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I vini della Valle dei Laghi

Nel Garda Trentino ci sono altri sette laghi a differenti altezze. Un territorio ricco d’acqua e di vini, che prende il nome di Valle dei Laghi

In Trentino, l’ultima propaggine del Lago di Garda è Riva e poco lontano c’è la Valle dei Laghi, con altri  sette laghi a differenti altezze: il lago Santo, il Lago di Cavedine, di Toblino, di Lagolo, di Lamar, il lago di Terlago e di Santa Massenza.

Riva del Garda, panoramica dall’alto del Bastione (foto di Germana Cabrelle)

Tre di questi laghi sono collegati idrograficamente tra loro, gli altri rimangono isolati e per vederli tutti si passa da un Comune che si chiama Vallelaghi.

Questo susseguirsi di specchi d’acqua, plasma il paesaggio di viti e ulivi disseminati in una conca nota agli estimatori dell’enogastronomia, per l’appunto, come Valle dei Laghi.

La Valle dei Laghi si incunea tra i massicci della Paganella e del Monte Bondone – le famose Dolomiti di Brenta – dove il clima mediterraneo incontra le Alpi, l’alloro convive con il muschio e la tradizione mitteleuropea si fonde con lo stile italiano.

L’Ora del Garda e i vini della Valle dei Laghi

Il vento è una presenza costante nella Valle dei Laghi e borghi, castelli e panorami si alternano all’orizzonte a ogni passo.

L’atmosfera onirica autunnale del lago di Toblino (foto Germana Cabrelle)

Il soffio pomeridiano, più temperato, si chiama Ora del Garda e contribuisce non poco alla resa dei vini.

Del resto, Garda Trentino fa rima con Marzemino, ma ha assonanze pure con Nosiola, Rebo, Merlot, Pinot Nero e lo spumeggiante Trentodoc.

Il Vino Santo Trentino, presidio Slow Food

E poi c’è lui, il passito dei passiti, il Vino Santo: presidio Slow Food più unico che raro e così denominato perché, da tradizione, la spremitura dell’uva autoctona Nosiola è in calendario durante la Settimana Santa.

I grappoli d’uva si raccolgono con la vendemmia, vengono adagiati sulle aréle (i graticci) e intanto, in questo lungo tempo di attesa, la muffa nobile botrys cinerea fa, come accade per i Sauternes, il suo lavoro sugli acini, consentendone l’appassimento e attivando la carica zuccherina.

Spremitura e fermentazione sono processi lenti, come pure l’invecchiamento e l’affinamento, dapprima in botte e poi in bottiglia per almeno cinque anni.

Per questo il Vino Santo può sfidare il tempo e anche dopo mezzo secolo una bottiglia ben conservata rimane un’esperienza gratificante.

Botte storica della cantina Pisoni (foto di Germana Cabrelle)

Il Vino Santo Trentino, elemento identitario della Valle dei Laghi

Il Vino Santo Trentino è un’eredità storica, un patrimonio di esperienze cui generazioni di vignaioli hanno dato il loro contributo nella Valle dei Laghi.

Le prime testimonianze documentali lo associano al Concilio di Trento del Cinquecento.

Il Vino Santo Ttrentino ha caratteristiche uniche: nessun vino al mondo, infatti, ha un così lungo periodo di appassimento naturale; un’alchimia resa possibile dalla brezza che accarezza la valle.

Bottaia della cantina Pisoni (foto di Germana Cabrelle)

L’Associazione Vignaioli del Vino Santo Trentino

Nella Valle dei Laghi, i principali produttori si sono riuniti nell’Associazione Vignaioli del Vino Santo che conta sei aziende socie e produce circa ottanta ettolitri l’anno.

La Valle dei Laghi e i suoi vini tipici

La storia del Vino Santo Trentino è conservata e raccontata nella Casa Caveau di Padergnone, frutto dell’intervento di recupero dell’antico appassitoio appartenuto alla famiglia Rigotti che diede i natali a Rebo Rigotti, genetista e agronomo, il cui operato è stato determinante per la Valle dei Laghi e i suoi vignaioli. E soprattutto per il vino battezzato col suo nome.

 Reboro, la nuova avventura

Il vitigno Rebo è l’incontro tra Teroldego e Merlot, un ibrido compiuto negli anni Cinquanta proprio dal ricercatore Rebo Rigotti che diede così vita a un vino nuovo che non esisteva.

Bottiglie di Reboro (foto di Germana Cabrelle)

Il Rebo è stata una palestra per fare studi enologici interessanti, lavorando con l’innovazione e in contesti diversi, generando incroci inediti con vitigni innovatori e successive microvinificazioni.

Il Rebo ha un bellissimo colore e un giusto equilibrio di tannini: l’ideale per produrre un vino di media struttura.

L’evoluzione ha quindi colto questo potenziale negli anni Duemila con il Reboro e l’appassimento gli ha dato la concentrazione del vino da occasioni significative.

Cosicché i produttori hanno trovato una standardizzazione verso l’alto insieme a una grande riconoscibilità.

Produttori di Reboro (foto di Germana Cabrelle)

Reboro è una crasi tra il vino Rebo e la parola Oro.

Reboro è anche un progetto  nato nel 2010, che ha dietro  tutta la storia secolare dei produttori di Vino Santo, veri ambasciatori del territorio che lo producono con le loro mani, vinificano personalmente e hanno il controllo assoluto sulla materia prima.

Reboro e Buttafuoco, un gemellaggio

Reboro è altresì un marchio, che si è gemellato quest’anno con il Buttafuoco storico dell’Oltrepo Pavese: un apparentamento tra produttori che non si discostano dai disciplinari, per riportare in auge un vino che stava scomparendo.

Bottiglie di Buttafuoco Storico (foto di Germana Cabrelle)

Reboro è dunque un brand che veicola una volontà comune di fare squadra nella Valle dei Laghi, concentrandosi sulla tipicità e l’identità del Garda Trentino, su concetti filosofici e con l’obiettivo di essere riconosciuti per il proprio stile distintivo.

Come dicono gli esperti, il convitato di pietra è l’Amarone, ma il Reboro non è una imitazione anche se può avere caratteristiche similari.

La comparazione consente di studiare e confrontarsi e tra produttori di nicchia – come sono sicuramente il Reboro e il Buttafuoco – il trait-d’union ha la sua rilevanza.

E ancorché il Buttafuoco non sia un vino di appassimento, è comunque molto ricco, denso e stilisticamente poco distante dal Reboro.

Resta il fatto che, per loro costituzione, entrambi resteranno delle nicchie: anche se tutti si innamorassero di loro, lo spazio ne comprova la rarità.

È il destino delle grandi cru e delle indovinate eccellenze: essere piccoli in quanto buoni. Rimanere gioielli speciali da scoprire nello scrigno del territorio di nascita.

Lo stemma del Reboro è un medaglione con al centro la Madonna del Duomo di Trento (foto di Germana Cabrelle)

Esperienze tutto l’anno

La Valle dei Laghi, così come la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, offre esperienze da vivere tutto l’anno: a piedi, i bici, in treno e in auto con percorsi a tappe, gestibili in totale autonomia, che prevedono soste food&wine nelle cantine degli associati e laboratori creativi.

Paesaggio di Sarche, nella Valle dei Laghi (foto di Germana Cabrelle)

Occasioni anche per fare un tuffo nella storia, con pause piacevoli in fattoria o in rifugi in alta quota.

Distillato di poesia

Infine, a raccontare gli aspetti tecnici, storici e antropologici dell’arte della distillazione della grappa, c’è “La notte degli alambicchi accesi”, un evento che raduna le distillerie storiche di Trentino Grappa in uno spettacolo itinerante lungo le vie del borgo  di Santa Massenza.

È in calendario per i giorni 8, 9, 10 e 11 dicembre 2022 con esibizioni e visite guidate dal pomeriggio alla sera.

Ma questa è un’altra pagina, quella dell’Avvento che prepara all’intima atmosfera natalizia.