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La terra, passione di famiglia

La storia dei fratelli Pighin e dei discendenti: viticoltori d’eccellenza che, generazione dopo generazione, tengono alta la fama dei vini friulani nel mondo

Quella dei Pighin, proprietari dell’omonima Azienda agricola e pionieri del vino friuliano nel mondo, è una storia che dimostra quanto la passione possa portare lontano. Due anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, in un’Italia ancora devastata e impoverita a causa del conflitto, i proprietari di varie attività e manifatture si rimboccano le maniche per far ripartire l’economia. Tale ripartenza implica, però, l’esigenza di distribuire le merci fabbricate dove richiesto: nel 1947 i fratelli Pighin intuiscono la grande potenzialità di questa attività e così noleggiano un vecchio autocarro che consente loro di trasportare su brevi distanze materiali e manufatti usciti dai rinati stabilimenti industriali. È l’inizio di un vero e proprio successo imprenditoriale: nel giro di qualche anno gli automezzi aumentano e le tratte si allungano sempre di più, tanto che la Pighin diventa la prima azienda di trasporti a raggiungere le isole e altre parti d’Europa. Dietro il successo cova un amore sopito, ma mai dimenticato: quello per la terra, trasmesso ai fratelli Pighin dal padre Ernesto, di origini contadine. Nel 1963 avviene la svolta grazie alla possibilità di acquistare una vasta tenuta di 220 ettari, all’epoca di proprietà dei conti Agricola, nel cuore delle pregiate Grave del Friuli. Il sogno diventà realtà e nasce ufficialmente l’Azienda agricola fratelli Pighin.

Da allora a oggi vengono attuati numerosi miglioramenti che trasformano radicalmente e modernizzano l’azienda: nel 1968, per esempio, il noto architetto e designer Gino Valle viene incaricato di progettare il moderno centro aziendale di Risano, in provincia di Udine, comprensivo di cantine all’avanguardia. Nello stesso anno la produzione di vino si amplia ulteriormente grazie all’acquisizione di un’altra tenuta a Spessa di Capriva, in provincia di Gorizia, nella rinomata zona Collio Doc: 30 ettari con cantina di vinificazione annessa. Alla fine degli anni Settanta, il timone dell’azienda viene affidato a Fernando che, un decennio dopo, oltre a continuare a seguire la principale attività di famiglia, comincia a occuparsi dell’Azienda agricola insieme al nipote Livio e all’allora giovane figlio Roberto. Grazie a importanti e mirati investimenti, la viticoltura decolla definitivamente, tanto che Fernando comincia a esportare vini in Germania diventando il primo produttore italiano a rifornire la Lufthansa, la compagnia di bandiera tedesca: i bianchi del Collio firmati Pighin vengono serviti nella first class diventando sempre più noti grazie all’apprezzamento di una clientela internazionale e cosmopolita.

Da sinistra: Fernando, Roberto e Danila Pighin

Poco dopo la svolta del millennio, precisamente nel 2004, un’altra tappa importante: le aziende vitivinicole vengono acquistate interamente dal gruppo familiare di Fernando che, con la moglie Danila e il figlio Roberto, le gestiscono tuttora, coadiuvati da un eccellente staff. In questi ultimi vent’anni sono stati molti i miglioramenti apportati, sia nell’impianto dei vigneti, sia all’interno dei locali di vinificazione e affinamento nelle cantine. A proposito di queste ultime, si tratta di due realtà aziendali distinte, situate in posti diversi: la prima si trova appunto a Risano, nell’enoregione Grave del Friuli, dove sorge anche la sede direzionale dell’azienda, circondata da 150 ettari di vigneti.

La facciata di Villa Agricola, situata a Risano (Udine)

Al centro del Paese c’è Villa Agricola, sede di rappresentanza e parte integrante dell’Azienda Pighin, un’elegante villa patrizia del sedicesimo secolo completamente ristrutturata nel rispetto dell’architettura originaria e attorniata da uno splendido parco ricco di piante secolari e colorati roseti. Nella sale della residenza la famiglia Pighin ospita mostre d’arte, serate di poesia o di musica classica, presentazioni di libri, eventi culturali, realizzati in collaborazione con l’assessore alla cultura del Comune di Pavia di Udine. La seconda cantina dell’azienda si trova invece nella già citata Spessa di Capriva, nel cuore del Collio goriziano, immersa in una tenuta di 30 ettari: qui ci sono i “vigneti gioiello” dell’azienda, ubicati nella più bella e soleggiata collina della zona, dove le viti disegnano i gradoni di un anfiteatro naturale.

Fernando e Danila Pighin

Una cosa è certa: quella della famiglia Pighin è una storia imprenditoriale di successo, ma soprattutto una vera e propria passione per il territorio degli avi. Passione felicemente sintetizzata nella frase che, da oltre quarant’anni, accoglie i visitatori dell’Azienda: «Un uomo non deve mai lasciare la terra come la trova». Perché l’importante, per i Pighin, è difendere e migliorare sempre più – grazie al duro lavoro, alla ricerca e all’innovazione – la qualità del vino. Dalle vigne alla tavola.

Novità ed evergreen

L’anfiteatro naturale di Spessa di Capriva e i terreni di limo e ghiaia fina di Risano offrono prodotti diversi che l’azienda Pighin propone al pubblico in vesti differenziate, ma dedicandovi lo stesso appassionato impegno: assolutamente da assaggiare sia i bianchi corposi e rinomati del Collio sia i vini delle Grave, più freschi ed equilibrati. Ecco una piccola panoramica di alcune delle etichette firmate Pighin.

Cominciamo dal nuovo vino di punta, un Bianco Collio Doc 2018 ottenuto da un’accurata vinificazione di uve Ribolla gialla, Malvasia e Friulano. Si chiama Soreli, che in friulano significa sole, luce: non a caso, perché il nome scelto vuole raccontare la straordinaria esposizione della quale godono i vigneti dai quali nasce, ubicati nell’anfiteatro naturale citato sopra. «La scelta dell’uvaggio del Soreli», spiega Roberto Pighin, titolare dell’azienda, «è stata dettata dall’esperienza che abbiamo maturato col passare degli anni nella vinificazione di queste varietà autoctone. Le uve del Friulano donano al Soreli personalità e struttura, mentre le uve di Malvasia e Ribolla gialla gli regalano freschezza e complessità aromatica. Allo scopo di preservare le caratteristiche varietali, abbiamo scelto di vinificare una parte delle uve in acciaio e una parte in tonnaux e barrique per conferire più personalità, corpo, struttura e durata a questo vino».

Soreli Bianco Collio Doc 2018

Colore: giallo paglierino. Profumo: frutta matura (specialmente albicocca), accompagnata da leggere note di vaniglia. Sapore: secco, armonico con un’elegante struttura aromatica varietale. Trasmette note di buccia di arancia. Abbinamento: eccellente con carni bianche arrostite (tacchino), soufflè di verdura, piatti a base di uovo. Si accompagna piacevolmente a formaggi freschi o erborinati. Servizio: alla temperatura da +11 °C a +12 °C. Stappare poco prima del servizio. Consumo e durata: ben conservato, aumenta di carattere con il passare degli anni.

Roberto Pighin

Friulano Doc Collio 2017

Uve: Tocai Friulano. Colore: giallo paglierino con riflessi verdognoli. Profumo: complesso e varietale con sentori di melone e ortica. Sapore: morbido con sensazioni minerali, sapido. Abbinamento: prosciutto di San Daniele, minestre e piatti di pesce (anche saporiti). Servizio: alla temperatura da +12 °C a +13 °C stappato al momento. Consumo e durata: ben conservato aumenta di personalità e può durare dai 3 ai 4 anni mantendo l’armonia e la tipicità.

Malvasia Doc Collio 2017

Uve: Malvasia istriana in purezza. Colore: giallo paglierino brillante, con leggere tonalità verdognole. Profumo: bouquet varietale con sentori di agrumi, mela delizia e note cremose. Sapore: secco, di medio corpo, armonico con un’elegante persistenza aromatica varietale. Abbinamento: piacevole aperitivo, con antipasti di mare, con carni bianche e piatti a base di funghi. Servizio: alla temperatura da +10 °C a +12 °C stappato al momento. Consumo e durata: ideale consumato giovane, ben conservato aumenta di personalità.

Picolit Doc Collio 2016

Uve: Picolit in purezza. Colore: “veste” di giallo dorato più o meno carico. Bouquet: avvolgente, intenso, fruttato con netti sentori di acacia, fresia, albicocche, pesca matura e note di miele. Sapore: giustamente dolce, caldo, di stoffa aristocratica, grande equilibrio e armonia, al palato concede lunghe e persistenti sensazioni aromatiche complesse. Abbinamento: è notoriamente un vino da meditazione, ottimo con il foie gras, il gorgonzola servito insieme a miele, confetture di pere o di fichi, piacevole anche con i dolci secchi a base di mandorle. Servizio: alla temperatura da +14 °C a +15 °C stappato mezz’ora prima. Consumo e durata: conservato in ambiente idoneo mantiene inalterata la sua personalità per lunghi anni.