
Chi ama le le originali scelte cromatiche e le sognanti atmosfere dei film del regista americano Wes Anderson – autore di pellicole indimenticabili quali I Tenenbaum, Moonrise Kingdom e Grand Budapest Hotel – riconoscerà le sue indiscutibili doti visionarie visitando il progetto espositivo Il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori allestito presso la Fondazione Prada a Milano fino al 13 gennaio 2020. Concepito da Anderson insieme all’illustratrice, designer e scrittrice Juman Malouf – e organizzato in collaborazione con il Kunsthistorisches Museum di Vienna – il progetto in questione riunsice più di 500 oggetti, tra reperti naturali, opere d’arte e manufatti personalmente selezionati da loro due e provenienti da 12 collezioni dello stesso Kunsthistorisches Museum (https://www.khm.at; https://tourism.khm.at/it) e da 11 dipartimenti del Naturhistorisches Museum (https://www.nhm-wien.ac.at), sempre a Vienna. Questi due musei gemelli, inaugurati nel 1891, sono tra le istituzioni più importanti d’Austria e d’Europa: il primo accoglie tra le sue mura più di 4 milioni di opere, a partire dal Duecento-Trecento, collezionate dalla famiglia degli Asburgo (e poi dalla Repubblica D’Austria), mentre il secondo, uno dei più rilevanti al mondo nel campo delle scienze naturali, riunisce più di 20 milioni di oggetti.

Anderson e Malouf hanno accettato di creare la loro “Greatest hits” dei capolavori viennesi perché, come lui stesso spiega, «amiamo entrambi il museo e lo visitiamo periodicamente sin da quando ci siamo incontrati (sono sposati dal 2010, ndr). E’ stato un onore avere questo compito, anche perché eravamo desiderosi di fare qualcosa per supportare questa meravigliosa istituzione. All’inizio pensavamo che non sarebbe stato un impegno arduo perché i nostri gusti e i nostri interessi – per i colori e le forme, per le luci e le ombre – sono così simili da essere quasi interscambiabili: sarebbe bastato selezionare una serie di oggetti che piacevano a tutti e due e sarebbe finita lì… Naturalmente ci sbagliavamo, ma credo che in realtà lo sapessimo fin dall’inizio. Tuttavia non ci aspettavamo che la nostra valutazione erronea ci avrebbe impegnato così a lungo: la mostra, presentata prima a Vienna (da novembre 2018 ad aprile 2019, ndr) e ora a Milano, è infatti il risultato di anni di pazienti e lunghe trattative, amare e rabbiose discussioni, confronti spesso del tutto irrazionali, e persino doppiezze e inganni machiavellici!».

Di fatto la scelta delle opere, frutto non di un approccio accademico ma ispirata piuttosto al modello della cosiddetta Wunderkkamer – ovvero la camera delle meraviglie, diffusa tra il XVI e il XVIII secolo, nella quale i collezionisti raccoglievano oggetti insoliti e rari – dimostra non solo una conoscenza approfondita dei due musei viennesi da parte di Anderson e Malouf, ma testimonia anche risonanze e corrispondenze tra i lavori raccolti e gli universi creativi dei due artisti. A questo proposito, si consiglia di visitare anche il Bar Luce, il caffè della Fondazione Prada, progettato proprio da Wes Anderson nel 2015, con arredi di formica, sedute, pavimento e pannelli in legno che ricordano la cultura popolare e l’estetica dell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta, ma al tempo stesso testimoniano il suo personalissimo universo creativo.

Tornando alla mostra, il titolo rende omaggio a una delle opere esposte, il sarcofago di Spitzmaus, una scatola di legno egiziana del IV secolo a.C. che conteneva la mummia di un toporagno. Ma non si tratta del solo oggetto arcaico: l’intero percorso espositivo esplora infatti un lungo arco temporale che va dal 3.000 a.C., periodo al quale risale il manufatto più antico in mostra, ovvero un bracciale con perle di faience egizia del Kunsthistorisches Museum, fino al 2018, l’anno di origine di tre uova di emù provenienti dal Naturhistorisches Museum. Tra gli oggetti compresi nella selezione, opere d’arte classica come Busto di matrona, scultura romana in marmo della seconda metà del I secolo a.C.; Ritratto di mummia: giovane uomo con corta barba, databile alla prima metà del II secolo d.C., preziosa testimonianza della pittura egizio-romana; dipinti cinquecenteschi e seicenteschi come Ritratto di Casimiro di Brandeburgo-Bayreuth, Margravio di Bayreuth (1522) e Ritratto di vecchio uomo e fanciulla (1530-’40), entrambi di Lucas Cranach il Vecchio; Ritratto del Duca Giovanni Federico, Elettore di Sassonia (1550-’51) di Tiziano Vecellio e Ritratto di Isabella d’Este (1600-1601) d Peter Paul Rubens. Senza dimenticare vere e proprie curiosità, come Smeraldo su piedistallo in rame dorato (1596) – proveniente dal Naturhistorisches Museum – un manufatto costituito da smeraldi colombiani di diverse dimensioni, ma assemblati in Tirolo per simulare un esemplare eccezionale per dimensioni e qualità.

Il progetto espositivo, realizzato con il supporto di Kvadrat, è completato da un libro d’artista: si tratta di un contenitore che raccoglie disegni, riproduzioni e materiali vari. Una sorta di museo portatile e collezione personale, sul modello della Boîte en-valise di Marchel Duchamp, che approfondisce i contenuti del progetto con una prefazione di Wes Anderson, una conversazione tra i due curatori associati della mostra Mario Mainetti (Fondazione Prada) e Jasper Sharp (Kunsthistorisches Museum), un questionario redatto dai 23 curatori dei due musei di Vienna e il racconto del percorso espositivo attraverso le parole di Wes Anderson, Juman Malouf, Jasper Sharp e dell’attore Jason Schwartzman, interprete, tra l’altro, di alcune pellicole firmate dallo stesso Anderson.
Informazioni: fondazioneprada.org: https://www.wien.info/it; http://www.guides-in-vienna.at
