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Fuoco sacro

Si celebra in tutta Italia dalla notte dei tempi, ma in nessun luogo come in Sardegna il rito dei fuochi di Sant’Antonio, rivela le sue origini, radicate nel mito.
Balli, canti e buon cibo alla luce del fuoco sacro, nel nome di Dioniso e Demetra.

Torpè-Sant’Antonio Abate attraversa il fuoco con il suo porcellino
Torpè-Sant’Antonio Abate attraversa il fuoco con il suo porcellino | Foto di Gianmario Marras

di Gianmario Marras

Celebrato in tutta Italia, il rito dei fuochi di Sant’Antonio, ha origine all’inizio dei tempi. Si svolge nella notte fra 16 e 17 gennaio, quando enormi quantità di fascine di legna e arbusti preventivamente accatastati vengono dati alle fiamme formando spettacolari falò. Si canta, si balla, si beve e si mangia, si impartiscono benedizioni, nel nome di Sant’Antonio Abate. L’anacoreta vissuto fra il  III e IV secolo nell’alto Egitto, fu protagonista, secondo la leggenda,  di un temerario blitz all’inferno, dove in compagnia di un maialino, riuscì nell’impresa di derubare il diavolo, portando il fuoco sulla Terra per donarlo all’umanità infreddolita.

Torpè- Nave di frasche in costruzione
Torpè- Nave di frasche in costruzione | Foto di Gianmario Marras

In nessun luogo, le movenze delle rappresentazioni in onore del santo – protettore degli animali domestici e difensore degli uomini dal fuoco – assumono caratteristiche di originalità come in Sardegna. Dall’uso di fascine composte da essenze profumate di cisto, corbezzolo e lentischio, a quello di tronchi resi cavi dal tempo (sas tuvas) raccolti e dati alle fiamme, fino all’uscita per la prima volta con il calar delle tenebre, delle maschere grottesche del carnevale, tutto rivela le radici mitiche della festa. Dietro l’immagine di Sant’Antonio accompagnato dal suo maialino, si celano in realtà Dioniso dio della vegetazione, ma anche della fertilità e Demetra dea dell’agricoltura. A proposito del maialetto, l’antropologo James Frazer, nella sua opera «Il ramo d’oro » osservò: «Tenendo conto che nel folklore europeo il maiale è un’incarnazione comune dello spirito del grano, possiamo domandarci se questo animale, così intimamente associato a Demetra, non fosse originariamente la dea stessa in forma di maiale.»

Torpè- Natante di frasche
Torpè- Natante di frasche | Foto di Gianmario Marras

Uno dei festeggiamenti più singolari e misteriosi dell’isola, ha luogo nel piccolo paese di Torpè, nella regione della Baronia, 50 chilometri a sud di Olbia. Nei giorni precedenti il 16 gennaio, si completa nelle campagne, la raccolta di ramoscelli di cisto bianco, corbezzolo lentischio, lavandula e rosmarino destinati ad essere assemblati con perizia in forme simili a natanti, fino all’altezza di 6-8 metri. Le competenze per la fabbricazione si tramandano da generazioni, secondo una tradizione secolare la cui memoria riporta alle feste in onore di Dioniso-Bacco, giunto secondo il mito, a bordo di un’imbarcazione, per insegnare la coltivazione della vite. Unico luogo in tutta l’isola in cui non si procede ad un semplice accatastamento, ma si lavora per dare alla montagna di frasche una forma assolutamente unica: grandi scafi, con tanto di poppa e prua destinati ad affrontare il fuoco piuttosto che le onde.

Torpè-Navi di frasche in processione
Torpè-Navi di frasche in processione | Foto di Gianmario Marras

Decorate con fiori e arance – simbolo di fecondità e di buon auspicio per l’anno agricolo – le navi di Torpè caricate su carri di legno trainati da pariglie di buoi, nel corso della processione per le strade del paese insieme al loro equipaggio, sembreranno solcare il cielo, mentre a terra verranno offerti ai presenti dolci tipici (sos cogoneddos) e vino. La sera, dopo la benedizione delle frasche e i rituali tre giri attorno al grande fuoco, un banchetto sarà offerto dal comitato organizzatore a tutti i presenti.

Il borgo agricolo di Torpè, si trova a meno di 7 chilometri dal mare, all’interno degli 8.000 ettari del Parco di Tepilora, riconosciuto nel 2017 «Riserva della Biosfera» dall’Unesco. Una regione ancora poco nota: dall’integro litorale di Posada, ai monti di Bitti. Ricca di acque e foreste popolate di cinghiali, daini, gatti selvatici, martore, volpi e presso le alture dall’aquila reale. Da scoprire, grazie al mite clima invernale, seguendo i numerosi sentieri, anche con visite guidate (tepilora.net).

Le manifestazioni in onore di Sant’Antonio Abate, avranno inizio a Torpè il 16 gennaio alle ore 13 e si concluderanno a notte fonda.  In altri paesi l’accensione dei falò proseguirà fino al 20 gennaio.

Arrivare: In traghetto con Sardinia Ferries sulla linea Livorno-Golfo Aranci si arriva in Sardegna alle 6,30 e si riparte alle 21; il costo per 2 persone in cabina più auto a/r è di 237,25 euro. La distanza fra Golfo Aranci e Torpè e di 61 chilometri, percorribili in auto in circa 45 minuti.

In aereo con Meridiana  da Milano e Roma,  tariffe a partire da 62,17 euro.

Informazioni: www.sardegnaturismo.it