GOURMET

Un calice di eleganza, armonia ed equilibrio

Alla scoperta della Cantina Col Vetoraz, produttrice di spumanti Valdobbiadene Docg premiati nei più prestigiosi concorsi enologici nazionali e internazionali

La sede dell’Azienda Col Vetoraz a S. Stefano di Valdobbiadene (TV)

Tre medaglie d’argento alla London Wine Competition, una medaglia d’oro e una medaglia d’argento al Concours International de Lyon, tre medaglie d’argento alla Paris Wine Cup, una medaglia d’oro e una d’argento al Frankfurt International Trophy
Sono solo alcuni dei prestigiosi riconoscimenti internazionali assegnati nel 2022 e nei primi mesi del 2023 a diverse etichette della Cantina Col Vetoraz, situata a Santo Stefano di Valdobbiadene (TV), che da tempo rappresenta un importante punto di riferimento produttivo all’interno della denominazione Valdobbiadene Docg.

Paolo De Bortoli (a sinistra), Loris Dall’Acqua e Francesco Miotto (in piedi), fondatori dell’Azienda vitivinicola Col Vetoraz

Come spiega Loris Dall’Acqua, amministratore delegato ed enologo della Cantina, «Col Vetoraz si trova a quasi 400 metri di altitudine, nel punto più alto dell’omonimo colle, parte delle celebri colline del Cartizze (una piccola area di circa 107 ettari, ndr) da cui ha origine questo vino pregiato. E’ proprio qui che la famiglia Miotto si è insediata nel 1838, sviluppando fin dall’inizio la coltivazione della vite. Nel 1993 Francesco Miotto, discendente di questa famiglia, l’agronomo Paolo De Bortoli ed io abbiamo dato vita all’attuale azienda vitivinicola che ha saputo innovarsi e crescere rapidamente, raggiungendo in soli 25 anni il vertice della produzione di Valdobbiadene Docg sia in termini qualitativi sia in termini quantitativi».

Cifre alla mano, la Cantina in un anno vinifica più di 2.300.000 kg di uva Docg dalla quale viene selezionata la produzione di 1.250.000 bottiglie vendute. Solamente il 20 per cento dell’uva vinificata proviene da vigneti di proprietà della famiglia Miotto, il resto viene conferito da ben 72 vignaioli di fiducia che si impegnano a coltivare le vigne rispettando i criteri qualitativi stabiliti dall’enologo e dall’agronomo di Col Vetoraz.
«Raccogliamo una quantità d’uva nettamente superiore ai nostri fabbisogni (30-35 per cento in più), prediligendo l’area dai terreni calcarei e silicei di origine miocenica con le maggiori caratteristiche di eccellenza per la produzione di uva di qualità, per scegliere alla fine solo il meglio», sottolinea Dall’Acqua. «Esigiamo che i nostri viticoltori sposino i principi produttivi dell’Azienda per evitare, in fase di imbottigliamento, ogni tipo di addizione al vino. Lavoriamo esclusivamente con pulizie fisico-meccaniche fin dalla pigiatura e non facciamo ricorso ad alcun trattamento che possa alterare l’armonia naturale del vino. Sono convinto, infatti, che eleganza, armonia ed equilibrio siano la chiave della piacevolezza dei nostri spumanti».

La magnifica vista dalla sede di Col Vetoraz

Senza contare che tutte le uve conferite alla Cantina vengono rigorosamente vendemmiate a mano a causa dell’estrema pendenza del territorio che raggiunge anche il 70 per cento – la cosiddetta viticoltura eroica – ma anche per evitare le ferite causate dalla raccolta meccanica che possono compromettere la salute e la forza della vite.

Inoltre, le uve provenienti da tutti i diversi vigneti vengono vinificate separatamente: questo consente all’enologo di valutare approfonditamente le reali potenzialità di ogni singola partita, prima dell’assemblaggio delle grandi cuvée, garantendo l’intera produzione d’annata di ogni tipologia di Valdobbiadene Docg e Superiore di Cartizze Docg.

Last but not least, i vini Col Vetoraz, caso unico in Italia, sono tutti senza collaggio, ovvero non subiscono nessun trattamento chiarificante con colla di pesce o gelatina così da garantire il mantenimento dell’integrità aromatica e strutturale del frutto di partenza.

Per quel che riguarda il vitigno utilizzato dall’Azienda per vinificare i suoi spumanti, si tratta esclusivamente di Glera, componente base del Prosecco. A questo proposito occorre precisare che il disciplinare prevede che questo vino dai profumi fruttati e floreali, conosciuto e amato in tutto il mondo, venga prodotto con almeno l’85 per cento di Glera, ma Col Vetoraz per i suoi vini ne utilizza il 100 per cento senza aggiunta di altre uve. Sorge dunque spontaneo chiedersi perché nelle etichette della Cantina non compaia la dicitura Prosecco, ma solamente Valdobbiadene Docg.

L’area del Cartizze vista dalla sede di Col Vetoraz

Come spiega Dall’Acqua, «la Denominazione Conegliano Valdobbiadene Docg è una zona collinare incantevole, equidistante tra mare e montagne, cioè a metà strada tra Venezia e le Dolomiti. Qui, per oltre otto secoli, la popolazione locale ha coltivato la vite da cui ha origine il Prosecco Superiore, il cui successo è iniziato dalla fondazione, nel 1876, della prima Scuola enologica italiana a Conegliano Veneto. Quindici Comuni fanno parte di questo anfiteatro naturale (dal 2019 Patrimonio dell’Umanità Unesco, organizzazione che ne ha riconosciuto il valore universale di cultural landscape, ndr). Anfiteatro che vanta una tradizione enologica secolare, un terreno ricco di minerali e un clima mite grazie alle vicine montagne che lo proteggono dai venti freddi provenienti da nord. Caratteristiche che lo hanno appunto reso l’habitat ideale per il vitigno Glera».

Le colline dove si coltiva l’uva Glera

Sembrerebbe una situazione ideale, ma non è così. Il fatto è che del mondo del vino italiano più bevuto all’estero non fanno parte solo i produttori di collina, ma anche quelli di campagna che attualmente sono la maggior parte. «Nel 2009, con la riorganizzazione delle Denominazioni del Prosecco, il ministro dell’Agricoltura ha classificato l’area tra Valdobbiadene e Conegliano come Denominazione di origine controllata e garantita (Prosecco superiore Docg), quindi il più alto livello di qualità per i vini italiani, mentre la Denominazione di origine controllata (Prosecco Doc) è stata estesa a ben nove province dislocate tra Veneto e Friuli», continua Dall’Acqua.
Questo ampliamento degli spazi destinati alla coltivazione del Prosecco è stato voluto per garantire una risposta adeguata all’esponenziale richiesta di bollicine in Italia e nel mondo – stiamo parlando di un giro d’affari totale che sfiora i 5 miliardi di euro – però, a lungo andare, ha generato confusione tra i consumatori che, spesso, non fanno distinzioni tra Prosecco Docg e Prosecco Doc e non capiscono neppure perché tra queste due tipologie ci sia una differenza di prezzo che, in media, può superare anche i 6 euro a bottiglia.

Le colline intorno a S. Stefano di Valdobbiadene

«A partire dal 2009 il Prosecco Doc non è più la vite con 800 anni di storia», sottolinea Dall’Acqua, «ma è diventato un nome esteso a territori di pianura, dove la coltivazione della vite non è stata tramandata di generazione in generazione dalla saggezza dei più vecchi, dove la maggior parte della vendemmia non viene effettuata a mano, ma con l’ausilio di macchinari e dove questa attività ha assunto una visione prettamente industriale, orientata principalmente alla quantità. Tutto ciò ha portato a una situazione caotica, dove la semplice distinzione tra “Prosecco” – vino prodotto nei territori di pianura creati nel 2009 – e “Prosecco Superiore” – vino prodotto sulle colline storiche di Valdobbiadene e Conegliano – non è sufficiente per trasmettere in modo chiaro una precisa identità».

In altra parole, il termine “Prosecco” è diventato molto generico, col rischio di cancellare la storia secolare e la vocazione unica di uomini e donne che, con grande tenacia e abilità, nel corso dei secoli hanno saputo modellare le ripide pendenze tra Valdobbiadene e Conegliano dando vita alle meravigliose colline coltivate a vite, oggi non caso Patrimonio Unesco. Ecco dunque spiegato il motivo della non facile scelta della Cantina Col Vetoraz che, nel rispetto delle proprie radici, a partire dalla vendemmia 2017, ha rinunciato definitivamente al termine Prosecco preferendogli appunto la dizione “Valdobbiadene Docg” per difendere un’identità territoriale unica, costruita in anni di lavoro scrupoloso e appassionato, di ascolto e adattamento ai cicli naturali. «La storia di un vino», spiega ancora Dall’Acqua, «è intimamente legata non solo alla terra che lo produce, ma anche agli uomini e alle donne che con esso sono cresciuti. Terra, clima, vino, costumi, tradizioni: in tutto questo sta il vero significato di terroir».

A questo punto non è difficile comprendere perché i vini spumanti prodotti da Col Vetoraz siano posizionati in un fascia qualitativa elevata e perché, come abbiamo già detto, nel corso degli anni abbiano sempre ottenuto risultati lusinghieri ai più prestigiosi concorsi enologici nazionali e internazionali.

Tutte le etichette firmate Col Vetoraz – Valdobbiadene Docg Superiore di Cartizze, Valdobbiadene Docg Dry Millesimato, Valdobbiadene Docg Extra Brut Ø, Valdobbiadene Docg Extra Dry, Valdobbiadene Docg Brut, Valdobbiadene Docg Cuvée 5 Extra Brut, Valdobbiadene Docg Cuvée 13 Extra Dry – sono caratterizzate da profumi complessi che al naso richiamano la pesca bianca, la pera, gli agrumi, accenni di mela, rosa, fiore d’acacia e il delicatissimo fiore della vite. Al gusto sono morbidi e pieni, anche nelle versioni prive di zuccheri aggiunti, come il Valdobbiadene Docg Extra Brut Ø,e hanno un perlage delicato e fine.

Tra gli altri vini spumanti prodotti dall’Azienda ce n’è anche uno ottenuto da vitigni non locali, ma provenienti dall’Alto Adige: si tratta del Brut Rosa Dodici Lune da uve Pinot Nero vinificate in bianco. Deve il suo nome al fatto che viene sottoposto a lenta fermentazione e a una successiva maturazione sul proprio lievito per un periodo che dura appunto dodici lune. Da non dimenticare anche la grappa all’uva di Prosecco monovitigno, ottenuta da mescolanza tra due distillati di vinacce, prodotti l’uno in un alambicco discontinuo a bagnomaria e l’altro in un alambicco continuo di piccole dimensioni, con una leggera aggiunta di liquido di infusione di uva.

La Sala accoglienza di Col Vetoraz

Chi volesse saperne di più sul Valdobbiadene Docg, può partecipare (su prenotazione) alle degustazioni e ai percorsi formativi organizzati da Col Vetoraz nella panoramica sede di S. Stefano di Valdobbiadene: uno splendido “balcone” sulle Colline del Cartizze dove si viene accolti da personale competente e gentile e dove si possono anche acquistare tutte le etichette prodotte dalla Cantina. Per informazioni e prenotazioni della Sala accoglienza inviare una mail a: accoglienza@colvetoraz.it. Per saperne di più sull’Azienda e i vini prodotti: https://www.colvetoraz.it

Piccola guida alle bollicine Docg
Il Valdobbiadene Docg nasce da un piccolo territorio collinare tra le cittadine di Conegliano e Valdobbiadene, in provincia di Treviso, dove la sua coltivazione trova le condizioni ideali per una massima espressione. Questo vino è la sintesi della combinazione tra varietà di suoli, clima mite e sapienza degli uomini che si tramandano da generazioni l’arte del lavoro fatto a mano. Solo così è possibile coltivare le ripide pendici delle colline “ricamate” dai vigneti, che creano un ambiente talmente spettacolare da essere oggi patrimonio dell’Unesco.
Il Valdobbiadene Docg presenta varie versioni che si distinguono per residuo zuccherino:
L’Extra Brut, il più secco (da 0 a 6 g/l)
Il Brut, secco (da 0 a 12 g/l)
L’Extra Dry, la versione più tradizionale (da 12 a 17 g/l)
Il Dry, il più rotondo (da 17 a 32 g/l)

Nel Comune diValdobbiadene, in una piccola sottozona di soli 107 ettari, si produce il Valdobbiadene Superiore di Cartizze, la più importante espressione della Denominazione.

Per riconoscere il Valdobbidene Docg è importante leggere l’etichetta. Elelemento fondamentale è il nome del territorio “Valdobbiadene”. Inoltre, ogni bottiglia riporta sempre la fascetta di Stato prevista per i vini Docg che la rende unica grazie a un numero identificativo.
Le caratteristiche del Valdobbiadene Docg si esprimono con fragranza e freschezza nell’anno dopo la vendemmia. Negli anni successivi i profumi si evolvono dal fruttato-floreale al più maturo e vinoso. Le bottiglie vanno conservate in ambiente fresco e asciutto, lontano dalla luce e fonti di calore. Va servito a una temperatura di 6-8 °C, in calice a tulipano (sono sconsigliati flûte e coppa).

Dove mangiare
La visita alla Cantina Col Vetoraz, può essere l’occasione per scoprire le numerose attrattive storiche, artistiche e naturalistiche delle colline di Valdobbiadene e Conegliano, Patrimonio Unesco. Due esempi per tutti: l’abbazia cistercense di Santa Maria di Follina e il Molinetto della Croda, ma l’elenco è lunghissimo… Senza dimenticare di degustare l’ottima cucina locale. Ecco qualche indirizzo per gli amanti della buona tavola e, ça va sans dire, del vino di qualità.
Ristorante All’Edera, Via Canova 3, Miane, tel. 0438 893222, https://www.ristorantealledera.com/
Piatti tra creatività e tradizione, serviti in una location piacevole e discreta. D’estate si può mangiare in un accogliente dehor. Ottime le proposte a base di oca o di anatra, le tagliatelle ai funghi porcini freschi e il foie gras.

Ristorante Da Gigetto, Via Alcide De Gasperi 5, Miane, tel. 0438/960020, https://www.ristorantedagigetto.it
Un locale che non ha bisogno di presentazioni: è infatti uno dei più rinomati della zona. Propone piatti della tradizione veneta rivisitati, ma non solo, e accoglie gli ospiti nelle sue calde salette con travature al soffitto dalle quali pendono numerosissimi antichi paioli in rame. Indimenticabile la cantina, una delle più belle d’Italia, una sorta di labirinto dove si susseguono corridoi, nicchie e locali che ospitano ben 1.800 etichette internazionali e italiane, con un occhio di riguardo per la produzione locale: il contesto ideale per un aperitivo o il dopo cena con gli amici.

Osteria Dai Mazzeri, Via Pallade 18, Follina, tel. 0438/ 971255, https://www.osteriadaimazzeri.com
Una cucina dove trionfano i piatti della tradizione e i migliori ingredienti, locali o provenienti da altre Regioni italiane. Qualche esempio? I funghi e le castagne provenienti dalle vicine colline, i fagioli di Lamon, le castraure dell’isola Sant’Erasmo, nella Laguna veneta, il radicchio di Treviso, gli asparagi di Cimadolmo, le erbette di campo… Imperdibili la pasta e fagioli, la carne alla griglia, il “Pit in tecia”, ovvero il gallo in umido cotto nel Prosecco o nel vino rosso e servito con la polenta di mais “Biancoperla” e le patate “cornette”.

Dove dormire
Boutique Hotel Municipio 1815, Borgo Berti 6, Valdobbiadene, https://www.municipio1815.it
Inaugurato nel 2021, l’albergo è situato in una posizione incantevole: la vista spazia dalle colline di Valdobbiadene fino alla pianura dove scorre il fiume Piave (nelle giornate limpide si vede anche la Laguna di Venezia). Durante i mesi estivi, la prima colazione viene servita all’aperto, nell’ampio prato panoramico antistante la struttura.