Antonio Monda e Davide Azzolini raccontano com’è nato il loro festival letterario e come da Capri è arrivato a New York, Roma, Bogotà

A cura di Sara Magro
A Capri, è in corso l’XI edizione delle Conversazioni (fino al 3 luglio), il festival letterario itinerante fondato da Antonio Monda, scrittore e docente di cinema a New York, e Davide Azzolini, produttore di cinema ed eventi. Entrambi di origini napoletane e amici da tempo, dal 2006 creano ogni anno a giugno un raffinato salotto letterario pubblico e all’aperto, al quale invitano scrittori famosi o talenti futuri a parlare di un tema di attualità (la “Diversità”, quest’anno, ndr), e a sviscerarlo attraverso la lettura di testi inediti, un’intervista e il dibattito con il pubblico. Il format ha avuto successo, e da Capri lo hanno portato a New York, Roma, Bogotà, con formule nuove. Li ho incontrati nei giorni del festival al bar della piscina dell’Hotel Punta Tragara, un bellissimo hotel con la facciata disegnata da Le Courbusier e l’ingresso proprio nella piazzetta con vista sui Faraglioni, dove, la sera del weekend, al tramonto, si svolgono le Conversazioni (ospiti, programma e prossime tappa qui).
Come è nata l’idea del festival?
Davide Azzolini (DA) Nel 2005, dopo una cena a casa di Antonio, a New York, ci fermammo a chiacchierare informalmente degli argomenti più vari con alcuni scrittori invitati. La mattina dopo, abbiamo pensato di fare una cosa simile per il pubblico. Però – disse Antonio – doveva essere in un posto bellissimo. Perciò Capri.
Antonio Monda (AM) Perdonami Davide, non ho detto un posto bellissimo: ho detto il posto più bello del mondo. Perciò Capri.
(DA) Quando sono tornato in Italia, mi son messo subito a cercare gli sponsor, mentre Antonio si occupava di contattare gli scrittori, partendo da nomi pazzeschi.
Chi c’era alla prima edizione, nel 2006?
DA Jonathan Franzen, Zadie Smith, Nathan Englander, Jeffrey Eugenides, David Foster Wallace, che per la prima e ultima volta lasciava il territorio degli Stati Uniti. È stato un esordio col botto. Grazie a quella prima edizione abbiamo guadagnato un’alta reputazione a livello internazionale, e anno dopo anno siamo cresciuti. Da Capri, ci hanno chiamato a New York.
Infatti Le conversazioni è ormai un festival itinerante. Come è diventato tale?
(AM) A New York siamo stati contattati dal curatore della Morgan Library, che colpito dal festival di Capri, ci ha proposto di creare un programma per la biblioteca storica. La Morgan è un’istituzione meravigliosa, ma aveva bisogno di svecchiarsi un po’, e di trovare un pubblico più vibrante. Era appena stata rinnovata da Renzo Piano, infatti il nostro primo ospite è stato lui.
(DA) A seconda della destinazione e del contenitore, creiamo uno specifico format. A Capri invitiamo soprattutto scrittori, prevalentemente in inglese, che preparano un inedito sul tema dell’anno, e lo leggono al nostro pubblico. La cornice è minimale: al tramonto, nella piazzetta di Punta Tragara, e quando va via la luce naturale, finisce il reading.
A New York invece?
(DA) Poiché l’auditorium della Morgan è dotato di un sistema di proiezione, abbiamo creato un programma legato al cinema: invitiamo due personalità di mondi diversi – scrittori, registi, attori, architetti, musicisti, giornalisti, eccetera – e chiediamo loro di raccontarci i film della loro vita e le scene esatte, che diventano il filo conduttore dell’incontro. Diversamente da Capri, a New York si paga il biglietto. È stato subito un successo, e abbiamo raddoppiato gli appuntamenti, uno in primavera e uno in autunno. Sempre grazie al passaparola, ci ha contattato anche la New York Historical Society, per la quale abbiamo inventato un altro evento, con un solo ospite per volta che si racconta dal vivo mostrando sul web i suoi film preferiti e i luoghi che ama, facendo ascoltare la sua musica, leggendo alcune pagine del libro più importante della sua vita, creando insomma una situazione interattiva e multimediale con il pubblico. L’anno scorso, per esempio, abbiamo invitato Don De Lillo che al Guggenheim ha parlato di Burri (in mostra in quel momento) e di Michelangelo Antonioni.
E siete anche a Roma…
(DA) Sì, da tre anni, nel Salone degli Arazzi della Rai, la settimana prima di Capri. Anche lì invitiamo letterati e gente di cinema, italiani in questo caso. Sempre con la Rai, abbiamo realizzato “Close-up”, un ciclo di video interviste a personalità internazionali della cultura, cominciando con Meryl Street e John Turturro. Infine da quest’anno siamo anche alla Feria Internacional del Libro di Bogotà (Filbo), la più grande del Sudamerica, che conta 90mila visitatori a weekend.
Il ministro dell’Economia Tremonti, qualche anno fa, disse che con la cultura non si mangia. La gente, al contrario, sembra avere ancora fame di cultura
(Risposta corale) Credo che si sia trattato di un’infelice battuta, considerando l’intelligenza della persona.
(AM) Cerchiamo di fare degli eventi, speriamo di prestigio, che trattano temi importanti in modo leggero a livello di comunicazione e di struttura (durano al massimo un’ora e 15 minuti). In apparenza sono piccoli, ma grazie alla qualità, hanno un riverbero enorme su giornali, televisione e web. Concentriamo tutto sul contenuto.
Con quale criterio scegliete i vostri ospiti?
(DA) A Capri invitiamo spesso nomi affermati, ma prestiamo tanta attenzione anche agli emergenti, come Valeria Luiselli, quest’anno, che ha tutte le carte in regola per diventare una grande scrittrice.
Ci fa un esempio di chi è diventato famoso, o più famoso, dopo Capri?
(DA) Paolo Sorrentino è venuto come scrittore molto prima di ricevere l’Oscar per “La grande bellezza”. E abbiamo avuto molti giovani, come il dominicano Junot Diaz, che dopo qualche mese ha vinto il Pulitzer. Donna Tartt invece era già famosa, ma non aveva ancora finito “Il cardellino”. Tra l’altro, da allora, torna sempre in vacanza a Capri, si è innamorata dell’isola. Anche il pubblico torna volentieri. Ci sono clienti dell’hotel Punta Tragara che prenotano proprio nei giorni delle Conversazioni.
A proposito, perché Capri è il posto più bello del mondo?
(AM) C’è da discuterne? È come chiedersi perché esiste il male. Ci sarà un motivo per cui Tiberio, che era Obama, Putin e l’America messi insieme, ha mollato tutto per venire a stare qui? È drammatica e gioiosa al tempo stesso. Guardi il verde della montagna, guardi la buganvillea…
(DA) È vero che Capri è bellissima sempre, però ci sono tante Capri. Basta arrivare alla fine di via Tragara, e sei a Beverly Hills. Invece nella piazzetta di Punta Tragara si trova la vera Capri, senza negozi né ristoranti e, a meno che non si mettano ad aprire boutique anche qui (cosa architettonicamente complicata, ndr), si conserverà sempre autentica.
Qualche scrittore italiano che tenete d’occhio?
(AM) Siamo sempre attenti alla scena letteraria: chi sta esplodendo, chi emerge, chi ci piace, sempre compatibilmente con il tema dell’anno. Tra gli italiani, il primo ospite di quest’anno è stato Eduardo Albinati, lo abbiamo invitato molto tempo fa, e probabilmente tra qualche giorno vince il Premio Strega, è già finalista. Abbiamo avuto qui la crema della letteratura italiana. Di fianco a nomi consolidati come Claudio Magris e Alessandro Piperno, ci piace portare uomini e donne del futuro letterario. Un esempio è Mario Desiati, che conoscevano solo gli addetti ai lavori.
Letteratura social: potrebbe essere un tema trattabile nelle prossime Conversazioni?
(DA) Stiamo ragionando con un player tecnologico importante che non possiamo ancora rivelare (Google? Facebook? Twitter?, ndr). Però è quasi un ossimoro oggi parlare di letteratura e social, perché sono opposti. Piuttosto, gli addetti ai lavori dovrebbero fare lo sforzo di trasformare i social in uno stimolo per la letteratura invece di una sua alternativa. La letteratura resta nel libro: che sia su kindle o su carta, ha la sua lunghezza, il suo respiro, la sua vita. Oggi, viviamo in un’epoca di estremi: o scrivi 140 caratteri o 500 pagine. Ci sono persone che hanno smesso di leggere, e comunicano solo con micro messaggi, compresi i politici e persone di cultura; altre invece, anche un po’ snobisticamente, dichiarano di non sapere cosa sono Twitter e Facebook, e si vantano di scrivere ancora a penna. Entrambi sono atteggiamenti illogici e sbagliati. Sarebbe più interessante trovare una formula in cui uno tira la volata all’altro nel rispetto della propria autonomia e dei propri linguaggi. Ciò detto, non credo in una fusione tra letteratura e social.
(AM) sono abbastanza d’accordo.
Chi sono i vostri partner?
(DA) Istituzioni e privati. Organizzare un festival a Capri in alta stagione è molto costoso: viaggio, soggiorno, comunicazione…. Ma di una cosa siamo molto orgogliosi; non abbiamo mai pagato un euro di gettone ai nostri ospiti. Antonio vive a New York, conosce personalmente agenti e scrittori, quindi gli inviti viaggiano su canali privati. Nei rari casi in cui abbiamo preso contatto tramite intermediari, e ci hanno chiesto un cachet, abbiamo rinunciato all’ospite.