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Il cibo del futuro

Il padiglione della Repubblica della Corea propone il suo modello alimentare tradizionale per risolvere problemi di sovranutrizione e malnutrizione

Il padiglione della Repubblica della Corea propone il suo modello alimentare tradizionale per risolvere problemi di sovranutrizione e malnutrizione

di Sara Magro

Il padiglione della Corea del Sud, all’Expo di Milano, ha rappresentato in modo molto efficace il tema dell’alimentazione con un percorso che comincia dalla scalinata d’ingresso, si sviscera all’interno e si lascia con la speranza di una lunga vita a tutti mangiando in modo salutare. Mentre si salgono i gradini, si leggono sulle pareti bianche i nomi dei piatti più famosi, spaghetti, hamburger, pizza….sono migliaia e di tutte le nazioni. Quindi si entra nel cuore della mostra, che illustra il passaggio dalla caccia e dalla pesca fino al junk food tanto diffuso oggi. Si passano tre installazioni che evocano la relazione tra cibo e salute, la sovranutrizione, la fame nel mondo. A quest’ultimo problema della malnutrizione, l’esposizione propone soluzioni simili a quelle adottate dalla Repubblica Coreana che non solo ha superato il problema, ma si è ampiamente affermata come una delle nazioni più innovative del mondo. Molta riconoscenza viene attribuita all’equilibrio dell’alimentazione coreana a base di riso bollito e contorni (Hansik, che poi significa tavola imbandita), dei quali il più famoso è il kimchi, che si ottiene per fermentazione, da qualche mese a qualche anno, di cavolo, peperoncino, rape, pasta di pesce, aglio e cipollotti. Si prepara una volta all’anno: solitamente, le donne di famiglia si ritrovano un giorno di novembre per farlo insieme, dopodiché si conserva in anfore di terracotta interrate per mantenere la temperatura. Oggi, a Seoul, è esclusa la possibilità di tenere la riserva annuale di kimchi (una cinquantina di cavoli per una famiglia di 4 persone) nel modo tradizionale, e invece si mette in appositi e moderni frigoriferi. Nessuno vi rinuncerebbe mai, perché è parte del dna culturale del Paese. Tra l’altro, è merito del kimchi se la Corea del Sud è uno dei Paesi con la minor incidenza di cancro al seno poiché, proprio in fase di fermentazione, si liberano delle molecole di acido lattico che tutelano il tessuto mammario.

Uno dei momenti più suggestivi della visita è il video “Simphony of Food” per due schermi su bracci meccanici e girevoli che illustrano l’equilibrio e l’armonia tra gli elementi, seguendo le stagioni, i colori, la qualità degli ingredienti. Che poi si sperimentano al ristorante Hansik al pianterreno. Tre i menu, a 25 €: Harmony, Healing e Healthy, che permettono di sperimentare l’interpretazione coreana del tema Expo. In una frase “Sei ciò che mangi”.

Il padiglione tutto bianco e dal design contemporaneo, si sviluppa su una superficie di 3880 mq ed è costato 35 milioni di euro. Il progetto è dello studi di Seoul Archiban, mentre la direzione artistica è di Cha Eun – Taek e ha diretto il video di Psy Hangover. Deokhym Jo, direttore dello spazio e funzionario del Ministero del Turismo, è orgoglioso nello sciorinare i numeri del padiglione, dove l’attesa per entrare va sempre messa in conto, anche a mezzogiorno di un giovedì di canicola estiva: arrivano 12 mila visitatori al giorno, e il 20 luglio sono stati tra i primi a festeggiare il milionesimo ingresso.