Tutti abbiamo bisogno di nuovi orizzonti dopo la clausura dall’emergenza sanitaria. Chi è fortunato, abita vicino a un bosco, alla montagna, alla campagna. Ma chi vive in città è stato barricato tra le “quattro mura” per una sessantina di giorni, con l’unico miraggio di arrivare fino alla farmacia o al supermercato più vicini. Ora ci è concesso qualche centinaio di metri in più, di passeggiare e fare sport all’aperto, di respirare aria nuova. E finalmente hanno riaperto parchi e giardini, compresi quelli pregiati dei Grandi Giardini Italiani (www.grandigiardini.it), un network che ne include di storici, contemporanei e artistici.
In questi giorni se ne possono già visitare più di 20 tra i quali il parco della Reggia di Venaria Reale, appena fuori Torino, l’Oasi Zegna a Biella, il Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera, il Castello di San Pelagio a Due Carrare, il Labirinto della Masone a Fontanellato, il Sacro Bosco di Bomarzo vicino a Viterbo.
«Con le nuove regole di distanziamento sociale, si può ripensare come vivere questi spazi», spiega Judith Wade, fondatrice nel 1997 di Grandi Giardini Italiani. «Certo, si possono apprezzare dal punto di vista botanico ed estetico, ma anche per il silenzio e il relax che offrono». Non solo. Secondo Judith, i parchi possono contribuire al turismo nazionale travolto dell’emergenza sanitaria. Quest’estate infatti non si viaggerà verso mete esotiche. Le nostre vacanze saranno soprattutto italiane, senza la solita folla di stranieri. È quindi un’occasione unica per esplorare e riscoprire i tesori nostrani, compresi quelli botanici, spesso ignorati o dimenticati. Spesso i giardini sono musei all’aperto, pieni di sculture e piante rare, progettati dai maestri del paesaggio. Spesso omaggio alla bellezza confortante della natura, ispirano serenità procurando un’inattesa terapia anti stress.