EDITORIAL

Fenomeno glamping

Loek van de Loo ha creato il primo glamping resort europeo in Chianti. Qui la sua storia e il suo concept, dai letti a baldacchino ai bus vintage

Loek van de Loo è considerato il «papà» del glamping in Europa. Olandese, classe 1960, nel 1984 ha fondato Vacanceselect, il tour operator per olandesi a vendita diretta di piazzole sul Lago di Garda e oggi è proprietario di otto strutture all’aria aperta situate tra il Lago di Garda, il Lago di Idro, la Toscana e l’Olanda racchiuse nel gruppo Vacanze col Cuore (vacanzecolcuore.com): uno di questi, l’Orlando in Chianti Glamping Resort (orlandoinchianti.it), è il primo glamping resort del Vecchio Continente.

Lo abbiamo incontrato a Radda in Chianti, in occasione dell’inaugurazione del nuovo Spotty Spray Park, il neonato parco acquatico della struttura, per intervistarlo sul presente e il futuro del fenomeno glamping.

Loek, come nasce il glamping nel nostro Paese?

«Erano i primi anni Ottanta e su input dei nostri clienti, che desideravano continuare a campeggiare ma non erano più ben disposti a usare i bagni pubblici, con il tour operator Vacanceselect insieme al costruttore di tende italiano Crippa Concept, abbiamo progettato una tenda rivoluzionaria, completa di bagno, doccia e cucina, sollevata da terra tramite una pedana di legno. Quando montammo la nostra prima safari tent alla fiera di Utrecht, posizionandoci dentro un letto a baldacchino e una vasca da bagno freestanding (un’idea parecchio all’avanguardia per quegli anni, ndr), riscuotemmo fin da subito un grande successo. Dieci mesi dopo riproponemmo il prodotto alla fiera di Montpellier e dopo qualche giorno uscì un articolo, con tanto di fotografie, sul Parisienne: fu lì che capimmo di avere fatto Bingo!».

Cosa si intende per glamping?

«La parola glamping non l’ho inventata io, è stata data da altri in seguito alla nostra idea pioniera. Oggi il glamping è un concetto molto più ampio del piazzare delle tende lodge di lusso in un campeggio, piuttosto significa offrire a una clientela sempre più esigente e stressata dei servizi glam a 360°: dalle accomodation che rispettino la privacy e le distanze (Loek si riferisce al proliferare di camping con bungalow, tende o case mobili messe “in batteria”, ndr), a una ristorazione di alta qualità, a spazi comuni che (ri)mettano al centro non più solo il corpo ma anche la mente attraverso proposte di wellbeing al passo con i tempi, e poi un’attenzione in più all’animazione per i più piccoli e gli adolescenti, con attività ed esperienze di immersione e scoperta della natura e del rapporto con gli animali».

Com’è nata l’avventura dell’Orlando in Chianti?

«Lavorando con i camping internazionali sul mare della Toscana, conoscevo già il campeggio comunale di Radda che, in Olanda, era schedato come un “posto da streghe”, dove non andare. La prima volta che l’ho visitato era un giorno di fine novembre di undici anni fa e quando io, Chicca (la moglie e madre dei suoi due figli Mariacristina, ndr) e i nostri due futuri soci locali siamo arrivati, era tutto avvolto dalla nebbia, gli alberi erano senza le foglie e ci è mancato poco che due cinghiali ci travolgessero, un posto tristissimo. Prima di ripartire per il Lago di Garda siamo andati tutti insieme a mangiare in una trattoria a Radda e mi sono accorto che intorno avevamo persone di ogni nazionalità, quando nello stesso periodo, sul lago di Garda, non si vedeva ormai più neanche un turista. Nel frattempo, dopo il caffè, era tornato il sole e il cielo era diventato azzurro, così ho proposto a mia moglie di ritornare al campeggio per dare un’occhiata e lì è scattato il click: il lunedì ho chiamato i due soci per dirgli “affare fatto”».

Come si concretizza il tuo glamping concept all’Orlando in Chianti?

«In più modi, innanzitutto offrendo privacy: su una superficie di 24 ettari, capace di ospitare più di mille clienti, ognuno ha a disposizione uno spazio di almeno 225 mq. In secondo luogo, con la varietà, la personalizzazione e l’eco-sostenibilità dell’offerta: dalle piazzole alle mobile home, dai bungalow ai cottage e dalle tende lodge fino ai nostri fiori all’occhiello: lo Spotty Village, un villaggio car free ideale per le famiglie composto da mobile home tematiche progettato con la pianta ispirata al Gioco dell’Oca e dedicato al cagnolone-mascotte del gruppo Spotty e la Glamping Collection, una collezione di sistemazioni molto “instagrammabili” come lo Schoolbus americano, l’Aistream, la roulotte vintage e il caravan in stile anni Sessanta. La nostra parola d’ordine è il recupero e la ristrutturazione in chiave eco-sostenibile e conservativa delle realtà già esistenti. Così come per noi è anche molto importante l’estensione della stagionalità dell’esperienza: abbiamo sperimentato l’apertura dell’Orlando in Chianti fino all’inverno tramite la formula del “winter glamping”, con tanto di area hot tub e sauna. E c’è la parte enogastronomica, che in Italia e a maggior ragione in una regione come la Toscana, è fondamentale: con il Bistrot del Chianti, serviamo il meglio della cucina locale selezionata dallo chef Alessio Cinellu. Tutti questi sforzi sono stati recentemente ripagati con la menzione dell’ADAC, il più importante organo istituzionale del mondo open air, all’Orlando in Chianti come uno dei glamping resort più innovativi d’Europa».

E ora quali sono le tue prossime sfide?

«Ho due sogni nel cassetto: aprire un altro camping in Olanda e trovare il luogo giusto per inaugurare una struttura sul mare in Toscana, tra Grosseto e Cecina».