WEEKEND

La Venezia verace come piace ai veneti

Vivere Venezia come fanno i veneziani è diventata una tendenza per molti veneti.  Messa giù così sembra un’espressione algebrica linguistica in realtà è la risultante abbastanza semplice di vari fattori emozionali.
O semplicemente la somma di più elementi collegati.

Venezia per i veneti, ovvero per chi non vi risiede stabilmente ma è comodamente in condizioni di raggiungerla, è sempre stata considerata una città da visitare di giorno e in giornata.

Il treno decisamente preferibile all’auto per arrivarci, per ragioni di costi ma soprattutto di parcheggio; la voglia di scoprire da dentro angoli sconosciuti o fuori degli itinerari noti anche per un abitante della stessa regione; la soddisfazione di condividere sui social l’esperienza di aver camminato tra le sue calli o di aver scattato foto dal vaporetto, magari durante l’estensione alle isole della laguna.

La Venezia di chi ama viverla da dentro

C’è però una Venezia all’ora del tramonto, autoctona e verace, che abbassate le saracinesche dei venditori di souvenir e fatti scendere i turisti all’imbarcadero Ferrovia, si anima dei sapori della tradizione e delle “erre” arrotate del suo dialetto (pardòn, lingua, perché quando vi è letteratura scritta – e Goldoni ha scritto tantissime commedie in idioma veneto – si parla di lingua).

Ecco: questa Venezia qui, con i suoi suoni, odori e colori che si mischiano insieme alle prime luci della sera e entrano in osmosi con lo sciabordio delle acque al buio, è la Venezia prediletta dai tanti veneti che la amano al punto da volervi trascorrere i fine settimana lì, affittando una casetta per rimanerci a dormire, respirare il salso del mare e gli umori sulfurei dei canali, svegliarsi all’alba con lo stridore in volo dei cocài e il tubare dei colombi, perché gabbiani e piccioni, qui numericamente sono più presenti degli stessi abitanti.

Ph. Germana Cabrelle

Colazione a casa e aperitivo in barchino

Ci sono molte soluzioni per un pernottamento a Venezia ma io ho sperimentato questa:  arrivando in auto, ho scelto uno degli appartamentini vicini al garage San Marco di Piazzale Roma, ricavati da tre case a schiera del 1600, quelli con i muretti di mattoni rossi, dove si inerpicano gelsomini e viti selvatiche e la formula di accomodamento è quella del bed&breakfast.  Dall’aspetto sembra un relais di campagna ritagliato in posto magico, in una delle zone più tranquille, silenziose, appartate e rilassanti del centro storico. Si chiama Venice Garden Houses e c’è persino una vera da pozzo in marmo di Verona del ‘500 nel cortiletto.

Venice Garden Houses

Il gestore, Claudio Camillo, mi racconta che una vera da pozzo identica, dello stesso materiale e stile, si trova solo sull’isola di Torcello, vicino alla Basilica.Claudio è veneziano della terraferma ma dal 1981 vive e lavora a Venezia.

Venice Garden Houses

Claudio è appassionato di storia veneziana e depositario di molte curiosità ed aneddoti. Possiede un barchino e a richiesta conduce gli ospiti a vivere, via acqua, Venezia all’interno dei canali che – spiega azionando motore e timone – erano le uniche vie di comunicazione fino al 1500.

Dal barchino di Claudio Camillo (foto di lisa Scudiero)

La barca di Claudio è la tipica imbarcazione veneziana atta ad entrare in tutti i canali, scivolare sotto i ponti e addirittura passare sotto la Chiesa di Sant’ Stefano, dalla parte dell’altare, che si chiama altare del Santissimo.

Claudio, da cultore del turismo autentico, fa scoprire aspetti insoliti di Venezia: affacci sul Canal Grande e anfratti minori, palazzi visti da vicino. Durante l’escursione in barchino fa una cronistoria di Venezia, di come è nata. Poi, all’ora dell’aperitivo, attracca vicino a un bàcaro assicurando la cima e fa servire sul trasto (l’asse di legno di traverso alla barca che serve per sedersi) e la prua imbandite con improvvisate tovaglie, baccalà mantecato e sarde in saor, capesante e schie, oltre a cichetti della tradizione e biscottini zaeti e baicoli come nota dolce finale.

Trasto imbandito (foto di Lisa Scudiero)

Noi  ci siamo accomodati col barchino proprio sotto all’osteria Il Paradiso Perduto, godendo di ottimi stuzzicini e vino di qualità.  Poi, una volta conclusa la bella pausa ristoratrice, si riprende a navigare tra i canali. Di tanto in tanto Claudio grida “Oè” per segnalare l’arrivo ad eventuali altre imbarcazioni e come d’incanto entra nel Canal Grande, così maestoso quando è sera con le vetrate dei palazzi illuminate e le trifore che si specchiano come merletti sull’acqua scura della notte.

Lezioni di voga alla veneta e altre tradizioni veneziane

C’è chi, dalla terraferma, da Padova e altre province, oltre a farsi l’aperitivo in barchìn diventato trendy , durante i weekend si reca a Venezia per prendere lezioni di voga alla veneta.Ne sanno qualcosa i ragazzi di Venice On Board, di Fondamenta Contarini, Associazione Sportiva Dilettantistica nata nel 2014 nel sestiere di Cannaregio dalla tenacia di tre giovani veneziani innamorati della loro città che impartiscono i verbi tipici del remare in piedi: “stagando” e “premando” che significa rispettivamente prendere la direzione a destra e sinistra con la barca. Venice on Board vuole trasmettere la passione per la voga e la vela veneta a quanti vogliano vivere Venezia e la sua laguna nel modo più autentico possibile. Oltre all’insegnamento della voga veneta, i ragazzi sono impegnati anche nel restauro e mantenimento di imbarcazioni tradizionali che verrebbero altrimenti abbandonate o demolite, ma anche alla progettazione e costruzione di tutte le pertinenze e accessori necessari all’utilizzo delle barche a remi (come forcole e remi stessi) e di quelle a vela (timoni, bozzelli, caviglie).

Lezioni di voga alla veneta (foto di Lisa Scudiero)
Lezioni di voga alla veneta (foto di Lisa Scudiero)

Il nuovo modo di vivere Venezia è dunque  assecondarla nelle sue tradizioni.

Venire vie dalla folla di campi e campielli.

Incontrarla da soli, via acqua.

Centoventi, fra canali e rii, costituiscono la circolazione minore e secondaria di questo grande cuore pulsante che è Venezia.

Noi stessi siamo fatti per buona parte di acqua, battiti ed emozioni.

Forse, o proprio per questo, Venezia ci attrae e richiama così magneticamente.

foto di Germana Cabrelle