
Un giovane fotografo, ancora sconosciuto, voleva fotografare Maria Callas, ma alla Scala non sembravano intenzionati a farlo entrare. Era Mario Dondero (1928-2015) e quel giorno il suo talento fu aiutato dalla fortuna, grazie all’incontro davanti al teatro con la sua ex professoressa di greco del liceo, che conosceva la cantante. Nacquero così le celebri foto scattate alla diva. La mostra, che inaugura oggi a Palazzo Reale, propone per la prima volta a Milano una retrospettiva del lavoro fotografico di uno dei protagonisti della fotografia italiana e internazionale della seconda metà del Novecento (“Mario Dondero. La libertà e l’impegno”, a cura di Raffaella Perna, fino al 23 settembre). Dieci sale nelle quali si snoda un percorso volto a offrire un panorama complessivo della sua opera con immagini tratte dai reportage e dai servizi fotografici realizzati dagli anni Cinquanta al primo decennio del XXI secolo, tra scatti iconici e diversi inediti forniti dall’archivio dell’autore. Un archivio definito di “interesse nazionale” dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che il fotografo ha lasciato alla Regione Marche e ora conservato a Altidona, presso la sede della Fototeca. Dopo aver vissuto a lungo a Parigi e a Roma, Dondero aveva scelto infatti di trascorrere gli ultimi anni della sua vita a Fermo. Nato a Milano, partigiano a 16 anni, il futuro reporter comincia a collaborare con testate come l’Avanti, l’Unità, Milano Sera, legato all’ambiente degli intellettuali frequentatori del Bar Giamaica. È l’inizio della sua lunga carriera, caratterizzata dalla ricerca di un nuovo linguaggio fotografico, da impegno civile e allo stesso tempo da forte empatia e rispetto per la gente. Lo scrittore e amico Luciano Bianciardi si ispira a lui per tratteggiare la figura del fotografo Mario, uno dei personaggi che compaiono nel suo romanzo “La vita agra”. Seguono gli anni di Parigi, centrali nella sua produzione. Anni in cui documenta i cambiamenti sociali e politici, segnati da collaborazioni importanti. Poi è a Roma, ma la Ville Lumière resta sempre un punto di riferimento. Dondero, attivo fino all’ultimo periodo della sua vita, viaggia molto, in Africa, in Asia, in Sud America, in Russia e in Afghanistan. Le sue foto vengono pubblicate su quotidiani e periodici come il Venerdì di Repubblica, Il Manifesto e Diario. Le immagini in bianco e nero, esposte nell’Appartamento dei Principi di Palazzo Reale, raccontano la sua parabola seguendo un criterio cronologico e tematico. Una narrazione a tappe, dalle fotografie nella penisola iberica degli anni Cinquanta e in Italia, il corpus di immagini realizzate in Irlanda, quelle dedicate ai personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura. E inoltre la Francia, gli scatti tratti dai reportage in diversi Paesi africani, in Brasile e Cuba, ma anche a Berlino nei giorni che precedono la caduta del muro nel 1989, fino agli ospedali di Emergency a Kabul. Catalogo Silvana Editoriale. www.palazzorealemilano.it