EDITORIAL

Hierro, ultima isola

Considerata per secoli confine estremo del mondo, la più lontana delle isole Canarie è diventata oggi un perfetto luogo di fuga. Riserva della Biosfera e prima isola del pianeta libera dal petrolio grazie alle energie rinnovabili.

Hierro - Playa de las Almorranas
Hierro – Playa de las Almorranas | Foto di Gianmario Marras

Lasciare il mondo alle spalle, allontanarsi da tutto, rigenerarsi. Dove se non a Hierro? Finis terrae d’occidente, la più piccola, lontana, sconosciuta e a suo modo stupefacente isola dell’arcipelago canario. Fino al Medioevo questa era la fine del mondo, passava di qui secondo i calcoli di Tolomeo il Meridiano zero, ultimo approdo per i naviganti prima dell’ignoto, poi le scoperte geografiche e lo spostamento del Meridiano a Greenwich, riportarono l’isola nell’oblio. Oggi, a soli 40 minuti di volo da Tenerife, Hierro ha mantenuto come pochi luoghi al mondo la sua autenticità: una zolla vulcanica flagellata dal vento e dalle onde, un mulinello di grigi tinteggiato di azzurro, ocra e verde.

Hierro - Ermita Virgen de los Reyes
Hierro – Ermita Virgen de los Reyes | Foto di Gianmario Marras

Far West d’Europa, quest’isola sprigiona meraviglia nei pochi chilometri di strada che l’attraversano, come in una sequenza di spettacolari inquadrature, si susseguono colate laviche, coni vulcanici, pascoli verdi, boschi di laurisilva, a un passo da scogliere a picco sulle acque dell’Atlantico. L’Isola è stata dichiarata dall’Unesco Riserva della Biosfera, il 60% del territorio è protetto, il cibo locale  proviene quasi totalmente da coltivazioni biologiche, ed è in corso un progetto per il raggiungimento dell’autonomia energetica con utilizzo di fonti rinnovabili.

Hierro - Punta Grande
Hierro – Punta Grande | Foto di Gianmario Marras

Un Eden per gli amanti di arrampicate, trekking, escursioni in mountain bike e a cavallo, anche se per coglierne la bellezza basta percorrere in auto le sue strade: in 20  minuti  si raggiunge dall’aeroporto, il Mirador de la Peña, progettato da César Manrique, con vista sull’impressionante panorama della valle di El Golfo, resto di  una gigantesca frana che 50.000 anni fa, trascinò in mare metà dell’isola.

Hierro - Mirador de La Peña opera di César Manrique
Hierro – Mirador de La Peña opera di César Manrique | Foto di Gianmario Marras

Numerosi sentieri conducono verso l’interno, fra i  monti ammantati da boschi, cresceva il secolare Garoé, albero sacro del popolo bimbache, abitatore di Hierro fino all’arrivo dei conquistatori spagnoli: sulle sue lunghe foglie si condensava la nebbia notturna per poi sciogliersi lentamente, cadendo come una pioggerella al sorgere del sole. La quantità d’acqua raccolta dai numerosi alberi in contenitori di  pietra poteva raggiungere i 200 litri e permise per un certo periodo la resistenza dei nativi all’invasione. Sul luogo dell’ultima delle piante miracolose, sradicata da un uragano nel 1610, ne è stata piantata una simile nel 1949, ed è sorto un centro visitatori.

Hierro - Mirador de Jinama
Hierro – Mirador de Jinama | Foto di Gianmario Marras

Procedendo in auto dal Mirador de la Peña, si raggiunge San Andres e poi La Frontera nella fertile valle di El Golfo. Interessante in direzione di Las Puntas, la visita all’Ecomuseo de Guinea, dove sono stati ricostruiti i complessi abitativi del primi coloni, case in pietra su un labirinto di grotte vulcaniche, arredate e decorate nello stile delle diverse epoche dal 1400 in poi, nel lacertario accanto all’ecomuseo vivono alcuni esemplari della lucertola gigante endemica dell’isola, salvata dall’estinzione può raggiungere i 90 centimetri di lunghezza.

Hierro - Villaggio di Mocanal
Hierro – Villaggio di Mocanal | Foto di Gianmario Marras

Si viaggia verso il mare in uno scenario segnato dai cataclismi preistorici fra blocchi di magma rappreso e alberi del Drago scossi dal vento, a Punta Grande  le onde dell’ Oceano flagellano la scogliera lavica emettendo cupi ruggiti, da una sporgenza rocciosa si affacciano le finestre dell’hotel entrato nel Guinnes dei primati come il più piccolo del mondo, un luogo di fuga spesso assediato da flutti tempestosi.

Hierro - Hotel Punta Grande
Hierro – Hotel Punta Grande | Foto di Gianmario Marras

Per trovare riparo e fare un bagno, si scende in pochi minuti a La Maceta e a Chargo Los Sargos dove si nuota, durante la bassa marea, nelle acque calme delle piscine naturali. Lungo la costa, oltre l’area termale di  Sabinosa, il paesaggio cambia, ad Arenas blancas sulla roccia scura compaiono schizzi candidi di sabbia, i campi di lava come una tavolozza d’artista si arricchiscono di cromatismi accesi, con variazioni di colori arancio, giallo e verde. A Verodal la spiaggia diventa rossa e fiori sbocciano fra crepe di lava rappresa.

Hierro - Cala de Tacoron
Hierro – Cala de Tacoron | Foto di Gianmario Marras

Le sabine centenarie sulle alture di El Sabinar, sembrano sculture intagliate dagli alisei e il faro sulla punta di Orchilla, una sentinella posta a presidio del Meridiano zero. È il punto più estremo d’occidente: la fine del mondo non poteva essere più bella.

Hierro - Meridiano Zero Faro de Orchilla
Hierro – Meridiano Zero Faro de Orchilla | Foto di Gianmario Marras

5 spiagge da vedere a Hierro:

 Arenas Blancas: l’unica con sabbia bianca e quasi sempre deserta, poco distante da Sabinosa

Playa de la Arena: ampio arenile di ghiaia vulcanica, facilmente raggiungibile percorrendo la strada costiera orientale

Cala del Tacorón: lungo la costa sud presso Restinga, baia di acque calme protetta da rocce, priva di sabbia, ma con area picnic coperta .

El Verodal: sulla costa occidentale  sabbie rosse e un vertiginoso baluardo roccioso come sfondo.

Charco Azul: sulla costa nord,acque turchesi in una perfetta piscina naturale sovrastata da una grotta.

Informazioni: elhierro.travel –  www.spain.info