di una montagna dove non c’era niente. Senza nessuna esperienza a 35 anni, poteva contare solo su una giovane moglie e sulle donne del posto che a stento parlavano italiano, ma cucinavano divinamente.
Chi lo avrebbe detto? Quella trattoria di montagna su una strada bianca, senza luce, senza telefono, dove le tovaglie si lavavano al fiume, gli ingredienti si acquistavano dai pastori e si pescavano nei torrenti, sarebbe presto diventata un faro del turismo isolano. Dalla Costa Smeralda arrivavano comitive di vip. “Sembravano viaggiatori alla scoperta di una riserva indiana” racconta Pasqua Palimodde. Oggi è tutto in mano a Giovanna, figlia di Giuseppe e Pasqua. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti a Firenze e ha fatto dell’albergo il suo atelier di creatività, lo spazio per le sue passioni. Fare colazione incrociando lo sguardo della “Dama” dipinta da Melkiorre Melis nel 1926 o ammirando il profilo della “Donna di Oliena” ceramica preziosa firmata da Federico Melis nel 1928, cenare rallegrati dal “Ballo presso lo stagno di Cabras” delle fanciulle ritratte da Giuseppe Biasi negli anni Trenta, riposare in una suite dedicata agli artisti sardi più importanti del Novecento fra arredi, tessuti artigianali e opere d’arte è un’esperienza quotidiana per gli ospiti di Su Gologone da aggiungere al piacere di una cucina d’eccellenza con i piatti più rinomati della tradizione.
Qui c’è la più importante collezione privata, d’arte sarda del Novecento; ecco perché faccio fatica a ridurre questo posto magico a un Country Resort. Basta pensare al progetto “Su Gologone Style”: nelle vecchie scuderie hanno aperto i battenti alcune botteghe artigiane d’eccellenza, dove si lavorano lana e tessuti, ceramiche, legno e ferro battuto. Tutto intorno, fra olivastri e fichi d’India, piattaforme lignee su piani diversi sono usate per ospitare mostre d’arte e artigianato all’aria aperta, ma anche per incontri e degustazioni durante la giornata o ancora meglio al crepuscolo.
Ci si sente allora come sul ponte di un vascello in navigazione verso il Supramonte, che si staglia di fronte e ai nostri occhi appare davvero come nella descrizione del poeta, simile a “…un mondo diverso anzi un diverso pianeta in orbita insieme alla luna nell’universo”.
L’estate sta finendo e finalmente saremo liberi di viaggiare senza l’ossessione delle spiagge. Un’occasione in più la offre in Sardegna la manifestazione Autunno in Barbagia giunta alla 23° edizione. Da settembre a dicembre tutti i fine settimana 32 borghi fra Gennargentu e Supramonte apriranno case e corti per raccontare – con canti e balli, parate, mostre d’arte, laboratori artigianali, degustazioni gastronomiche – una cultura millenaria. La manifestazione nata nel 1996 a Oliena con l’intento di valorizzare le zone interne (si chiamava Cortes Apertas/Cortili aperti) si è estesa con crescente successo ad altri borghi della Barbagia, diventando un classico per i viaggi d’autunno nell’isola, con il coinvolgimento nell’edizione 2018 di oltre 500.000 visitatori. Prossimo appuntamento Oliena il 14, 15 settembre; ultima data Orune 14, 15 dicembre. www.cuoredellasardegna.it
Arrivare in Sardegna:
In nave: Sardinia Ferries collega giornalmente Livorno a Golfo Aranci, per Autunno in Barbagia sconto immediato fino al 50% è applicato a passeggeri, veicoli (auto e moto) e cabine, per prenotazioni effettuate dal 10 settembre al 15 ottobre 2019. www.corsica-ferries.it.
In aereo: Per Olbia con AirItaly www.airitaly.com; Easy Jet www.easyjet.com
L’offerta: Auto+Hotel da 29,99 euro al giorno con Open Voucher: www.openvoucher.com
Informazioni Sardegna: www.sardegnaturismo.it