Racconto day by day del viaggio di Andrea Ruggeri per conoscere la Muay Thai, l’arte marziale tailandese della regione di Kanchanabari
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Testo e foto di Andrea Ruggeri
5 giorno: Ayuthaya
L’ultimo giorno è anche il più speciale. Passiamo l’intera giornata ad Ayuthaya, antica capitale siamese tra il 1300 e la fine del 1700, dove diverse passeggiate archeologiche ti catapultano nella magica atmosfera orientale ricca dettagli e misteri troppo lontani per essere compresi e per questo magici.
Qui assisteremo alla cerimonia del decimo World Wai Kru Muay Thay. Un’ampia area dove durante il giorno assistiamo ad alcuni efferati ed emozionanti incontri di Muay Thai: bambini, ragazze poco più che adolescenti, campioni in carica e il campione/eroe nazionale Buakaw Banchamek, tutti vincitori di diversi titoli. È uno dei personaggi più popolari e amati del paese, e il suo incontro (con uno sfortunato thai-boxer cinese) si trasforma presto in uno show in cui istrionicamente deride l’avversario e manda il pubblico in delirio. Ma gli altri sono incontri veri, impressionanti per la tecnica veloce e tagliente, il contesto bollente dove la gente scommette e urla a ogni mossa mentre la musica accompagna l’incontro seguendo il ritmo dei due pugili.
La sera invece, dopo che uno scroscio di pioggia ha regalato qualche grado in meno e un po’ più di benessere, assistiamo alla cerimonia vera e propria: il gotha dei maestri di Muay Thai premia centinaia di atleti provenienti da tutto il mondo. Infine uno spettacolo a dir poco emozionante: elefanti rosa, prestigiatori, ballerine e atleti si alternano sullo sfondo dei resti dell’antica capitale Ayuthaya. Un finale degno e scintillante per questa (quasi) settimana alla scoperta della Muay Thai e di una parte poco conosciuta di Thailandia.
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Giorno 4: Kanchanaburi-Bangkok
Il quarto giorno alla scoperta della Muay Thai è in realta il giorno di passaggio: da Kanchanaburi ci muoviamo a Bangkok, o “Krung Thep” in thailandese, la “città degli angeli”, metropoli da quasi 10 milioni di abitanti che al tempo stesso respinge ed attrae, col sua clima appiccicoso ed i suoi canali labirintici, dove i bambini nuotano all’ombra di grattacieli vertiginosi. C’è anche chi, come lavoro, toglie capelli bianchi sotto la tangenziale!
Verso il finale ci concediamo un aperitivo di gran classe: un cocktail sulla terrazza del Lebua, tra gli edifici più alti, regala un brivido degno del nome della città.
Aspettate un attimo, Bangkok non è famosa in occidente soprattutto per la sua vita notturna? Cerchiamo quindi il primo tuk-tuk disponibile, il trasporto su tre ruote affascinante quanto contrattabile e di corsa a Khao San Road, dove oltre alle famose bancarelle che vendono qualsiasi prelibatezza in tema di insetti fritti, la notte regala divertimento a basso costo a gruppi di insonni europei, americani ed australiani che girano con litri di birra in sacchetti di plastica e ballano con chiunque, e si fanno massaggiare piedi e gambe in mezzo alla strada. Il divertimento, devo ammettere, è assicurato così come gli incontri con la gente più strana e variopinta.
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Giorno 3: Kanchanaburi
La mattina scorre tra i resort che guardano il fiume, dove la vegetazione cerca di combattere l’afa pressante, con statuette (alcune delle quali importate da Bali) e accoglienti gazebi. Pomeriggio presso il campo Buddhaisawan di combattimento con le spade, dove nonostante la canicola gli spadaccini si sfidano a piroette ed affondi. Una giornata di transizione prima delle prossime avventure tra Bangkok a Ayuthaya, l’antica capitale siamese.
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Giorno 2: Kanchanaburi, Muay Thai.
Alla scoperta della Muay Thai
La Muay Thai, arte marziale thailandese che è anche il principale sport nazionale, ha origini millenarie, nascendo come sistema di combattimento del vecchio popolo siamese (oggi Thai) contro le aggressioni esterne. Secondo la leggenda, nel 1767 il re birmano che aveva appena conquistato l’antica capitale thai Ayutthaya, sfidò il leggendario combattente locale Nai Khanom Thom, sottoponendolo ai suoi 12 migliori guerrieri. I quali perderono, ed il popolo siamese tornò ad essere libero.
L’appuntamento mattutino è presso il K. Glanboot Thai boking camp, dove due “nak muay” (thai boxer) iniziano le danze. Non avevo mai visto prima un incontro di Thay boxe. Prima del combattimento vero e proprio i fighter si esibiscono nel Wai Kru, il saluto al maestro ed al Ram Muay, rituale propiziatorio. Durante il combattimento nessuna parte del corpo rimane inattiva, i colpi sono fulminei, eleganti ed esplosivi. Subito dopo i thai boxer provenienti da tutta europa si allenano nel camp sotto l’occhio degli istruttori interni.
Nel pomeriggio visitiamo il Taweechai Elephant Camp, dove una scomoda ma spettacolare passeggiata sul dorso dei pachiderma finisce con un fantastico bagno ristoratore sul fiume Kwaai,
Kop khun krap!
E alla prossima calda e luminosa giornata thailandese.
Giorno 1: Bangkok-Kanchanaburi
Prima tappa del diario di viaggio di Andrea Ruggeri, alla scoperta dell’arte marziale thailandese
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Attraverso Bangkok al fresco di un autobus comodamente seduto: i templi buddisti sono incastonati in uno skyline accecante, e si lavora, si costruisce, le palme da cocco tutt’intorno sembrano chiedere un po’ di tregua. La mia destinazione è Kanchanaburi, a 130 km dalla capitale. Qui durante la seconda guerra mondiale i giapponesi costruirono il celebre ponte sul fiume Kwai, o meglio, fecero brutalmente costruire il ponte da oltre centomila tra prigionieri di guerra ed asiatici ridotti a schiavi: diverse migliaia di loro persero la vita, e negli Stati Uniti quindici anni dopo girarono l’oscar “Il ponte sul fiume Kwai”. Siamo nella giungla, a pochi chilometri dal confine con la Birmania segnato da una bassa ma fittissima catena montuosa nei cui parchi naturali vivono tigri, elefanti e gibboni. Il fiume Kwai scorre lento tra piante acquatiche, un immenso tempio cinese delimita il celebre ponte, mentre sui carretti dell’altra sponda vendono qualsiasi tipo di frutta tropicale, come il durian, dal penetrante e respingente odore e il cremoso e mandorlato interno, passando per ogni pietanza fresca, fritta, alla griglia fino ad arrivare a barrette di curry fritto aromatizzato al granchio.
Eppure, non è per questo che sono qui.
La giornata scorre lentamente come la cena su una zattera di legno che passa più volte sotto al ponte di ferro, e si chiude con un ottimo pad thai, i celebri noodle, che qui devono sempre racchiudere i cinque sapori basilari della cucina nazionale: salato, dolce, amaro, acido e piccante. È una cucina estremamente “spicy” e intensa quella thailandese; complessa e influenzata da buona parte dei paesi del sud est asiatico. Imperdibile.