Volare prima dell’era dell’aeroplano è stata un’impresa riuscita solo a Icaro (sappiamo con quale esito) e ai dirigibili, prime macchine volanti con rotta determinata da un pilota e non dai venti, come nelle mongolfiere. Un’epopea che va dalla seconda metà dell’800, fino agli anni Trenta del XX secolo, contraddistinta da successi e catastrofi sia un campo militare (durante la Prima Guerra Mondiale) sia civile. Ai tempi in cui gli aerei erano ancora solo un esperimento in cui credevano in pochi, queste gigantesche aeronavi, gonfiate a gas, solcavano i cieli. La mostra “Dirigibili – Airships. I Transatlantici del cielo”, in corso all’AIM, Alinari Image Museum di Trieste, racconta la loro storia dimenticata, le evoluzioni del progresso tecnico, gli esemplari leggendari e gli uomini “che fecero l’impresa”, attraverso un ricco apparato fotografico in stampa e digitale proveniente dagli Archivi Alinari (con rarità quali le immagini, di Gajo Puccini, del dirigibile italiano acquistato dall’Argentina e che attraversò le Ande) e da importanti istituzioni come Library of Congress, National Library of Norway e Naval History and Heritage Command. Nessun esemplare è però giunto fino a noi (molti precipitarono) e foto e disegni, più poche memorabilia, è tutto ciò che resta di questi giganti dell’aria. Anche degli hangar, dalle dimensioni extra large pensati per accoglierli, dalle linee architettoniche d’avanguardia, restano pochi esempi. Tra questi quello in cemento armato di Augusta in Sicilia, costruito tra il 1917 e il 1920, un’opera di alta e avveniristica ingegneria, lungo più di 100 metri, largo oltre 40 e con un’altezza di 37. L’hangar ospitò due dirigibili progettati da Umberto Nobile, pioniere dell’aeronautica e sfortunato esploratore, entrato nella storia per la spedizione Amundsen – Nobile – Ellsworth del 1926, che vide il primo sorvolo comprovato del Polo Nord. Due anni dopo, al comando dell’N4 Italia, il generale Nobile tornò nelle Isole Svalbard, ma il dirigibile si schiantò sui ghiacci e solo otto dei sedici componenti della missione scientifica si salvarono. La foto di Nobile, con la sua cagnetta Titina, è uno dei numerosi ritratti di comandanti di tutte le nazionalità, le cui storie ci aprono una finestra su un’epoca in cui il progresso tecnico era prerogativa di uomini coraggiosi.

Anche l’eleganza giocava la sua parte. Come sui veri transatlantici, in questo caso riservati a una élite di passeggeri, dati i costi inaccessibili ai più, si volava in assoluto comfort. Le immagini dell’LZ 127 Graf Zeppelin (che faceva parte della scuderia di dirigibili rigidi costruiti dal conte Ferdinand von Zeppelin), mostrano gli interni dagli arredi contemporanei, cabine lussuose super accessoriate, sala da pranzo impeccabile come quella di un grand hotel, saloni panoramici, aree lettura e persino una sala da ballo. A bordo uno chef preparava i pasti su una moderna cucina elettrica. Lo Zeppelin fu il primo dirigibile, nel 1928, a offrire un servizio di linea intercontinentale e a circumnavigare il mondo. Al volo inaugurale partecipò solo una donna: la giornalista inglese Grace Marguerite Hay Drummond Hay, che nel suo diario racconta l’evento – rimasto unico nella storia – con dovizia di particolari. Del resto, gli Zeppelin fino a metà degli anni Trenta funzionarono egregiamente per il trasporto passeggeri. La Grande depressione, l’avvento del Nazismo e un tragico incidente nel 1937 nel New Jersey determinarono il tramonto dei dirigibili. A testimonianza di un’epoca straordinaria anche il libro “Airships/ Dirigibili”, di Max Pinucci, curatore della mostra. Fino al 23 settembre. www.imagemuseum.eu