
Quando nel 2015 fu demolita l’ala principale dell’Hotel Okura a Tokyo, da molte parti si lamentò la scomparsa di un’icona dell’architettura moderna giapponese. Nei mesi precedenti, la prestigiosa rivista Monocle aveva creato una petizione – che in ultimo sarebbe stata firmata da più di 9000 persone in tutto il mondo – per opporsi all’abbattimento dell’edificio, spiegando come l’Hotel Okura fosse uno degli edifici più rappresentativi di una stagione particolarmente felice dell’architettura moderna in Giappone. Questo genere di edifici, sosteneva Monocle, hanno pochi difensori e di conseguenza stanno diventando sempre più rari: nella capitale giapponese, la riqualificazione di quartieri degli uffici – come Marunouchi e Yurakucho – stava causando la loro rapida scomparsa.
Ma l’Hotel Okura non era un edificio qualunque: creato nel 1962 dall’architetto Yoshiro Taniguchi con l’aiuto di un eccezionale team di artisti e artigiani, l’Okura ebbe un’impareggiata capacità di restituire il senso di un tempo e di un luogo. Nel tempo però, i costi ormai insostenibili di manutenzione e, soprattutto, la necessità di adeguarsi alle moderne normative antisismiche avevano segnato il destino dell’hotel, celebre anche in Occidente per le scene del classico film di James Bond Si vive solo due volte.

Quattro anni dopo la demolizione, nel 2019, è stato inaugurato il nuovo Okura, che oggi fa parte di The Leading Hotels of the World e ha subito anche un piccolo rebranding, diventando “The Okura”: due torri di vetro e acciaio, che corrispondono a due diverse sezioni: la Prestige Tower e l’Heritage Wing, per 508 nuove stanze complessive.
Le camere dell’Heritage Wing sono state progettate per ricordare una tradizionale accoglienza giapponese, mentre quelle della Prestige Tower, un edificio di 41 piani, hanno un aspetto più internazionale e contemporaneo. La vista notturna sulla città piena di luci è diventata (anche grazie al film indie di culto Lost in Translation) una delle esperienze imperdibili per i viaggiatori che visitano Tokyo, e quella che si gode dalle stanze del The Okura – che cominciano dal ventottesimo piano – rende quasi superflua l’ascesa alla Tokyo Tower.

Il legame tra l’Hotel Okura di un tempo e il The Okura di oggi è la sua celebre hall, che radunava straordinari pezzi di artigianato di altissimo valore, in una cultura – come quella giapponese – che non colloca l’artigianato su un piano diverso e minore rispetto all’arte.
La scelta è stata radicale: la lobby dell’Hotel Okura di un tempo è stata riprodotta in modo perfettamente fedele all’interno della Prestige Tower. A progettarla è stato Yoshio Taniguchi, il figlio – all’epoca già ultraottantenne – di Yoshiro Taniguchi, l’architetto creatore del primo Okura.
Ricreare da zero la lobby nel nuovo edificio è stata un’operazione che per ambizione e scopo ricorda il salvataggio del tempio di Abu Simbel in Egitto: ogni manufatto presente nell’atrio è stato accuratamente rimosso, catalogato ed esaminato per valutare cosa potesse essere salvato e riutilizzato.
Delle iconiche lanterne sospese dal soffitto, ispirate alle collane di perline giapponesi del periodo protostorico Kofun (da noi spesso chiamato “dei Tumuli”, dal nome delle tombe caratteristiche dell’epoca), sono stati mantenuti i pannelli esterni filettati d’oro, mentre è stato rifatto lo strato interno, irreparabilmente danneggiato. I tavoli bassi laccati, con sedie disposte tutt’intorno a formare dei petali, sono stati invece restaurati. Altro è stato ricreato utilizzando le tecniche di lavorazione tradizionali: i pannelli di cipresso giapponese che coprono le finestre sono stati riprodotti utilizzando il metodo di lavorazione del legno Kumiko, che consiste in un mosaico di centinaia di minuscoli pezzi di legno, tenuti insieme senza chiodi né colla. Gli arazzi alle pareti sono stati creati da artigiani in un processo che ha richiesto anni, perché non c’erano archivi che consentissero di ricostruire la tecnica originale di tessitura, costringendo a procedere per prove ed errori. Eppure gli arazzi non sono del tutto identici a quelli originali, perché Taniguchi non voleva creare un effetto “facsimile”: così ha chiesto un colore che ricordasse la nota giallastra che i decenni di sigari fumati nella lobby avevano conferito agli originali.

Il resto dell’hotel ha un volto completamente nuovo, anche se al quinto piano il gruppo di interior design di hotel di lusso G.A Design ha ricreato le luci soffuse e l’atmosfera sorniona dell’Orchid Bar, che fu il preferito dai diplomatici dell’ambasciata americana che si trova nei pressi.
Fedele all’estetica giapponese che preferisce la raffinatezza al lusso, The Okura è un hotel che si può apprezzare anche solo per il livello sublime della sua ospitalità – ma di cui si può fare un’esperienza ben più ricca considerandolo anche un monumento in sé. L’ideale passaggio di consegne dall’Hotel Okura al The Okura è una testimonianza di genio applicato alla progettazione di un grande albergo, un luogo che diventa capace di incorporare il passaggio di migliaia di visitatori senza esserne diminuito, ma piuttosto arricchito – persino dalla nicotina giallastra dei sigari.