
Ovviamente il ceviche, versione peruviana del pesce crudo, resta il pilastro del ristorante Pacifico di Milano: di ricciola, di salmone e avocado, di gamberi rossi alla mediterranea. Ma con la nuova cucina molto più grande di prima, c’è spazio anche per un forno a carbone, che dà un saporino di affumicatura lieve, e per la parilla (cioè la griglia) sulla quale lo chef Jaime Pesaque cucina di tutto, e non più solo Nikkei, ovvero quel delizioso mix andino-giapponese per cui il ristorante è diventato famoso a Milano.


Oltre alla nuova cucina, il ristorante ha anche due sale da pranzo nuove, in continuità con il resto per stile e tinte. Un pantone blu “mare profondo” è il filo conduttore tra carte art déco, poltroncine color acquamarina, specchi, ottoni e neon d’arte di Dai-Dai Tran e Abel Bentin. L’atmosfera è contemporanea e raffinata come i piatti che arrivano in tavola: spiedini di polpo cotto a bassa temperatura poi passati un istante sulla brace; pollo ruspante disossato alla salsa teryaki; crudi con gamberi, ostriche e tartufi, tutto con il classico leche de tigre a base di succo di cactus. Dalla griglia passano invece le carni – carrè di agnello e Tomahawk di manzo da 1kg – e persino la pizza, farcita con pata negra e pomodoro o con stracciatella e bottarga.


Sulla nuova carta ha influito l’esperienza del ristorante Pacifico aperto la scorsa estate in Costa Smeralda, grazie alla quale hanno introdotto piatti diversi e lavorato sulla qualità dei fornitori e degli ingredienti. Per esempio, il pollo proviene da un allevamento a terra biologico, e le verdure sono coltivate da piccoli agricoltori in Lombardia. Quanto al tonno, viene trattato con metodo giapponese ikejime, per il quale Pacifico è certificato i.c.c.a.t. che garantisce la filiera della pesca.
Pacifico
via Moscova 29, Milano
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