
L’iconico edificio di Jean Nouvel emerge dal mare all’estremità di Saadiyat Island, con la sua cupola argentea che sembra galleggiare sospesa su una struttura di cubi di un bianco abbagliante.
È l’ultimo, straordinario tassello che ha posto Abu Dhabi sulla mappa delle destinazioni più ambite. Una città che punta a costruire la sua identità come uno dei poli culturali più importanti del pianeta, con arte e cultura che si pongono come veicolo di comprensione e tolleranza fra i popoli, di cui Abu Dhabi vuol essere l’emblema.
E così è nato il Saadiyat Cultural District, un progetto culturale che ha visto la luce dieci anni fa, e che prevede, in futuro, la creazione da parte delle più note archistar mondiali di altri poli museali, come lo Zayed National Museum di Foster o il Guggenheim di Gehry.
Ma tant’è, il Louvre Abu Dhabi è arrivato per primo e non vuole certo essere una semplice succursale di quello parigino, ma conquistare – nei trenta anni e sei mesi in cui l’accordo tra i governi dei due paesi prevede l’utilizzo del brand – una sua identità propria.
La filosofia è quella di un museo universale, come sottolinea Mohamed Khalifa Al Mubarak, Chairman del Department of Culture and Tourism di Abu Dhabi, che parla di un cambio di visione nelle persone più che di acquisizione di opere d’arte. L’ambizione del museo è infatti quella di riflettere la natura universale della creazione artistica e la stretta connessione fra le civiltà del passato e le pratiche artistiche contemporanee.
L’edificio da solo vale il viaggio. Sorgente d’ispirazione per Jean Nouvel, i palazzi arabi, ma anche la medina: la suddivisione in diversi edifici interconnessi fra loro ricrea l’idea di un quartiere, una città museo con opere d’arte esposte sia nelle diverse sale che negli spazi aperti, dove regna una relazione stretta fra la luce e l’acqua. Il tutto è sormontato da una cupola di 180 m di diametro che attenua il calore, con 7850 stelle d’acciaio, sovrapposte fra loro in diversi strati, che richiamano l’intreccio delle palme e creano l’effetto di una “pioggia di luce”.
Ma se visitare il Louvre di Abu Dhabi a pochi mesi dalla sua apertura è di per sé un grande privilegio, poter percorrere le 23 sale suddivise in 4 macro aree con il curatore scientifico dell’Agence France-Muséums, Jean François Charnier, è un vero onore.
Charnier spiega il concept che sta alla base del percorso espositivo come un dialogo tra Occidente e Oriente, sulla base di valori condivisi che partono dalle opere d’arte. Capolavori esposti secondo una concezione che non è solo cronologica ma cronotematica, a sottolineare il background comune delle diverse civiltà.

Ed ecco nella prima sala alcune teche che espongono ognuna tre opere simili per concezione ma provenienti da civiltà totalmente diverse. Un concetto che si sviluppa lungo tutte le sale, magari non immediatamente evidente, ma che è la vera innovazione di questo museo che vuole essere universale.
Più di 600 le opere esposte, di cui la metà acquistate nel corso degli anni, e l’altra metà proveniente da 13 musei francesi (non solo dal Louvre quindi), fino ad arrivare all’arte contemporanea e chiudere con l’installazione di Ai WeiWei, la Fontana di Luce che simboleggia la Torre di Babele.
Da una piccola statuetta dell’Asia Centrale di 4mila anni fa che raffigura la Bactirian Princess a una grande statua di Ramses II, da una stele funeraria di Tutankamon al sarcofago della principessa Henuttaui, passando per una sala dove sono esposti fianco a fianco testi sacri dell’islam, del cristianesimo, del buddismo e del taosimo, fino ad arrivare a metà del percorso a La belle Ferronnière di Leonardo da Vinci. Sarà forse in questa stessa sala che sarà esposto anche il Salvator Mundi, acquistato in dicembre, che secondo Charnier sarà l’opera di maggior richiamo e di maggior prestigio di tutto il Louvre di Abu Dhabi e che con 450 milioni di dollari è in assoluto l’opera d’arte più pagata al mondo.
Si continua con statue del Canova, un grande quadro di Jacques-Louis David che raffigura Napoleone che attraversa le Alpi , Il Pifferaio di Manet e opere di Van Gogh, Cézanne, Brancusi, Pollock, Giacometti, per arrivare a Cy Twombly.
Alla fine del percorso, direttamente sotto la grande cupola, due opere di grande suggestione: uno splendido bassorilievo in calcare realizzato da Jenny Holzer, For Louvre Abu Dhabi, che celebra la storia del dialogo interculturale a partire da tre testi antichi risalenti agli Assiri e ai Sumeri, e Leaves of Light, una gigantesca installazione site specific di Giuseppe Penone, parte della sua opera Germination. Un albero di bronzo che sembra interagire con la vasta cupola di Jean Nouvel e che vuole simboleggiare la vita così come è condivisa da tutte le culture, e rimandare l’eco dello spirito universale del museo.

Info pratiche:
VOLO
Etihad Airways ha un volo diretto da Milano della durata di 6 ore e 20 operato con un Boeing 787-9 in tre classi di servizio, la First con 8 suite, la Business Class con 28 posti flat bed e l’economy.
HOTEL
Jumeirah at Etihad Towers, avveniristico hotel 5 stelle, offre 382 stanze e suite estremamente confortevoli, spiaggia privata, tre piscine e sette ristoranti tra cui un ottimo libanese, Li Beirut, e un ristornate a buffet, il Rosewater, con specialità di tutti i continenti. Dall’Observation Deck at 300, vista spettacolare sulla città e sul Golfo Arabo.

DA NON PERDERE
- Sheikh Zayed Grand Mosque simbolo spirituale del Paese, con le sue 82 cupole di marmo bianco, l’immenso cortile e il più grande tappeto e la più grande cupola del mondo.

- Il Museo di Qasr al Hosn che ripercorre la storia di Abu Dhabi da quando era un piccolo villaggio abitato dalla tribù Bani Yas.
- Una visita all’iconico Emirates Palace Hotel, emblema del lusso 5 stelle dell’Emirato, che non è solo un albergo ma un monumento all’opulenza. Per la cena, imperdibile il Mezlai, ristorante tipico emiratino nel cuore del lussuoso albergo.

- Pearl Journey: uno dei tanti tour delle Emirati Experiences, un giro in barca nei canali circondati da mangrovie alla scoperta dell’arte della pesca delle perle, una volta unica fonte di ricchezza dell’Emirato, e una lezione per apprendere le tecniche necessarie ad aprire un’ostrica viva. Le perle trovate saranno un souvenir sulla strada del ritorno.
- Il Forte Al Jahili di Al Ain che ospita una splendida mostra permanente delle foto della traversata del deserto Rub Al Khali compiuta da Wilfred Thesiger (Mubarak bin London) nel 1940. Per dormire ad Al Ain c’è il Telal Resort, resort a 5 stelle circondato dalle dune del deserto, vincitore del World Luxury Hotel Awards 2017.