
C’è tempo fino al 9 gennaio per visitare la mostra “Metafore. Roberto Capucci: meraviglie della forma” che la Triennale di Milano, in collaborazione con Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, dedica al grande stilista.
L’esposizione celebra un doppio anniversario: i 70 anni dalla prima sfilata di moda italiana e quelli dell’esordio a Firenze di Capucci, giovanissimo, come stilista, avvenuta sempre nel 1951. Curata da Gian Luca Bauzano, in collaborazione con la Fondazione Roberto Capucci e la manifattura di ceramiche Rometti, la mostra decanta lo spirito innovatore e la volontà di sperimentazione dello stilista, e le creazioni in mostra ben spiegano la sua definizione di ‘Scultore della seta’.
Già negli anni Ottanta Capucci è antesignano della contemporaneità: i suoi abiti visionari destano ammirazione e fanno scalpore, sfilano sulle passerelle di tutto il mondo e sono presenti nei musei e nelle istituzioni d’arte più importanti, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma alla Schauspielhaus di Berlino, da Palazzo Strozzi a Firenze al Kunsthistorisches Museum di Vienna, fino alla Biennale d’Arte di Venezia.

Un percorso, il suo, sempre in bilico tra moda, design, arte e scultura/architettura che porta a creazioni come Diaspro – vera scultura in tessuto ispirata al mondo dei minerali, una delle 12 opere create per la Biennale di Venezia del 1995 che segnano l’ingresso della moda nel tempio dell’arte – o alle mirabolanti creazioni che interpretano la maestria inenarrabile del plissé. I suoi abiti, emblema dell’altissima artigianalità promossa dalla Fondazione Cologni, testimoniano la passione per forme, colori, materiali, per l’arte e la natura, sue fonti di ispirazione continua.

Nella quadreria della Triennale si possono ammirare una quindicina delle sue più stupefacenti creazioni: oltre a Diaspro, in mostra troviamo l’abito dalla linea scatola e quello in seta e plastica creato a Parigi nel 1996, il cappotto bianco che rimanda ai Cretti di Burri e la marsina dalle fattezze settecentesche, presentata nel 1992 alla Schauspielhaus di Berlino, insuperabile esempio del suo genio creativo e che segna il punto d’arrivo per quello che riguarda le creazioni in plissè.
Ci sono anche gli abiti che riportano all’arte povera e al suo bisogno costante di sperimentare materiali inediti all’epoca come corda e sassi, bambù e ottone. La sua genialità dialoga con i disegni e i bozzetti da lui creati e con una collezione di venti sculture in ceramica, ispirate a diversi suoi modelli, realizzate dal direttore artistico Jean-Christophe Clair di Manifattura Rometti nel 2021, che richiamano nelle forme e nei colori alcuni degli abiti in mostra. www.metaforemilano.it
