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Lady Formentera

Molti arricciano il naso e pensano che l’isola delle Baleari sia una succursale di Milano. Ma poi alla fine, ci tornano sempre. Qualche motivo c’è

Molti arricciano il naso e pensano che l’isola delle Baleari dal look maldiviano sia una succursale di Milano e dell’Italia. Ma poi alla fine, ci tornano sempre. Qualche motivo c’è

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Foto di Giovanni Tagini, testo di Chiara Todesco (montagnagratis.it)

Per anni avevo sentito dire che a Formentera era come essere a Milano: va a finire che incontri un sacco di persone che conosci, tra aperitivi e rituali simili… Orrore! – dicevo io – Ma come, scappo in vacanza e mi ritrovo di nuovo a Milano? Per carità! Per questo Formentera l’ho sempre snobbata. In vacanza si stacca la spina e guai a tutto ciò che ricorda la solita vita, soprattutto se milanese.

Finché mi sono fatta convincere. E sono partita. E da allora ci sono tornata tutti gli anni. Per fortuna, infatti, non è (sempre) così. A patto di evitare il periodo clou del fatidico mese di agosto quest’isola delle Baleari ti regala una dimensione tutta tua. Basta schivare certi posti e scovare angoli più selvaggi. In ogni caso qui c’è qualcosa nell’aria che ti cattura e non ti abbandona più. Un’atmosfera tra l’esotico e l’hippy che ti porti dietro per tutto l’inverno. Insieme alla nostalgia per le infradito. E del suo mare: dire che è come quello delle Maldive è scontato, ma è veramente così.

Dimenticatevi l’auto, il mezzo più giusto con cui muoversi è la moto, possibilmente da cross. Ci sono un sacco di sterrati da solcare con le due ruote, stradine che sbucano sulle spiagge o si inoltrano nell’isola. Girate anche a caso e sbucherete sempre in qualche posto magico.  Le spiagge più gettonate sono quelle dell’istmo, IlIetes, Levante e il Pirata. Ma è il caso di spingersi più in là, dove neanche la moto può lasciare le sue impronte: a piedi si arriva fino alla punta dell’istmo, una passeggiata indimenticabile col mare che si infrange a destra e a sinistra. Da vedere anche Cala Saona (magari arrivandoci proprio dallo sterrato che costeggia la strada asfaltata) per il contrasto di colori tra la roccia e l’acqua. E già che ci siete da qui proseguite fino a Cap de Barberia. La strada è bellissima e una volta arrivati in prossimità del faro cercate un buco nella roccia e calatevi giù: vi ritroverete all’interno di una bellissima grotta che si apre poi a strapiombo sul mare. L’altro faro da vedere è a La Mola, il capo opposto dell’isola rispetto al porto. Qui solitamente ci si viene sempre la domenica perché c’è il mercatino hippy, un po’ commerciale rispetto a un tempo, ma abbastanza “peace & love” per sentirsi un po’ “figli dei fiori”.

A proposito, c’è una festa da non perdere sull’isola: è il “Flower Power” (informatevi sulle date). Se proprio non volete perdere il rito dell’aperitivo fate tappa al Blue Bar, lungo la Playa de Migjorn. Per mangiare il miglior panino con il Pata Negra andate al Gran Iberico, a Es Pujols, e dopo cena non mancate il chupito a San Ferran, magari proprio al Fonda Pepe, locale storico dove è passata tanta vita hippy.

PS: Formentera è l’isola della musica. È sulla copertina di More, l’album del 1969 dei Pink Floyd (ascoltalo cliccando qui), mentre David Gilmour, chitarrista del gruppo, si ispirò di nuovo all’isola delle Baleari per l’album On an Island del 2006. I King Crimson invece intitolarono una delle loro ballate “Formentera Lady” sull’album Island del 1971 (per ascoltarlo: www.youtube.com/watch?v=wKJIjF-BYP8). Gira voce che anche Bon Dylan abbia trascorso qualche giorno sull’isola nella primavera del 1967, traendo ispirazione per l’album John Wesley Harding e per il libro “Tarantula” del 1971.