Verso la fine degli anni Ottanta, quando nelle stuben dell’Alto Adige si servivano e degustavano quasi esclusivamente le pietanze tipiche della tradizione tirolese – canederli, stinco, crauti, speck e kaisersmarren – decantati a voce dal cameriere o dal titolare che prendeva la comanda, la giovane Doris Moser, capelli rossi e occhi azzurri, disponeva sui tavoli del suo ristorante di Lagundo, dei menu cartacei decorati a mano, ogni settimana diversi e ricercati, curati nei particolari come capolavori da incorniciare.

In quelle poche pagine artistiche erano elencati piatti inediti e innovativi per una regione fortemente legata alle proprie radici com’è il Sud Tirolo.

Pietanze frutto dell’estro gastronomico e creativo della cucina del Maratscher (il ristorante di proprietà di famiglia della stessa Doris Moser), resi oltremodo “appetibili” da menu con una grafica originale che allora si salutava come inedito tocco di eleganza, introducendo così dettagli di forma in un ambito sempre vocato alla sostanza.

E così i gnocchetti di nocciola facevano la loro comparsa in lista, eclissando i Gröstl; il manzo alla Stroganoff con riso Pilaf sostituiva lo stinco di maiale al forno; i filetti di vitello con le mele al Calvados si imponevano sui secondi, così come il consommé al vino bianco e gli spaghettini all’indonesiana soppiantavano piatti di apertura imprescindibili come lo speck con cetriolini e rafano.

Naturalmente una sezione speciale dei menu era dedicata ai vini in abbinamento, essendo Doris la prima sommelier donna di tutto l’Alto Adige, così come le va riconosciuto il primato di essere stata la più giovane ragazza in Italia ad aver indossato un tastevin al collo e la divisa di servizio dell’Ais.

Ancora adesso al Maratscher (ora non più ristorante in quanto riconvertito a piccolo albergo di 10 stanze) e soprattutto nella splendida terrazza che affaccia sulla meravigliosa conca di Merano (una veranda godibilissima a tutte le stagioni, arredata, tra gli altri pezzi iconici, con quell’inchino di design che è la lampada Arco di Castiglioni) si svolgono le degustazioni legate al Merano Wine Festival e la selezione dei migliori champagne francesi.

Forte di queste doti personali di sopraffina intenditrice, Doris annovera tra i suoi clienti e amici celebrità internazionali del mondo del food & wine e dello spettacolo, chef stellati e artisti. È un hotel le cui stanze delle camere, ognuna diversa per stile dell’artista che l’ha interpretata, possiede una chiave d’argento, ugualmente incisa e decorata in esemplare unico.

Antesignana in tutto, anche nell’arredare gli spazi comuni e il giardino con opere iconiche di architetti contemporanei – da Le Corbusier a Patrizia Urquiola per citarne solo un paio – e ad accogliere installazioni transitate anche ad Art Basel – Doris Moser ha fatto del suo Maratscher quello che in lingua tedesca viene definito Kultur Hotel, ossia un luogo dove la cultura e l’intelligenza trasuda e si esprime in ogni angolo: dai prodotti Slow Food del buffet che parlano il dialetto contadino delle montagne, alle poesie di Rainer Maria Rilke che corrono lungo il perimetro del soffitto delle stanze: versi scritti a mano da una decoratrice del posto che con il loro afflato arrivano dritti al cuore.

La biblioteca che gira tutto intorno all’ex sala da pranzo dove prima circolavano di mano in mano i menu artistici del Maratscher, è ricca di chicche introvabili: volumi illustrati e prestigiose edizioni limitate. Completano questo corredo chic i servizi in porcellana di Paloma Picasso.

Il Maratscher di Lagundo è stato un ristorante innovativo negli anni del grande benessere ed ora, in questo 2020 d.c. (dopo Covid) è un luogo di tanto gusto e buon gusto.

Prima ancora di essere un hotel che coccola gli ospiti con il giusto mix di relax e comfort che ci si aspetta da una meta di vacanza, è la casa di Doris. Va da sé, quindi, che le identiche attenzioni che lei stessa ripone per i suoi spazi di quotidianità domestica, le estende alla clientela, in una osmosi di dispensata armonia ed elargita fruizione.
La bellezza, nel suo ordine di meraviglia, quando la si convoca e condivide, si moltiplica, come accade per i frammenti riflettenti all’interno del cilindro del caleidoscopio: diffonde raggi di luce, cambia i colori, assume forme nuove.
Come la vista di un menu artistico quando si ha appetito.
Del resto, come faceva quel detto? Si mangia prima con gli occhi che con la bocca. E’ vero.
