HOSPITALITY

L’Art Hotel per eccellenza

La storia e i dipinti di un artista aborigeno diventano per la prima volta il leitmotiv di un bellissimo albergo australiano

Il primo Hotel-tributo a un artista eccezionale: Yannima Tommy Watson

di V.Delvecchio

Ormai è un dato di fatto.: gli art hotel crescono su suolo nazionale e internazionale come i funghi in Valsesia. Sono un must del mercato dell’ospitalità perché si è finalmente capito che i turisti di tutto il mondo, quando prenotano un albergo, non vogliono solo un letto comodo in una stanza asettica, ma ricercano il dettaglio, la raffinatezza, la cultura  e l’originalità. È vero, come si suol dire, che l’occhio vuole la sua parte, perché la vista desidera rimanere appagata e abbagliata dal contesto che ci circonda. Questo spiega perché di questi tempi molte hall sono paragonabili a vere e proprie gallerie d’arte, le stanze sono arredate con pezzi unici e si trovano suppellettili che anche i più celebri collezionisti invidiano. Mi vengono in mente tantissimi esempi che provano la diffusione di questo fenomeno e la veridicità di quanto affermato sinora: la catena di ostelli Generator Hostels che ospita gli artisti e le loro opere dopo averli selezionati tramite i contest che organizzano; The Anse Chastanet Resort a St. Lucia che offre uno spazio dedicato a sculture, dipinti e lavori di artigianato locale e ancora il centralissimo Chambers Hotel di New York che ha più di 500 pezzi di arte contemporanea oltre a elaborati murales e installazioni che sembrano attinte dagli archivi del MoMa. Insomma, l’elenco è infinito e lo spazio limitato. Mi limiterò quindi a porvi una domanda: se una retrospettiva permanente all’interno di un hotel è di grande appeal ed entusiasma gli ospiti, cosa diranno questi ultimi di un boutique hotel che ha impostato il suo design sulla storia e la vita di un solo artista, un indigeno australiano?

Chambers Hotel, NY

Si chiama The Watson Art Series Hotel e sorge sulle rive del fiume Torrens, circondato dagli alberi della gomma e illuminato dalle luci delle pianure di Adelaide. Da qui si può quasi respirare l’atmosfera del villaggio di Yanda, a pochi kilometri da Alice Springs, dove non è difficile trovare Tommy Watson che affresca assorto le sue grandi tele . Già proprio lui,  l’artista che ha ispirato un  hotel unico nel suo genere, riconoscibile e distinguibile proprio per la sua profonda “australianità”,  lui così timido e  riservato che mai si sarebbe aspettato di trovarsi al centro dell’attenzione dei media  e mai avrebbe pensato che i suoi colori vibranti e le sue complesse composizioni fossero  lo spunto e lo stimolo per i decori , gli interni e le pareti di un importante struttura alberghiera. Non l’avrebbe mai immaginato perché è nato in una piccola comunità aborigena isolata, gli Irrunytju; perché è rimasto presto orfano, senza famiglia e con poche speranze; perché la sua vita da nomade era fatta di caccia e sopravvivenza, non di tele e creatività; perché non amava il contatto con gli Australiani, senza sapere che un giorno loro l’avrebbero adorato; e perché ha iniziato a dipingere tardi, quando aveva più di 60 anni e la forte convinzione di non saper tenere in mano neanche un pennello.

Tommy Watson

Come spesso accade nella vita, è un incontro che dirotta il suo destino. Il dirottatore si chiama Geoffrey Bardon, un maestro di scuola elementare che ha avuto un ruolo fondamentale nel sostenere nascita e sviluppo dell’Aboriginal Art Movement. È stato anche grazie a lui se Watson ha avuto il materiale e il tempo per mettere alla prova se stesso e il suo innato talento, se ha iniziato a trasporre in arte i suoi pensieri, le sue memorie, le storie ancestrali che hanno da sempre caratterizzato il suo popolo, se ha dato voce ai nativi australiani, se è riuscito a riprodurre le sfumature, le gradazioni, i toni incandescenti e la ricchezza delle terre che ha attraversato, dei luoghi impervi e nascosti dove si è isolato e dove ha persino vissuto.  E se il suo lavoro, poi, ha avuto un’eco e un riconoscimento mondiale, tanto da essere ancora oggi uno dei pittori più apprezzati e stimati di tutta l’Australia. Mantenendo però quell’aplomb e quell’umiltà tipica degli uomini grandi e saggi che non si lasciano esaltare da lusinghe e adulazioni,  ma rimangono sempre autentici e fedeli a se stessi.

Video di Tommy Watson al The Watson