HOSPITALITY

Resort, riserva, scuola

Come un struttura di lusso può diventare un fattore di tutela ambientale e sociale. È il progetto di Michael Lutzeyer, hotelier anticonvenzionale e illuminato

Come un struttura di lusso può diventare un fattore di tutela ambientale e sociale. È il progetto di Michael Lutzeyer, hotelier anticonvenzionale e illuminato

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di Sara Magro
Walker Bay, Gansbaai (viaggio in Sudafrica, settembre 2014)
Ad accogliere gli ospiti nella riserva naturale privata di Grootbos, che fa parte degli Unique Lodges di National Geographic, c’è il proprietario Michael Lutzeyer, un uomo vulcanico, con tante idee in testa e tante già realizzate, che sperimenta, porta avanti successi e abbandona le imprese meno proficue. È lui che ha dato vita, nel vero senso della parola, al progetto di Grootbos, nato come resort per le vacanze, e man mano ampliato in un ambizioso programma di conservazione dell’ecosistema, con classificazione delle sue 756 specie di piante (di cui 7 endogene e nuove) e l’eliminazione sistematica e manuale delle piante aliene portate dall’Australia e distruttive per la vegetazione locale (fynbos). Ora del progetto si occupa una fondazione, anch’essa creata da Michael, la quale gestisce inoltre una scuola di tutela ambientale per 10 studenti all’anno della township di Gansbaai, la cittadina più vicina alla riserva. Oltre al giardinaggio, studiano le materie più utili come inglese, matematica, informatica. In città, la fondazione ha realizzato un centro sportivo con campi di calcio, rugby, baseball, basketball, tennis, palestra. L’idea è quella di creare un luogo di aggregazione intorno al divertimento, e che unisse bianchi, mulatti e neri, ed equidistante dai rispettivi quartieri.
La fondazione ha dunque programmi di conservazione, educazione ma anche di sostenibilità. Nella tenuta, oggi, si producono ortaggi bio e tutto ciò che serve al resort. Hanno maiali, galline, cavalli, piante da frutto. Recentemente hanno anche avviato una coltivazione innovativa riciclando le casse di trasporto delle mele. Usate come vasi capienti (sono circa un metro per un metro, profonde un metro) vengono riempite di terra e piantumate con spinaci e fragole, con un risparmio d’acqua dell’85%. E l’acqua è un bene prezioso da quelle parti. L’obiettivo è arrivare all’autosostentamento del resort, e ciò che resta della produzione è in vendita a prezzi scontatissimi per lo staff dell’hotel (un centinaio di persone).
Della tenuta fanno parte tra strutture, il Garden Lodge, 17 camere per le famiglie, una villa di  1000 mq con piscina, veranda, musica diffusa in tutte le sei stanze, barbecue, e il Forest Lodge con 11 suite indipendenti. Queste hanno letti con baldacchino, bagni immensi, pavimenti riscaldati, salotto con stufa che tra giugno e settembre fa piacere trovare accesa la sera. Nelle camere c’è una pila per illuminare il sentiero di rientro la sera e una sciarpa per proteggersi dal vento. Ma soprattutto, hanno pareti vetrate per godersi da ogni ambiente la bellezza della natura intorno. Michael ha comprato più terra che ha potuto per includerla nel suo progetto di tutela e per assicurarsi che nessuno potesse costruire ostacoli visivi tra il resort e l’Atlantico.
La contemplazione è inevitabile, e si alterna alle passeggiate a cavallo sulla spiaggia, ai trekking di due giorni con guida botanica al seguito e notte in rifugio, giri in barca o in aereo bimotore per vedere le balene che si riproducono a Walker Bay.
Da non perdere: il con GIN Verdant Inverroche, distillato in Sudafrica con erbe di Cape Fynbos, e l’aperitivo davanti a Walker Bay, dove c’è una piccola dépendance, dove servono champagne e canapé su una terrazza a picco sull’Oceano.