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Due parole con Maurizio Levi

Abbiamo chiesto al tour operator che viaggia nei deserti e nei paesi meno turistici del mondo, come e dove si sta orientando la bussola del turismo internazionale

Chi è Maurizio Levi

Ha fondato i Viaggi di Maurizio Levi, tour operator che cerca posti non contaminati dal turismo, sia da un punto di vista ambientale (quindi senza file di hotel come a Sharm el Sheik), sia per la genuinità dei popoli (quindi evitiamo i mercati fasulli come quello sull’acqua di Bangkok). Queste scelte lo portano a prediligere i luoghi, senza dar troppo peso alle strutture; quindi, se c’è un ottimo hotel si prenota quello, se si trovano solo guesthouse (anche molto semplici), vanno bene pure quelle, se non c’è niente, si dorme in tenda. Anche la dimensione dei gruppi è importante: devono essere piccoli (massimo 12 persone) per non provocare shock quando si entra in un minuscolo villaggio africano e per non creare incolonnamenti di fuoristrada nel deserto. Entrare in punta di piedi e non lasciare tracce del proprio passaggio è la caratteristica dei suoi viaggi.

L’INTERVISTA

Turismo fai da te: quando, dove e come sì. Quando assolutamente no e perché
Consiglio di rivolgersi a un tour operator per viaggi in paesi poco turistici o itinerari particolari, dove l’inesperienza, può portare a servizi scadenti e non conformi a quello che si cerca. Invece, ritengo indispensabile affidarsi a un operatore specializzato per le imprese più difficili, come attraversare un deserto o visitare paesi dove sono necessari permessi militari o pernottamenti in tenda. Un’organizzazione professionale in questi casi garantisce la riuscita del viaggio, lo svolgimento del programma previsto e le attrezzature adeguate. Un esempio: se sono necessarie delle tende a igloo in un paese che ne è sprovvisto, l’operatore le procura; inoltre, il tour operator offre sicurezza, perché è in contatto diretto e continuo con le agenzie locali, è sempre documentato sulla situazione, conosce problemi e pericoli e sa come tutelare i viaggiatori nelle zone a rischio. Ci sono alcuni viaggi che non possono essere fatti da soli o in due. Il gruppo, anche se piccolo, è conditio sine qua non: per una traversata nel deserto ci vogliono minimo 2 vetture, per ragioni di sicurezza; quindi, per ridurre i costi della spedizione (e rendere il viaggio proponibile), ci vogliono 6-8 partecipanti. Anche quando ci si sposta in yacht o su battello, l’unico modo per ammortizzare le spese è aumentare il numero di partecipanti. Infine, ci sono i casi eccezionali, come la Corea del Nord, dove è proibito viaggiare da soli; per visitare il paese è necessario far parte di un gruppo.

Last minute o early booking sono le due soluzioni per risparmiare sui viaggi. Cosa scelgono gli italiani? Il “last minute” funziona solo per viaggi con voli charter. Nella maggioranza dei casi, questa formula non porta a un risparmio, piuttosto a un aumento dei costi. Man a mano che i posti a tariffe più basse si esauriscono, restano infatti solo quelli più cari; lo stesso succede per gli hotel: quelli che hanno il rapporto qualità/prezzo migliore sono i primi a riempirsi, e le alternative sono spesso più care. Poi si tenga presente che i viaggiatori di altre nazionalità – tedeschi, inglesi, americani – prenotano voli e servizi anche con sei mesi di anticipo; quindi chi prenota un mese prima è già “last minute”. L’early booking è senz’altro validissimo, ma gli italiani solitamente non adottano questa soluzione.

In pochi mesi la mappa del turismo nel Mediterraneo e in Medio Oriente è sconvolta da rivolte e guerre civili. Previsioni per il futuro: dove e quando si potrà tornare? Ovviamente non si può e non si deve generalizzare. In Egitto per esempio, dopo poco più di un mese dai disordini, la situazione è ora sicura e, se non succede nulla (improbabile però) entro 6 mesi, il turismo ripartirà al 100%. Lo stesso vale per la Tunisia. Decisamente più lungo sarà il ritorno alla normalità in Yemen e in Libia, dove non si tornerà per almeno un anno, ma forse di più. L’Oman invece è tranquillissimo e sicuro, mi sento di dire più di molti paesi europei.

Il viaggio sicuro oggi sembra un’illusione…Non è vero che viaggiare sicuri è un’illusione. A volte, il tour operator conosce le situazioni locali meglio della Farnesina che non sempre è aggiornata in tempo reale o lascia sul sito (http://www.viaggiaresicuri.it/) avvisi di situazioni superate da mesi. Gli operatori come noi specializzati anche in viaggi in paesi poco turistici hanno un gran senso di responsabilità perché devono tutelare chi si è affidato a loro. Sono molto prudenti. E poi sarebbe commercialmente sbagliato mandare le persone allo sbaraglio e farsi così cattiva pubblicità, magari sulla stampa, nel caso di problemi. Un operatore serio e intelligente non rischia anni di lavoro e di reputazione per ingordigia.

Viaggiare eticamente: cosa vuol dire? Il viaggiatore eticamente corretto è una persona di buona educazione e tanto buon senso. Deve rispettare usanze e credenze diverse dalle sue, adottare uno stile di viaggio – dall’abbigliamento all’atteggiamento – non offensivo per le popolazioni che si incontrano, rispettare i territori, non trattare le persone con sufficienza. Quando si viaggia, bisogna essere ancora più attenti di quanto lo si è a casa propria.

Vista la situazione, dove orienta la bussola per le prossime stagioni? Nord Africa e Medio Oriente sono adatte a viaggi durante i mesi invernali e primaverili. Ormai siamo alla fine della stagione per queste destinazioni. C’è tutto il resto del mondo da visitare; non c’è che l’imbarazzo della scelta, rispettando ovviamente le situazioni climatiche. Ma non facciamoci prendere dalla psicosi del non viaggiare perché ci sono stati problemi in alcuni paesi. Omar Khayyam, poeta iraniano del 1100 diceva: La vita è un viaggio. Viaggiare è vivere due volte…