Borghi curatissimi e spettacolari montagne, vigneti e ottimi vini, cantine con una propria storia e indentità, alberghi di lusso (anche a tema vino) e ristoranti stellati. È l’Alto Adige sintetizzato con le didascalie dell’enoturismo, istantanee di un territorio provincia autonoma, con una superficie vitata di 5400 ettari condotti da 5000 contadini. Si fa presto a fare i conti: ogni coltivatore detiene un ettaro pro-capite e proprio per questo motivo molti di loro (e tra essi tantissime donne) hanno aderito alle cooperative che si sono formate negli anni e i cui processi produttivi sono tarati alla massima qualità col denominatore comune di fare business insieme. E insieme far parte del Consorzio Vini Alto Adige.

La Strada del Vino
Caldaro è il centro geografico della Strada del Vino dell’Alto Adige situato a quattro chilometri dall’omonimo lago, il più caldo e balneabile dell’arco alpino. A Caldaro si trova l’omonima cantina (Kaltern, in tedesco) dove si fa sosta per degustare e ammirare allineate negli scaffali le bottiglie che rappresentano le migliori eccellenze dell’Alto Adige e forse per questo la cooperativa definisce i suoi membri “ambasciatori di gioia e di gusto”. Attualmente la grande famiglia della Cantina Kaltern, fondata nel 1900 e composta da 650 soci, è una delle più importanti dell’Alto Adige, con struttura snella e familiare, strettamente legata alla comunità locale.

Un bollino rosso come sigillo di qualità
L’associazione turistica di Caldaro che si occupa della promozione della zona, nell’anno 2000 ha fondato un’associazione specifica per la cultura del vino, i cui soci sono i produttori stessi. Un passo pressoché logico la costituzione di questo sodalizio, dal momento che tra loro figurano anche titolari di strutture ricettive e ristoratori interessati a far vivere il vino nella sua totalità. Alberghi e locali associati a wein.kaltern si riconoscono da un bollino rosso esposto all’ingresso, concepito anche come sigillo di qualità per lo standard che le aziende si impegnano ad assicurare. Perché davvero il vino, a Caldaro, è parte integrante del tessuto socio economico, lo stesso paesaggio è fuso con l’enologia. Una curiosità? Per chi voglia percorrerlo, c’è il sentiero del vino, a forma di otto, che si snoda fino al lago di Caldaro spiegando la parcellizzazione della viticoltura. Anche l’architettura degli edifici si è adeguata al flusso di visitatori con la progettazione di innovativi wine center: ambienti di degustazione concepiti in design contemporaneo che gli ospiti dimostrano di apprezzar e che per i produttori fungono da vetrina.

Caldaro in abito bianco e in abito rosso
Durante l’anno Caldaro promuove diverse manifestazioni legate al mondo del vino. Ogni ultima domenica di aprile è in calendario una passeggiata tra i vigneti e le cantine aprono le porte delle bottaie per un’esperienza diretta di mescita. È stato persino istituito il servizio di taxi gratuito per collegare le varie strutture coinvolte in quella che può considerarsi una festa in fermento, con tanto di intrattenimento e musica. Insomma: a Caldaro il vino viene gustato nel vero senso del termine, non semplicemente bevuto. E siccome qui si producono ottimi bianchi e rossi, per scontentare nessuno sono stati ideati due eventi ad hoc: Caldaro in abito bianco, che si svolge il penultimo martedì di giugno e consiste in una rassegna di oltre 80 vini bianchi con possibilità di degustazione dalle ore 18 alle 23; e Caldaro in abito rosso, ossia lo stesso format riservato alla gamma di vini rossi. Un duplice evento che piace anche e soprattutto per l’outfit, visto che ai partecipanti è richiesto di indossare abiti o accessori del colore a tema.

Tenute, cooperative e produttori
Rimanendo nell’ambito delle cooperative vinicole, la prima di tutte ad essere stata costituita in Alto Adige è stata Cantina Andrian, fondata nel 1893 su iniziativa di 31 contadini. E se a Caldaro c’è il lago con la brezza mite, ad Adriano, nella media Val d’Adige, c’è il monte Game, con la sua roccia sedimentata di Dolomia, il terreno calcareo e i venti di caduta molto freschi. Tra i classici vini prodotti da cantina Andrian, cinque in particolare esprimono con grande intensità le caratteristiche della loro provenienza e per questo hanno ricevuto nomi ricchi di significato: Finando (Pinot bianco Doc), Somereto (Chardonnay DOC), Floreado (Sauvignon blanc DOC), Bocado (Schiava DOC), Rubeno (Lagrein DOC). Il marchio Andrian produce complessivamente 500mila bottiglie, che insieme alla cantina di Terlano, della medesima proprietà, salgono a 2 milioni di bottiglie. A Caldaro ci sono anche i vigneti della tenuta Peter Sölva: 12 ettari e 100 mila bottiglie, questi i numeri di una realtà che ha le sue radici in Spagna, con origine dalla famiglia De Silva. Come spiega Stephan Sölva: “Produciamo solo vini con dentro l’espressione del territorio, senza interventi tecnici, ma solo con le proprie caratteristiche autentiche e il lavoro fatto dal vignaiolo e dal tempo”.
Il perlage dentro al bunker
Un’altra realtà di spicco nel panorama dei vini altoatesini è Cantina St.Pauls a San Paolo Appiano, che dall’estate scorsa ha concluso un lungo processo di rinnovamento che non ha riguardato solo la linea vini, ma anche lo stesso edificio della cantina, cosicché ora la parte storica è diventata un tutt’uno con la porzione di nuova edificazione: 400 mq di design contemporaneo che inglobano una serie di uffici in posizione panoramica e la nuova sala degustazione sopra all’enoteca.

Gli appezzamenti selezionati di San Paolo si trovano fra i 300 e i 500 metri di altitudine: uve chardonnay inondate dal sole, vendemmia selettiva rigorosamente a mano, fermentazione in bottiglia secondo il metodo classico, sostanzialmente il procedimento dello champagne. Praeclarus è esattamente questo: una varietà di spumante fatte riposare in un bunker, il luogo ideale per far soggiornare le bottiglie. La volta in cemento a livello terra accoglie le poupitre, mentre al piano interrato sono allocate cinqantamila bottiglie, calate con un montacarichi. In Alto Adige ci sono ancora dei bunker di guerra inutilizzati, difficili anche da smantellare. La cantina St.Pauls l’ha impiegato per custodire queste preziose bollicine.

Bollicine altoatesine
Un altro spumante degno di nota in Alto Adige è sicuramente quello prodotto dalla Cantina Arunda di Josef Reiterer , mentre ottimi vini bianchi fermi sono imbottigliati da Cantina Girlan e il podio per lo strepitoso Lagrein va sicuramente a Muri-Gries di Bolzano. Anche la cantina Kettmeir produce uno spumante pas dosè 2017 che rappresenta la regione, ossia il fresco frizzante dei ruschelli freschi e della neve. Lanciato nel 2019 è composto dalla triade degli uvaggi dei classici spumanti altoatesini, sostenuto dal Pinot bianco che è la firma, enfatizzata con il metodo Charmat e affinamento di 36 mesi. Anche per la Cantina di Merano il progetto più recente è la bolla e guardando alla vicina Trento ha deciso di produrre un metodo classico. Si chiama Brut Riserva 36 e la prima annata è del 2016. Un prodotto cremoso, una elegante couvée dal perlage a grana fine, ottenuto da una pressatura soffice. La cooperativa vinicola composta da Cantina di Merano in fusione con la Cantina Burggräfler nel 2010, conta oggi 360 soci viticoltori che curano e lavorano una superficie vitata di 245 ettari.

I vini del Castello di Presule
Judith Unterholzner è la sommelier produttrice di cantina Gump Hof situata nella Valle isarco su terreno di porfido quarzifero a 800 metri di altitudine. Le caratteristiche di questa realtà sono due: vigneti ripidi e tanto lavoro manuale. “Abbiamo Pinot bianco e Sauvignon – racconta Judith – le cui viti durante il giorno sono sotto l’effetto del vento mitigante del Garda e di sera delle brezze gelide dello Sciliar”. La cantina, guidata dal vignaiolo Markus Prackweiser, si trova precisamente a Novale di Presule, lungo la strada per Fiè e prende il nome dal castello omonimo. Anche il logo dell’etichetta è ispirato al castello di Presule: un uccellino sopra la schiena di un cavallo. La cantina produce 60mila bottiglie l’anno. Una realtà a conduzione familiare molto apprezzata per la qualità molto genuina del vino. La nuova cantina è stata scavata all’interno della roccia della montagna.
Lavorazione naturale, biologica e biodinamica
Un’altra cantina che si trova ugualmente su un pendio con coltivazione a pergola, è Fliederhof di Stefan Ramoser a Santa Maddalena, Bolzano. Il giovane proprietario spiega che in famiglia producono 30 mila bottiglie all’anno in tutto. “Siamo piccoli e facciamo tutto a mano – spiega Martin – la nostra è una lavorazione naturale, biologica e biodinamica senza utilizzo di concimi commerciali ma solamente letame e compost prodotto in casa. Le nostre pecore pascolano tra le vigne”. Fliederhof produce St. Magdalene, Lagrein, Schiava, Sauvignon, Moscato giallo e Gewurtztraminer. Un’altra delle aziende vinicole di maggior prestigio lungo la Strada del Vino, ugualmente afferente al Consorzio Vini Alto Adige, è la tenuta di Klaus Lentsch. “Per noi il vino – afferma il titolare – è una somma di vari estremi che vanno costantemente esplorati, identificati e combinati in modo ottimale. Diamo al vino il tempo di sviluppare tutto il suo potenziale e ciascuno matura nel contenitore ideale. Sia che si tratti di una botte d’acciaio come una barrique di legno”.

Il resort dedicato al vino
In tale scenario, per restare in tema, è bello poter soggiornare in un albergo che ha fatto del vino il suo denominatore comune. L’hotel Weinegg a Cornaiano è l’indirizzo giusto: circondato all’esterno da vigneti e natura e all’interno da tante bottiglie e da una raffinata offerta gastronomica. Prosit!
