Dai vigneti urbani al vino del ghiaccio, la Strada reale dei vini torinesi è la settima tra le piemontesi
Di Marco Scarzello
È l’ultima nata tra le strade dei vini piemontesi, la settima, ma vanta numeri da primato: 34 vini DOC e DOCG, due enoteche regionali, 11 residenze reali, 9 laghi, oltre 150 tra castelli e fortezze, e ben 50 musei. La Strada dei vini reali torinesi è stata istituita nel 2008 e abbraccia quattro territori: Canavese, Val Susa, Pinerolese, Torino e la sua collina. All’ombra della Mole, ecco subito una rarità: la vigna in città. È un ettaro circa di vigneto coltivato sul terreno scosceso di Villa della Regina, edificio inserito dall’UNESCO tra i beni patrimonio dell’umanità, voluta dal Cardinale Maurizio di Savoia nel XVII secolo.
Proprio qui l’Azienda Vitivinicola Balbiano ha reintrodotto nel 2005 circa 2700 barbatelle che oggi producono circa 5 mila bottiglie di Vigna della Regina: una chicca con pochi eguali al mondo. È zona di Freisa, Barbera, Malvasia, Bonarda, e di vitigni autoctoni come il Pelaverga o Cari, conosciuto sin dal 1600 e imbottigliato soltanto da alcuni piccoli produttori nel Chierese. Spostandoci a Nord entriamo nel Canavese, dominato dall’anfiteatro morenico di Ivrea. Il frutto della vite lo conoscono dai tempi dei Romani.
È terra di Erbaluce di Caluso, anche passito, di Barbera e Nebbiolo, e di Carema, coltivato sui terrazzamenti ai confini con la Val d’Aosta, tra muretti a secco e pilastri in pietra. Verso la Francia e le Alpi, a ovest, troviamo la Val Susa, con la Sacra di San Michele a sorvegliare l’accesso, e la millenaria Abbazia di Novalesa, i laghi – Piccolo e Grande – di Avigliana, i funghi e le castagne della Val Sangone, e Susa, città romana e medievale. Qui la vite ha una storia antica, già presente nel “Testamento di Abbone” del 739 d.c., con vitigni tipici come Avanà, Becquét, Baratuciàt, e il “vino del ghiaccio” delle zone montane che si vendemmia nelle notti gelide di gennaio, a meno otto. Infine, a completare un giro ideale, Pinerolo, Città della Cavalleria ma anche dell’Esposizione Ampleografica del 1881 che presentò 333 vitigni autoctoni della Provincia di Torino.
Accanto ai più noti Barbera, Dolcetto, Bonarda e Freisa, troviamo vini rari come il “Doux d’Henry”, così chiamato in onore di Enrico IV di Francia (1553-1610), e il Ramìe, che si coltiva solo su versanti ripidi nel territorio di Pomaretto. Ecco dunque la Strada reale dei vini torinesi, un’ulteriore opportunità di turismo enologico, per conoscere il Piemonte e la sua storia.