“To the Point”, ritratti neo impressionisti proiettati nel futuro in una mostra a Bruxelles

di Alma Torretta
Piccoli punti che fanno la differenza, i colori primari che strutturano la forma e donano un’inedita luminosità a quadri, la distanza e le proprietà fisiche dell’occhio che diventano componenti strategici della visione. E’ il neompressionismo che rivoluzionò la pittura europea alla fine dell’Ottocento, in mostra in questi giorni a Bruxelles all’Espace Cultural Ing di Place Royal, esplorato in uno dei suoi aspetti meno conosciuti, il ritratto, con particolare riferimento ai grandi artisti belgi del genere e con uno squardo al futuro perché il punto di ieri è il pixel delle tv e dei video di oggi. Se i neoimpressionisti sono famosi, infatti, sopratutto per i paesaggi, le marine, i parchi, le scene di città, a Bruxelles se ne scoprono i figli, le madri, le compagne, ma anche i tanti ritratti familiari su commissione delle ricche famiglie borghesi culturalmente più all’avanguardia, o alla moda, che scelsero di farsi immortalare con la nuova tecnica che scindeva i colori e li applicava a piccoli tocchi invece di pennellarli. Sono spesso ritratti intimi più che riproduzioni di pose artefatte, la volontà di cogliere il momento o l’espressione rivelatrice del carattere, come in certi scatti delle prime macchine fotografiche che cominciavano a circolare in quagli anni. Nel ritratto puntista “psicologico” si distensero in particolare artisti belgi quali Henry Van de Velde, Georges Lemmen, George Morren,William Jelley, e sopratutto ThéoVan Rysselberghe, il capofila belga del movimento. Di Van Rysselberghe sono esposti, per la prima volta riuniti, ad esempio i grandi ritratti delle tre sorelle della famiglia Seth. Tanti anche gli autoritratti e gli studi, in particolare sulla luce come dimostrano le finestre scelte spesso come sfondo dei ritratti, e non solo pitture colorate ma anche disegni puntisti monocromatici. Ci sono poi i ritratti di alcuni dei più grandi neoimpressionisti francesi e spagnoli dell’epoca, a cominciare da George Seurat che esponendo a Parigi nel 1886 il suo quadro “Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte” sbalordì i contemporanei per la sua modernità dando così grande risonanza alle teorie alla base del movimento puntista che fu subito accolto con entusiamo dagli artisti belgi che invitaro infatti Seurat ad esporre a Bruxelles già l’anno successivo e iniziarono a sperimentare subito la nuova tecnica. La mostra, realizzata dalla Fondazione culturale della Banca Ing in collaborazione con lo statunitense Museum of Art di Indianapolis che conserva una delle maggiori collezioni al mondo di ritratti neoimpressionisti per la prima volta tornati per l’occasione in Europa, testimonia anche degli studi scientitifici sul colore e sulle percezioni dell’occhio umano, e il dibattito che ne seguì in circoli e riviste belghe quali “La Libre Esthétique”. E, come ormai è consuetudine per le esposizione promosse dalla Ing, il tema proposto è attualizzato in un’esposizione coinvolgente grandi e piccoli, in questo caso con laboratori alla scoperta dei colori, e con la presentazione di alcuni video di giovani artisti contemporanei che hanno lavorato intorno al tema, ispirati dalle opere esposte, nonché una serie di conferenze di approfondimento, in particolare sui fecondi rapporti del neoimpressionismo con le altre arti, dalla musica alla danza alla fotografia La mostra resterà aperta sino al 18 maggio. Maggiori informazioni su: www.ing.be/art