
Approfittando dell’alta pressione che ha caratterizzato parte del mese di ottobre, sono gli ultimi giorni di vendemmia nelle Langhe, una delle più importanti zone vitivinivole italiane patrimonio Unesco: il momento opportuno per una tavola rotonda durante la quale è stata fatta qualche cauta previsione sulla vinificazione e l’invecchiamento del vino dell’annata 2021, in particolare il Nebbiolo da Barolo. L’hanno organizzata i membri di Deditus, l’associazione che raccoglie famiglie storiche produttrici della denominazione, ovvero Azelia, Cordero di Montezemolo, Luciano Sandrone, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Poderi Gianni Gagliardo, Poderi Luigi Einaudi, Prunotto, Vietti.
«E’ un’iniziativa nata lo scorso anno», spiega Gianni Gagliardo, presidente dell’associazione, per condividere tra noi produttori, e chiaramente con i presenti, una prima idea di com’è andata la vendemmia e l’annata più in generale, anche se i lavori sono ancora in corso». Anche perché, sottolinea Gagliardo stesso con tipico pragmatismo, «le cose si giudicano sempre quando sono fatte». Quindi bisognerà aspettare e vedere che cosa succederà in cantina, ma qualche valutazione è già possibile. In primo luogo occorre sottolineare che le caratteristiche dell’annata hanno sicuramente permesso di mettere alla prova le potenzialità dei vitigni, con risultati davvero inaspettati. «Il 2021 è stato un anno sicuramente non facile, caratterizzato da grandi estremi da un punto di vista climatico», spiega Elena Cordero (Cordero di Montezemolo), come riassume anche Gianluca Torrengo, enologo dell’azienda Prunotto. La primavera, in questa zona delle Langhe, è stata caratterizzata da un’alta piovosità, mentre l’estate si è contraddistinta per la scarsità di precipitazioni. La conferma anche nelle parole di Luca Sandrone (Luciano Sandrone): «Barolo è stato molto siccitoso, anche rispetto ai vicini Barbaresco e Roero che hanno goduto di un po’ più di pioggia».

Eppure il Nebbiolo è riuscito a fare una perfetta sintesi di questi estremi giungendo in cantina con un equilibrio davvero soprendente e ammirevole. Nelle ultime settimane, poi, c’è stato un grande aumento dell’escursione termica giornaliera: un vero “toccasana” per la vite tanto che tutti i produttori hanno raccolto o stanno ancora cogliendo uve con una «perfetta maturazione tecnologica e fenolica», come sottolinea Cesare Benvenuto (Pio Cesare). «Si può dire che al Nebbiolo fa sicuramente meglio la siccità che la pioggia!», ironizza ma non troppo Matteo Sardagna (Poderi Luigi Einaudi), «perché le uve sono eccezionalmente belle, per nulla appassite e la vendemmia, sicuramente anticipata rispetto ai tempi passati, durerà per molti, e sicuramente per noi, ancora fino alla terza settimana di ottobre». Gli fa eco Sandrone, sottolineando come il lavoro non sia ancora finito: «Confido ancora in queste settimane, secche e di bel tempo dopo qualche pioggia e con una differente escursione termica: abbinate a uve eccezionalmente sane, permettono quella che io chiamo la “frollatura” dell’uva, la vera ciliegina sulla torta per il Nebbiolo». Sottolinea la buona salute di piante e frutti anche Lorenzo Scavino (Azelia): «Le foglie sono ancora verdi e fresche, a dimostrazione del fatto che, nonostante l’annata calda, il Nebbiolo non sta soffrendo. Le viti hanno la capacità di mantenere una qualità costante e di adattarsi rapidamente alle esigenze climatiche. Ad eccezione di qualche pianta più giovane, le radici delle altre raggiungono spesso una profondità di oltre 5-6 metri, caratteristica che permette ai vigneti di affrontare bene la siccità».

Un tema rilevante emerso dal dibattito è quello del ruolo del produttore all’interno del ciclo vegetativo della vite. «L’obiettivo dell’agricoltore», sottolinea Benvenuto, «è sempre quello di aiutare la pianta a gestire al meglio i momenti di stress, non solo nella stagione estiva, ma durante tutto l’anno». Tra le sfide che i viticoltori devono affrontare negli ultimi tempi c’è sicuramente anche l’aumento della temperatura globale. Come spiega Stefano Chiarlo (Michele Chiarlo), «abbiamo sviluppato delle strategie per adattarci al cambiamento climatico in modo da mantenere la freschezza, l’acidità, l’eleganza: lavorare molto in autunno e toccare le uve e le foglie il più tardi possibile». Altri produttori seguono lo stesso metodo, la conferma nelle parole di Benvenuto: «Facciamo grande attenzione nella gestione della vegetazione, in modo da mantenere sempre i grappoli coperti e protetti dalle esposizioni più dannose e intraprendiamo un grande lavoro in autunno per mettere le viti nelle condizioni di affrontare qualsiasi annata si trovino davanti».
Si tratta di un vero gioco d’equilibrio e di sensibilità per «essere sempre più attenti alle esigenze e più pronti ad affrontare ogni situazione», conclude Torrengo. Non ci resta che aspettare e brindare con il vino che verrà. Sperando che, viste le premesse, il 2021 si riveli un’ottima annata.