
Uno dei principi base della meccanica quantistica, formulato dal fisico tedesco Werner Heisenberg, sostiene l’impossibilità di misurare e studiare un fenomeno senza perturbarlo. Questo principio vale anche per la ricerca etnologica e ne ha sempre rappresentato l’elemento critico. La domanda è: come posso studiare, osservare e capire un gruppo umano senza che la mia presenza ne influenzi i comportamenti e gli atteggiamenti? Si tratta di una questione molto delicata che ha sollevato per lungo tempo dubbi sull’attendibilità di questa disciplina. Lo stesso vale per la fotografia: quando si scatta, è infatti molto difficile non essere invasivi verso la scena che si vuole riprendere. Sohail Karmani, col suo lavoro The Spirit of Saihwal (Skira Editore, 40 €) sembra esserci riuscito. Le sue foto sembrano il frutto di qualcosa che nasce dall’interno stesso della realtà che lui vuole raccontare. È come se il fotografo non fosse presente, se non come il catalizzatore di una reazione fisica necessaria piena di amore, comprensione ed empatia.

Reportage fotografici di viaggio ce ne sono tantissimi, belli e interessanti. Ma quando si guardano, soprattutto se inquadrano Paesi culturalmente lontani da noi, è facile provare un senso di alterità, una specie di iato fra noi e la realtà rappresentata. Karmani invece ci fa sentire a casa, una casa finalmente trovata (non la sua ritrovata), nascosta in sogni inconsapevoli.

Nato in Inghilterra da genitori Pakistani, Karmani va da adulto a Sahival, la città di suo padre in Pakistan, e attraverso le sue foto sancisce definitivamente il legame identitario e genetico con quei luoghi, quella gente e quelle atmosfere. Le foto descrivono la quotidianità, le facce comuni (ma una faccia può essere comune?), i lavori umili (ma si può definire umile un lavoro?). Non c’è una visione dall’alto, dal basso o dal fuori ma inequivocabilmente dal dentro: lui è uno di loro. Nei volti ripresi non c’è ansia o diffidenza, solo la sicurezza dell’esistere, sia come sia. Guardare questo libro genera un vero senso di pacificazione. Beato te Sohail!