
«Settembre, andiamo. È tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all’Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti».
Difficile non emozionarsi leggendo i versi in cui il Vate espresse tutto l’amore per la sua terra d’origine: l’Abruzzo, una regione attualmente suddivisa in quattro province, quelle de L’Aquila, Pescara, Chieti e Teramo. Quest’ultima in particolare, racchiusa tra il massiccio del Gran Sasso e il mare, ancora oggi conserva reminiscenze del mondo arcaico descritto dal D’Annunzio, soprattutto nell’interno. Innanzitutto per la varietà dell’ecosistema, dove l’uomo c’è, ma si pone discretamente e rispettosamente nei confronti della natura: anche dove le colline sono una distesa di vigne e uliveti, ordinati e sistemati come giardini e interrotti da campi coltivati, c’è ancora posto per abbazie, folti boschi, borghi e monumenti di grande interesse storico e culturale.

La cucina della transumanza
In secondo luogo da queste parti anche la cucina, attraverso le sue ricette, racconta ancora la storia della transumanza delle greggi, inserita nel 2019 dall’Unesco nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale. Qualche esempio? Gli spaghetti alla chitarra con pallottine accompagnate da un sugo preparato con le costolette d’agnello, gli arrosticini, le mazzarelle teramane, ovvero involtini di coratella d’agnello avvolta in foglie di indivia, la pecora alla callara…

Il Consorzio di tutela vini Colline Teramane
E’ naturale che in questa porzione d’Abruzzo, dove l’intreccio tra uomo, natura e cultura ha origini antiche, ci sia anche una viticoltura di qualità. Proprio per tutelarla e costruire nell’immaginario collettivo lo spazio per un Abruzzo speciale, nel 2003 è nato il Consorzio di tutela vini Colline Teramane, che inoltre valorizza e promuove la prima denominazione di origine controllata e garantita della Regione: Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg. Attualmente quest’ultima denominazione si estende su una superficie totale di 172 ettari – con una produzione annua di circa 600mila bottiglie, delle quali almeno il 60% è destinato al consumo nazionale, il resto all’esportazione – e riunisce una ventina di cantine.

La zona di produzione
Per quel che riguarda la zona di produzione, è compresa nei Comuni di Ancarano, Atri, Basciano, Bellante, Campli, Canzano, Castellalto, Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Cellino Attanasio, Cermignano, Civitella del Tronto, Colonnella, Controguerra, Corropoli, Giulianova, Martinsicuro, Montorio al Vomano, Morro d’Oro, Mosciano Sant’Angelo, Nereto, Notaresco, Penna Sant’Andrea, Pineto, Roseto degli Abruzzi, Sant’Egidio alla Vibrata, Sant’Omero, Silvi, Teramo, Torano Nuovo, Tortoreto, appunto interamente compresi nella provincia di Teramo, la più settentrionale d’Abruzzo.

Dalle montagne al mare
L’area di produzione abbraccia l’intera collina litoranea e interna della provincia stessa ed è caratterizzata, a est, da ampie colline che scivolano verso il mare Adriatico e dalla presenza imponente del Gran Sasso e dei Monti della Laga, a nordovest. Questa orografia favorisce una buona ventilazione (brezze di mare e di monte) che, unitamente alla natura argillo-limosa dei terreni, alla piovosità ben distribuita durante l’anno, al clima temperato e alle notevoli escursioni termiche tra giorno e notte – favorite dalla vicinanza dell’Appennino -, assicura al Montepulciano condizioni ottimali per vegetare in salubrità, con accumuli importanti di sostanze aromatiche nei grappoli, che si traducono in grande qualità e tipicità nel calice.
Pratiche agricole sostenibili
Le colline teramane sono inoltre caratterizzate da una configurazione idrografica particolare, con quattro valli percorse da altrettanti fiumi – Vomano, Tordino, Salinello, Vibrata – che garantiscono una riserva idrica utile a fronteggiare le sfide che il cambiamento climatico sta ponendo oggi, e sempre con più urgenza, agli agricoltori. Per questo motivo e per la necessità di distinguersi partendo dalle proprie peculiarità, è nata la scelta di preservare il territorio attraverso l’uso di pratiche agricole sostenibili: oltre il 70 per cento delle aziende, infatti, opera in regimi di qualità certificata come il biologico, la lotta integrata e la biodinamica.

Passaporto del Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg
Base ampelografica: Montepulciano minimo 90%. È previsto Sangiovese fino al 10%, ma la stragrande maggioranza dei produttori vinifica Montepulciano in purezza. Questo vitigno si esprime al meglio su suoli argillosi, in condizioni ambientali difficili per altitudine e siccità. Ha un germogliamento tardivo che sfugge alle gelate primaverili dell’Adriatico, tollera la botrite e asseconda la maturazione lenta. Si vendemmia fino ad ottobre inoltrato.
Tipologie: Giovane e Riserva. Per il Giovane, il vino deve essere sottoposto a un periodo minimo di invecchiamento obbligatorio di un anno, di cui almeno due mesi di affinamento in bottiglia. Il periodo di invecchiamento decorre dal 1° novembre dell’annata di produzione delle uve. Nella versione Riserva il vino è sottoposto a un periodo di invecchiamento di almeno tre anni, di cui almeno un anno in botti di legno ed almeno due mesi di affinamento in bottiglia.
Caratteristiche: il forte carattere dell’uva Montepulciano traccia indicatori distintivi facilmente rilevabili che definiscono lo “stile Colline Teramane”: il rosso rubino in tutte le sue sfumature dai toni purpurei violacei in gioventù che volgono al granato dopo alcuni anni; il caratteristico profumo di frutti rossi piccoli e turgidi nei vini che nascono più vicino al mare, diventano polposi ed intensi verso la montagna; intensità ed etereità sono le note comuni con richiamo alla radice di liquirizia nel finale. Il gusto è secco, complesso, armonico, e soprattutto fresco e sapido, di rimandi salmastri marini sulla costa e con spiccate mineralità saline avvicinandosi all’Appennino; ritornano frutti rossi arricchiti di naturale speziatura e tostatura.
Abbinamenti: il Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg si sposa perfettamente con i sapori intensi ma equilibratissimi della cucina teramana – in particolare le preparazioni a base di pecora e agnello – ma la sua naturale eleganza lo rende adatto anche per abbinamenti con carni diverse, come brasato e stracotto, e con i formaggi stagionati.

Scoprire il territorio, da 0 a 3.000 metri
Sul sito del Consorzio di Tutela Vini Colline Teramane vengono anche suggeriti degli itinerari enoturistici per scoprire Teramo, la costa adriatica, il Parco nazionale Gran Sasso e monti della Laga, la valle del fiume Vomàno e i tesori delle colline, tra i quali ci sono il Comune di Castelli, appoggiato alle falde del Gran Sasso e famoso per la tradizione delle maioliche, e la città di Atri, principale centro della già citata Valle del Vomàno, che si sviluppa su tre colli affacciati sul mare e sui caratteristici calanchi.

Da vedere assolutamente anche Teramo dove, dopo un sapiente restauro, è stato recentemente riaperto al pubblico il pittoresco Castello della Monica. Si tratta di un edificio costruito in diversi stili architettonici (neogotico, romanico e moresco), il più importante del borgo medievale di Teramo, voluto dal pittore e architetto Gennaro della Monica, vissuto tra il 1836 e il 1917: un unicum architettonico, con tanto di merlature, tra i più importanti dell’Italia centrale. Per quel che riguarda la gastronomia, numerosi ristoranti teramani si sono riuniti sotto l’egida dell’associazione Qualità Abruzzo (https://www.qualitabruzzo.it) per garantire ai clienti tipicità e tradizione dei piatti, insieme a ricerca e creatività.
Informazioni: https://collineteramane.com/it/