
Qual è il suono delle pietre di Pisa? Quale canto trasuda dal verrucano utilizzato per i piedritti delle case torri (che “dritti” sono di rado)? Che tempo scandiscono i marmi che si alternano in successioni bicrome nelle arcate cieche delle facciate romaniche? Le colonne di granito monolitico che puntellano le navate delle chiese non possono che emettere le note gravi dei bordoni, ma i serpentini verdi che snodano le loro venature in plastici intarsi, fanno fruscii di marmo? E i conci degli archi che culminano in quelle ogive “larghe”, così arabeggianti? Aggirarsi per le vie del centro medievale della città è come leggere uno spartito in pietra, in un crescendo che ci conduce alle soglie del Duomo. Qui si è accolti dal trionfo di quel niveo de marmore templum che combina i blocchi estratti dalle cave del Monte Pisano e delle Apuane al riciclo di macigni romani (dai quali emergono gli eleganti caratteri di iscrizioni latine), all’utilizzo di colonne razziate dalla moschea di Palermo, al porfido rosso proveniente dalle conquiste maiorchine e ad altri bottini litici del mediterraneo orientale. In un’armonia che unisce secolarmente età e paesi diversi nella celebrazione ideologica e politica della potenza pisana.
In questo contesto si svolge Sounf of Stones (quest’anno dal 30 agosto al 2 settembre), evoluzione di un progetto nato nel 1996 per volere del maestro Carlo Ipata, direttore dell’ensemble Auser Musici, con l’idea valorizzare la musica antica nei luoghi in cui essa veniva originariamente eseguita, attraverso un ciclo di concerti. Giunto alla sua XXIII edizione, il festival quest’anno si ritempra con la partecipazione e il sostegno della Fondazione Teatro di Pisa.
Un viaggio musicale attraverso il Romanico pisano, un itinerario culturale completo, che muove i suoi passi a partire dalle pietre della città e dalla loro risonanza nelle architetture e nei volumi dei luoghi: ogni giornata del prevede infatti una visita guidata al mattino, un concerto pomeridiano, una degustazione enogastronomica e infine il grande concerto serale (gratuito!) con alcuni apprezzati nomi della scena musicale antica del nostro Paese.
Vivaldi sì, Vivaldi no. Debutto con inedito
Per il concerto inaugurale, giovedì 30 agosto presso la Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri, l’ensemble Auser Musici ha eseguito in prima mondiale un’opera recentemente scoperta a Pisa da Carlo Ipata, che ha mosso la curiosità dei più accreditati “vivaldologi” (due su tutti, Federico Maria Sardelli e Michael Talbot), nell’ipotesi che la composizione potesse essere attribuita al prete rosso. Si tratta di una Sonata da chiesa per due violini e basso, scoperta all’interno di un fondo privato cittadino. “Si tratta – spiega Ipata – di un’ampia sonata in la maggiore ‘da Chiesa’ nei canonici quattro movimenti Andante-Allegro-Andante-Allegro. La scrittura è molto accurata, pur con dei dubbi su alcuni punti che sembrano frutto di disattenzione del copista, che comunque doveva avere conoscenza diretta di Vivaldi, dal momento che lo definisce Don”. Dopo i primi, comprensibili entusiasmi, il caso sembra volgere verso una mancata attribuzione da parte degli esperti, che rilevano alcune incongruenze rispetto agli stilemi compositivi del maestro veneziano. In attesa del verdetto finale abbiamo comunque apprezzato l’eleganza della composizione di metà Settecento, convinti che, al di là della paternità, portare alla luce un’opera musicale antica ed inedita e offrirne l’ascolto al pubblico sia di per sé già una bel traguardo!
Tra la Terra e il Cielo
Nei giorni dedicati al Festival, le esplorazioni sul territorio pisano prevedono una visita guidata del centro storico della città, una visita escursionistica all’interno del Parco di San Rossore, il secondo parco della Toscana per dimensioni e una serie di degustazioni all’interno di cantine ed agriturismi del territorio. A permetterci di cogliere appieno l’atmosfera che fa da cornice al Festival è l’escursione per le vie medievali della Parte di Tramontana e la visita allo straordinario complesso della piazza del Duomo (detta dei Miracoli solo successivamente, per attributo dannunziano), in un itinerario reso ancora più interessante dai racconti dell’ottima guida, Laura Venturini (PisaGuide Info@pisaguide.it, tel. 348 7216058).
Il programma musicale spazia dalla polifonia antica per fermarsi alle soglie del periodo classico: dalle composizioni medievali dedicate alla Vergine (La Reverdie) ai concerti barocchi di Telemann e Vivaldi (Auser Musici), dai mottetti mariani rinascimentali (Odhecaton) alle “serenissime” opere di Baldassar Galuppi (Ensemble Aurora), dalle cantiones secentesche (I bei legami) alle sonate per arpa in stile galante del livornese Giuliani (Lisetta Rossi). Gli scenari sono soprattutto quelli delle chiese e basiliche che si affacciano lungo il corso del fiume Arno: la mistica geometria di San Sepolcro, la pura solitudine di San Piero a Grado, la prospettiva escheriana di San Michele degli Scalzi, la laica sacralità di Santo Stefano dei Cavalieri e ancora le tarsie e capitelli di Biduino di San Paolo all’Orto, la semplicità tutta “romanica” di Sant’Andrea.
Una kermesse di cui si apprezza l’ampio respiro del progetto e il legame con il territorio. Rimaniamo in attesa dell’edizione 2019 di Sound of stones, quando si potranno rinnovare le emozioni con l’augurio di poter annoverare tra le sedi anche il Teatro Rossi (1771), il più antico teatro della città, che dopo una storia tanto travagliata merita di tornare ad accogliere il suo pubblico.
Info: Auser Musici | info@ausermusici.org | tel. 050941144