La storia del mitico raduno rock e dei rivoluzionari anni Sessanta raccontata in 300 gigantografie, 20 filmati e tre gallerie

di Beatrice Cassina
È lo stesso prato, lo stesso cielo… E succedeva più quarant’anni fa. A Bethel Woods, una piccola cittadina nel nord dello stato di New York, è stato aperto qualche anno fa un museo molto particolare e che i nostalgici della generazione hippy amano sicuramente. È il museo di Woodstock. L’obiettivo è far conoscere quell’esperienza a tutti, il suo significato culturale nell’arte, nella musica e nella vita dell’epoca. Grandi schermi trasmettono ininterrottamente le immagini di quei tre giorni di pioggia nel 1969, ricordati come “days of Love, Peace… e Mud (fango)”. Fa impressione riascoltare, proprio qui, la chitarra di Jimy Hendrix che trasforma l’inno americano nel suono di bombe e sirene.
Ormai Woodstock e i prati di Bethel sono “Historical Places” e il museo ne ripercorrere i momenti clou con 300 gigantografie sull’evento e tre gallerie che raccontano “The Sixties”, “The Woodstock Music and Art Fair”, “The Impact of Woodstock on the Sixties”.
Vengono proiettati più di 20 film (e molti corti) sulla vita negli anni Sessanta, mentre un estratto dei minuti più belli ed emozionanti del concerto si può vedere per la prima volta su un video ad altissima definizione.
Museum at Bethel Woods
200 Hurd Road, Bethel, New York
http://www.bethelwoodscenter.org/museum.aspx