
«Se tu vedrai, o Clemente, prima di me
l’euganea terra patavina,
con i suoi colli rossi di vigne,
porta a Sabina d’Este
le mie poesie non ancora
toccate dalle mani del popolo ed in fresca
porpora legate».
Questo epigramma di Marco Valerio Marziale, poeta latino vissuto tra il 38 (o il 41) e il 104 d.C., è un’importante testimonianza scritta riguardante l’ampia diffusione, al tempo dei Romani, della viticoltura sui Colli Euganei: le “isole nel mare della pianura”, secondo la calzante definizione di Lucio Susmel, in passato professore emerito di ecologia all’Università di Padova.
Una storia che inizia da lontano
In realtà la presenza della vite è ancora più antica: come dimostrano alcuni scavi archeologici – che hanno riportato alla luce ciotole e coppe in terracotta – da queste parti si coltivava uva e si produceva vino già in tempi preistorici. Inoltre, alcune recenti ricerche effettuate nei dintorni di Este hanno condotto al ritrovamento di circa 200 vinaccioli interi e più di 400 frammenti che indicherebbero la presenza nel territorio, in un periodo compreso tra il VI e il II secolo a.C., di piante di vite con caratteristiche a metà strada tra la forma coltivata (Vitis vinifera) e le sottospecie spontanee.

Vite, olivi e castagni
Tornando ai Romani, si deve sicuramente a loro l’inizio della coltivazione vera e propria dei vitigni, che vennero impiantati in quantità su questi Colli insieme a olivi e castagni. Purtroppo, il periodo di decadenza seguito alla caduta dell’Impero coinvolse anche l’agricoltura e le attività commerciali: la viticoltura venne praticamente abbandonata e bisognerà aspettare qualche secolo, fino a quando la nascita dei monasteri diede un nuovo impulso alla piantumazione dei vigneti: grazie ai monaci e alla loro operosità, il vino euganeo tornò a essere un prodotto di qualità.

Una tradizione secolare
Diverse testimonianze scritte mostrano che nei secoli successivi la coltivazione della vite continuò con successo e, a partire dal XV secolo, periodo in cui Venezia impose il suo dominio sul territorio padovano, anche gli abitanti della Serenissima, in particolare quelli che nella zona euganea costruirono le loro residenze estive, iniziarono ad apprezzare i vini locali e a farli conoscere in Laguna.
Nel 1595 il filosofo e medico Andrea Bacci nel suo De naturali vinorum historia decantò lo splendore dei grappoli prodotti nei dintorni di Padova e ipotizzò che ciò fosse dovuto al fatto che qui «la terra è tutta attraversata da vapore e fonti di calore, e queste favoriscono la produzione di uve buone».
I Conti Corinaldi di Lispida
Cento e rotti anni più tardi, precisamente nel 1709, ci fu un inverno eccezionalmente freddo in tutta Europa: basti pensare che i canali della laguna veneziana si ghiacciarono completamente! Anche la viticoltura euganea venne pesantemente penalizzata e quasi tutte le piante di vite morirono. Per fortuna, nel XIX secolo la sorte sorrise di nuovo ai viticoltori dei Colli. Merito dei Conti Corinaldi di Lispida che, tra i primi in Italia, nel 1870 qui misero a dimora vitigni bordolesi, ovvero quelli classici della rinomata zona di Bordeaux, in Francia.

Un Cabernet da premio
Più precisamente, come scrive Patricia Guy nel libro I Colli Euganei, storie e percorsi tra le colline di Venezia, «i Conti Corinaldi di Lispida erano molto interessati a esplorare il potenziale delle varietà straniere e italiane e crearono quindi dei vigneti sperimentali nella loro magnifica tenuta, che si trova vicino a Monselice, sui Colli Euganei. Dopo uno studio approfondito, i Conti conclusero che il Cabernet e il Riesling davano il meglio in collina, mentre il Pinot Nero era più adatto alla pianura. I Conti Corinaldi furono così soddisfatti dei risultati del Cabernet, con il quale conseguirono il Grand Prix all’Esposizione universale di Parigi nel 1900, che piantarono nuovi vigneti di Cabernet Sauvignon e di Cabernet Franc».
Grazie alla lungimirante intuizione dei Conti, i Colli Euganei possono fregiarsi di essere una delle culle dei bordolesi italiani ai quali si aggiungono altri prodotti, tutti valorizzati nel Consorzio vini Doc, costituitosi nel 1972. Ma quali sono le etichette più conosciute di questi rilievi che coprono, in totale, una superficie di circa 19mila ettari?
Le qualità di vino più pregiate dei Colli
Una delle più apprezzate della Denominazione è sicuramente il Colli Euganei Rosso Doc, un uvaggio di Merlot (circa 2/3), Cabernet Franc oppure Carménère, Cabernet Sauvignon, Barbera e una piccola percentuale di Raboso (un’uva spesso usata per aggiungere un tocco di acidità agli assemblaggi).

Il Colli Euganei Rosso Doc
Nel libro precedentemente citato Patricia Guy scrive: «In realtà ci sono tre tipologie di vino che vanno sotto il nome di Colli Euganei Rosso: i vini giovani semplici e fruttati; i vini più strutturati; infine, i vini di corpo che spesso sono il risultato di un saggio uso dell’affinamento in botti di rovere, che conferisce loro note speziate e tostate. Queste differenze derivano dall’estrema variabilità del suolo dei Colli Euganei (composto di trachite, calcare, argilla, o di una combinazione dei tre) e dall’incredibile quantità di microclimi presenti in una zona di produzione vinicola così piccola, dove vegetazione alpina e mediterranea convivono a distanza di pochi metri».
Altri rossi sono vini monovitigno: per esempio, il Colli Euganei Cabernet Franc Doc, il Colli Euganei Cabernet Sauvignon Doc, il Colli Euganei Carménère Doc, il Colli Euganei Merlot Doc che nasce dall’uva più amata e diffusa da queste parti.
Il Fior d’Arancio Docg
Per quel che riguarda i bianchi, sicuramente il fiore all’occhiello dei Colli è il Fior d’Arancio al quale è stata riconosciuta la Docg nel 2010: un unicum a livello mondiale, ottenuto da Moscato Giallo, un vitigno dai natali incerti: probabilmente ha avuto origine in Siria ed è stato importato dalla Grecia all’Italia da mercanti veneziani.

Tutti i profumi del Moscato Giallo
Come scrive ancora la Guy, «il raro vitigno ha trovato negli Euganei un terroir particolarmente vocato, che conferisce ai suoi sentori caratteristiche uniche per complessità ed eleganza. Ne esistono tre versioni: spumante (dolce), fermo (secco) e passito. Tutti questi vini hanno un loro particolare bouquet che ricorda le essenze mediterranee della zagara e degli agrumi. Il Fior d’Arancio spumante, che rappresenta l’essenza dell’aromaticità, trova il suo abbinamento ideale con la pasticceria secca, come i tradizionali zaeti, i dolci lievitati come il panettone e la colomba pasquale e le crostate di frutta bianca. La versione secca può essere servita come aperitivo con sfiziose entrée, o con profumati primi piatti a base di pesce. Interessante è anche l’abbinamento con gli asparagi e con il fegato alla veneziana. Il passito è la versione più preziosa del Fior d’Arancio. Le uve, raccolte a mano a perfetta maturazione, vengono adagiate in cassette e lasciate pazientemente ad appassire, secondo un metodo di produzione che risale agli antichi Romani. Oggi si ottiene un vino dolce che ha una ricchezza seducente ed evocativa bilanciata da una piacevole freschezza. I suoi eleganti sentori richiamano la pesca, l’albicocca, il mango, la frutta candita, i fichi secchi, il miele e la cannella».
Gli altri bianchi della zona
Altri vini ottenuti a partire da varietà a bacca bianca sono, per esempio, il Colli Euganei Serprino Doc, leggero e frizzante, ottenuto da uva “Serprina”, presente sui Colli fin dall’antichità tanto che alcune testimonianze la riconducono all’epoca romana. O ancora, il Colli Euganei Manzoni Bianco Doc, ottenuto da un vitigno autoctono della provincia di Treviso e creato negli anni ’30 dal professor Luigi Manzoni – al tempo preside della Scuola enologica di Conegliano – incrociando Riesling Renano e Pinot Bianco. Deriva sempre dalla vinificazione di un vitigno autoctono anche il Colli Euganei Pinello Doc: un vino giovane e leggero, dal profumo caratteristico di frutta bianca. Da non dimenticare il Colli Euganei Moscato Doc, ottenuto da uva Moscato Bianco: il vino che ne risulta ha spiccati sentori di acacia, salvia, pesca e banana.

La Strada dei Colli e il Parco Regionale
Il modo migliore per degustare i prodotti locali e le ottime sopracitate Docg e Doc (e tutte le altre della zona) è percorrere gli itinerari proposti dalla Strada del vino Colli Euganei, un’associazione senza scopo di lucro nata nel 2002 per promuovere la scoperta di questo magnifico territorio e diventata, nel corso del tempo, un punto di riferimento per la valorizzazione delle attrattive storiche, artistiche, culturali, enogastronomiche e naturalistiche, a cominciare dal Parco Regionale, nato nel 1989, comprendente 15 Comuni e con un’estensione di 18.694 ettari.
Oggi gli associati della Strada del vino sono circa un centinaio tra aziende agricole, vitivinicole, artigiane, della ricettività e della ristorazione, enoteche, esercizi commerciali di vendita di prodotti enogastronomici di qualità, beni culturali, agenzie viaggio, cooperative di escursionismo e centri visite.
Molti itinerari, anche personalizzabili
Impossibile elencare qui tutti i posti imperdibili dei Colli Euganei, ci limiteremo a una piccola selezione: per saperne di più basta consultare il sito della citata Strada del vino – in grado tra l’altro di offrire tutta l’assistenza necessaria per organizzare tour personalizzati – e seguire gli itinerari suggeriti, percorribili non solo in auto ma anche a piedi, magari accompagnati da una guida naturalistica o storico-artistica, in bicicletta e in barca, vista la fitta rete di canali del territorio (https://www.stradadelvinocollieuganei.it; mail: info@stradadelvinocollieuganei.it – 3319924777, mercoledì e venerdì dalle 9.00 alle 17.30).
Villa dei Vescovi
Circondata da fitti boschi alternati a vigneti, si trova a Luvigliano di Torreglia e attualmente appartiene al Fai (Fondo per l’ambiente italiano). Progettata dall’architetto veronese Giovanni Maria Falconetto, fu costruita tra il 1535 e il 1542 come residenza di campagna per il vescovo di Padova Francesco Pisani prendendo a esempio la tipica domus romana, sviluppata intorno a un atrium. Completata da Giulio Romano, l’architetto che progettò tra gli altri Palazzo Te a Mantova, è caratterizzata da diverse logge aperte e conserva affreschi del pittore fiammingo Lambert Sustris. All’interno di questa splendida dimora c’è la sede dell’Enoteca della Strada del vino dove si possono gustare piatti sfiziosi e assaggiare quasi tutte le etichette delle cantine dei Colli (https://fondoambiente.it/luoghi/villa-dei-vescovi; https://www.stradadelvinocollieuganei.it/schede/enoteca-strada-del-vino).

Castello del Catajo
Ha cinque secoli di storia – ben leggibili nella sua architettura che mostra quasi intatta la stratificazione delle epoche – questo splendido edificio, non a caso considerato la Reggia dei Colli Euganei. Si trova nel Comune di Battaglia Terme, a qualche decina di metri dal canale Battaglia, l’antica via di comunicazione tra Padova e i Colli Euganei, e ospita ben 350 stanze. Percorrendo gli spazi già restaurati – dal 2015 Sergio Cervellin, l’ultimo proprietario, ha iniziato un’importante opera di recupero ancora in corso – si percepisce perfettamente che l’edificio era nato come “macchina propagandistica”: gli Obizzi, antica e ricca famiglia di capitani di ventura originari della Borgogna, vollero infatti che la loro dimora fosse, al tempo stesso, un piacevole luogo di accoglienza e un mezzo per esprimere la loro esigenza di un riconoscimento di ascesa sociale: questa volontà di autocelebrazione è ancora perfettamente leggibile nel ciclo pittorico di Giovanni Battista Zelotti, pittore rinascimentale. Fu incaricato di eseguirlo da Pio Enea I Obizzi, marchese e uomo d’armi – a lui viene attribuita l’invenzione dell’obice – che nel 1570 fece iniziare la costruzione del maniero (https://www.castellodelcatajo.it).

Villa Selvatico
Se c’è una dimora storica indissolubilmente legata al termalismo che caratterizza i dintorni di Padova, questa è sicuramente la villa in questione, sorta nel ‘600 sulla cima del Colle di Sant’Elena che si riflette in laghetti d’acqua sulfurea. Specchi d’acqua custoditi in quello che, nei primi decenni dell’800, è diventato un giardino termale grazie al progetto dell’architetto paesaggista Giuseppe Jappelli.
La Villa è un edificio di ispirazione palladiana, raggiungibile percorrendo una scalinata di 144 gradini in trachite euganea – la stessa pietra, estratta proprio nei Colli, utilizzata per pavimentare piazza San Marco a Venezia e per difendere i lidi della Serenissima dall’azione erosiva del mare – che culmina in una cupola abbellita dalla rosa dei venti e custodisce un ciclo di affreschi che rappresentano divinità e allegorie (villaselvaticoterme.it).

Arquà Petrarca
In questo delizioso borgo medievale, che si sviluppa su due livelli separati da una forte pendenza, si trova la casa, circondata da un uliveto e da una vigna, dove Francesco Petrarca trascorse l’ultimo periodo della sua vita (qui morì nel 1374). La dimora, della quale l’autore del Canzoniere parla nelle Seniles, è oggi una delle mete più visitate dei Colli Euganei. Nel piazzale della chiesa parrocchiale c’è anche il sarcofago che custodisce le spoglie del poeta.

Este
Da non perdere la visita al Duomo di Santa Tecla, progettato dall’architetto veneziano Antonio Gaspari (1675-1723), nato a Venezia, città nella quale collaborò anche ai lavori di rifinitura della Basilica di Santa Maria della Salute. L’edificio sacro estense è caratterizzato da una cupola ovale, impreziosita da un dipinto di Jacopo Amigoni (1682-1752) che raffigura il martirio di Santa Tecla. Quest’ultima è rappresentata anche nella grandiosa pala absidale, considerata un capolavoro del Tiepolo (1696-1770) tra i suoi dipinti a carattere religioso. Sullo sfondo dell’opera, dove la Santa è ritratta mentre prega Dio affinché liberi Este dalla peste del 1630, si possono notare gli inconfondibili profili di due alture dei Colli Euganei: il Monte Cero e il Monte Castello.

Tutto il bello del fatto a mano
Chi ama l’artigianato di alto livello, può visitare il laboratorio Este Ceramiche Porcellane, una delle più antiche manifatture d’Europa, che propone un percorso storico dell’arte della tavola e dell’oggettistica dalle sue origini, nel XVIII secolo, fino al design attuale. E’ una grande emozione assistere alla lavorazione dell’argilla che, affidata a mani sapienti, assume la forma di piatti, centrotavola, alzate, frutta e verdura, lampade, cachepot, candelieri… Oggetti che, dopo la cottura in forni appositi, vengono decorati, sempre rigorosamente a mano, con i motivi tipici della tradizione locale (per esempio, fiori, frutti, ortaggi o con stilizzati inserti blu cobalto, il cosiddetto blu d’Este). Successivamente gli oggetti vengono posti in una vasca d’acqua nella quale viene sciolta polvere di vetro: questo procedimento serve a vetrinare gli oggetti stessi i quali, dopo un’ulteriore cottura, diventano lucidi e impermeabili (info@esteceramiche.it; www.esteceramiche.com).

Il Prosciutto veneto Berico Euganeo Dop
Per acquistare delizie locali si può fare un salto alla storica azienda Salumificio Fontana (via Schiavin 9, tel. 0429 2164) che fa parte da sempre del Consorzio di Tutela del Prosciutto Veneto Dop. Oltre al Prosciutto veneto Berico Euganeo Dop, ricavato da cosce di suini pesanti con la sola aggiunta di sale marino, qui vengono prodotti salami, soppresse, coppe stagionate, coppa di testa e lingue salmistrate. Per degustazioni in loco (minimo 10 persone) si può telefonare al numero sopra indicato o mandare un’email a info@salumificiofontana.it.

Dove dormire
Hotel Trieste & Victoria, nella zona pedonale di Abano Terme. Recentemente ristrutturato, risale al 1912 e nella parte più antica conserva ancora intatta tutta la seducente atmosfera della Belle Époque. Un momento storico interrotto dallo scoppio della Prima guerra mondiale che vide coinvolta anche questa struttura ricettiva: durante il conflitto, l’albergo ospitò infatti il Comando Supremo dell’Esercito Italiano. Nella camera 106 il 4 novembre 1918 il generale Armando Diaz firmò il Bollettino della Vittoria annunciando la resa dell’Impero austro-ungarico e la vittoria dell’Italia nella Grande Guerra. Ora questo ampio spazio è una delle suite più belle dell’hotel e conserva ancora la scrivania del generale e la specchiera originale dell’epoca.
Dal passato al futuro: è stata aperta da poco la nuovissima White Spa, di 3.640 metri quadrati, con aree dedicate ai massaggi curatissime e di grandi dimensioni. Molto chic&cool anche i privée dove l’ospite viene coccolato sapientemente durante la tradizionale seduta di argilla bio-termale. Altrettanto accoglienti e confortevoli le stanze dove viene praticata la fangoterapia: grazie ai rituali seguiti e alla professionalità degli addetti, non sembra assolutamente di sottoporsi a un trattamento curativo…
Nell’esteso parco (25.000 mq) intorno alla struttura ci sono 4 grandi piscine, utilizzabili tutto l’anno, riempite con acqua salsobromoiodica dalle notevoli proprietà antinfiammatorie. La piscina di acqua dolce è invece dedicata a chi desidera praticare il nuoto.
Completano l’offerta due ristoranti, il Secret Bar, celebre per i suoi cocktail, e l’Ice Cream Corner (https://www.gbhotelsabano.it/en/grand-hotel-trieste-e-victoria).
Dove mangiare
Ristorante Incàlmo a Este. Parola d’ordine: contaminazione, tra nuove idee ed esperienze passate, con un grande rispetto per la materia prima. Partendo da ciò, nei piatti di questo raffinato ristorante le erbe tipiche della zona dei Colli – come Silene vulgaris (carletti o sciopetin, in dialetto veneto), samara dell’olmo e aglio orsino – si sposano a ingredienti internazionali dando vita a proposte inedite, che piaceranno ai palati più curiosi. Qualche esempio tratto dal menu? Verde 3, a base di silene, acqua di piselli, kiwi e samara dell’olmo, oppure lo gnocco alla romana, condito con miso e battuto di aglio orsino. O ancora, il dolce a base di caramello, mandorle, fava tonka e violette (https://www.incalmoristorante.com).

Antica Trattoria Ballotta a Torreglia. Il ristorante più antico dei Colli Euganei, in attività fin dal 1605! Il menu privilegia ingredienti a chilometro zero con particolare attenzione ai piatti della tradizione, locale ma non solo. Molte le etichette proposte, a cominciare da quelle dei produttori dei Colli Euganei (www.ballotta.it).

Osteria Volante a Torreglia. Alici, zucchine, fagiolini e persino tortellini fritti; giro polpette e cicheti (i tipici antipasti veneziani e veneti); formaggi e salumi di prima qualità (soppressa dell’alta padovana sale e pepe, ossocollo veneto, carnia stagionato, ubriaco al Raboso), accompagnati da giardiniera fatta in casa. Il tutto annaffiato da una ricca selezione di bollicine, vini bianchi e rossi, locali e non: se amate i menu sfiziosi e informali, questo è il posto che fa per voi (https://osteriavolantetorreglia.it).

Informazioni utili sulla viticoltura locale:
Per saperne di più sulle peculiarità e le eccellenze della denominazione padovana si può leggere il volume, promosso dal Consorzio Tutela Vini Colli Euganei (https://www.collieuganeidoc.com), Colli Euganei nati dal fuoco plasmati dalla viticoltura, scritto a quattro mani da Attilio Scienza, professore ordinario fuori ruolo presso l’Università degli Studi di Milano, e Serena Imazio, ricercatrice presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.