
È impossibile stilare un elenco completo del patrimonio storico, artistico, culturale ed enogastronomico del nostro Paese. Certamente, però, nello Stivale esiste un luogo che concentra tutte queste “virtù” in un’area relativamente piccola: si tratta delle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene (in provincia di Treviso), dal 2019 Patrimonio dell’Umanità Unesco, organizzazione che ne ha riconosciuto il valore universale di cultural landscape. Un “paesaggio culturale”, che dal paese di Valdobbiadene si allunga verso est fino alla località di Vittorio Veneto, plasmato e custodito nei secoli da generazioni di viticoltori i quali, con grande tenacia e abilità, hanno saputo modellare le ripide pendenze che lo caratterizzano ricorrendo al cosiddetto ciglione, un particolare tipo di terrazzamento che utilizza la terra inerbita al posto della pietra, contribuendo così a solidificare i terreni senza erodere il suolo e donando armoniosità al paesaggio. Una viticoltura tuttora definita “eroica” perché, proprio a causa delle pendenze che raggiungono il 70 per cento, avviene quasi esclusivamente manualmente e richiede fino a 800 ore di lavoro per ettaro all’anno contro le 150 in pianura.

Anche se i ciglioni si sviluppano dal fondovalle fin quasi sulla cima delle colline, i proprietari terrieri e i contadini che si sono succeduti per generazioni hanno avuto la lungimiranza di “addomesticare” i pendii preservando al tempo stesso parte dell’originario scenario boschivo naturale. Tanto che oggi si parla di “paesaggio a mosaico” perché gli appezzamenti vitati sono intervallati da un’importante presenza di elementi silvestri e improduttivi, ricchi di specie arboree e arbustive e attraversati da torrenti e pozze. Una garanzia per la tutela e la conservazione dell’ecosistema, dal mantenimento delle risorse idriche alla riduzione del rischio idrogeologico. A proposito di sostenibilità ambientale, dal 2011 il Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, l’ente privato che garantisce e controlla il rispetto del disciplinare di produzione del Prosecco Superiore Docg (vedi box in fondo all’articolo), si è dotato del Protocollo viticolo, uno strumento che mette gli agricoltori nelle condizioni di utilizzare i vari metodi di gestione del vigneto, sia chimici sia biologici, in base alle reali esigenze del vigneto stesso che cambiano al variare delle stagioni e a seconda della posizione. In altre parole, grazie al suddetto Protocollo il Consorzio sta indirizzando i viticoltori verso un utilizzo più compatibile e sostenibile dei prodotti fitosanitari così da valorizzare e salvaguardare la biodiversità nel vigneto, dalla flora spontanea ai piccoli anfibi. Un esempio: dal 1° gennaio 2019 nel territorio del Conegliano Valdobbiadene Prosecco è vietato l’uso del glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo della cui probabile tossicità si discute da tempo.

Quest’anno il Consorzio ha presentato una nuova edizione del Protocollo stesso per promuovere e salvaguardare ulteriormente il territorio di produzione del vino e la bellezza del suo paesaggio. Come spiega Diego Tomasi, direttore del Consorzio di tutela, «l’obiettivo generale è sensibilizzare i viticoltori sui temi di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, ma ormai il valore del Protocollo si misura anche sulla base del grado di influenza e capacità di informazione della popolazione locale circa l’attività viticolo-agronomica: questo perché nella Denominazione Conegliano Valdobbiadene spesso la viticoltura e l’abitato si compenetrano, quindi sono necessarie una conoscenza e una consapevolezza diffuse circa lo stato di salute e la gestione dei vigneti».

Tornando alle ricchezze storiche, artistiche, culturali ed enogastronomiche di questo magico lembo di terra veneta, chiamato Alta Marca Trevigiana, per scoprirle si può percorrere la Strada del Prosecco e vini dei colli Conegliano e Valdobbiadene. Nata nel 1966, è la prima arteria enologica italiana e si snoda per un centinaio di chilometri tra le “capitali della denominazione”: Conegliano e Valdobbiadene, appunto, attraversando vigneti, campagne e borghi caratteristici nei quali sorgono castelli, abbazie (una su tutte: quella cistercense di Santa Maria di Follina), piccole chiese secolari, edifici rurali, opifici (dove un tempo si filava il baco da seta), lanifici e locali dove gustare ottimi vini e prodotti gastronomici. Impossibile parlare di tutti i luoghi da vedere senza fare torto a qualcuno, però ecco qualche suggerimento.

A cominciare da Conegliano, città murata sorta intorno a un castello medievale e luogo natale di Giovanni Battista Cima (1457-1517), tra i più importanti pittori della scuola veneta del XV secolo. Dopo aver visitato la sua casa natale, che ospita reperti dell’età del Bronzo e alcune riproduzioni di opere del maestro, ci si può dirigere verso il Duomo – pregevole edificio rinascimentale caratterizzato da un’elegante facciata affrescata dal pittore fiammingo naturalizzato italiano Ludovico Pozzoserrato – per ammirare la cosiddetta Pala del Cima, un dipinto su tavola che raffigura la Madonna con il bambino fra angeli e santi realizzato appunto dal Cima nel 1492. Da non perdere, sopra il porticato del Duomo, la Sala di Battuti, voluta dall’omonima Confraternita, affrescata con pregevoli opere che rappresentano le Storie di Cristo, dipinte dall’artista Francesco da Milano. A Conegliano però non si respira solo spiritualità: qui, infatti, hanno sede la storica Scuola Enologica, la prima in Italia, dichiarata monumento nazionale, e gli adiacenti Bottega del vino, luogo votato all’assaggio realizzato su progetto dell’ingegner Bernardo Carpené, e il Museo Manzoni, dedicato all’illustre scienziato che dal 1912 al 1958 fu insegnante e preside della Scuola stessa.

Un po’ al di fuori della Strada storica, ma estremamente suggestivo, c’è il castello di San Salvatore a Susegana. Si tratta di un’antica fortificazione del XIV secolo, adagiata su un colle panoramico, che tutti gli anni a maggio ospita Vino in villa, la più importante manifestazione dedicata al Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg. Continuando lungo l’itinerario principale, vale la pena di fare una sosta a San Pietro di Feletto per almeno tre motivi: qui, infatti, sorge una delle pievi più antiche d’Italia, contornata da un ampio porticato affrescato e da un campanile medievale. All’interno ci sono diversi affreschi interessanti che fanno da cornice alla Cappella di San Sebastiano, sede del fonte battesimale. Tra le opere significative conservate all’interno della chiesetta di campagna c’è anche il Cristo della domenica, dove il figlio di Dio è rappresentato pieno di ferite infertagli da strumenti da lavoro agricoli: un monito per ricordare ai contadini che non bisogna lavorare nel giorno dedicato al Signore… Il secondo motivo per visitare il paese è più profano: assaggiare le proposte dell’Osteria Antica Guizza, rinnovata recentemente rispettando però la tradizione rurale. In menù ci sono piatti locali, dai formaggi alla porchetta, dalla giardiniera dell’orto a radici e fasioi, preparati secondo i dettami dell’omonima Congrega. Si tratta di una tipica ricetta contadina composta da fagioli passati e adagiati su un piatto fondo a ricoprire radicchi selvatici o coltivati. Il tutto condito con gli “zozoeti”, cubetti di lardo scaldati nell’olio e insaporiti con sale, pepe e un tocco d’aceto. Infine, la terza sosta suggerita è presso la Società agricola Le Manzane, dove Ernesto Balbinot, insieme alla moglie Silvana e ai figli Marco e Anna, vi guiderà con simpatia e grande spirito di ospitalità durante la degustazione di ottimi spumanti e vini prodotti nella sua cantina (www.lemanzane.com).

Ripartiti da San Pietro di Feletto, si arriva velocemente dalle parti di Refrontolo, Comune vicino a cui si trova l’incantevole e antico Molinetto della Croda, uno dei più suggestivi angoli del territorio, con la sua grande ruota azionata dall’acqua (www.molinettodellacroda.it). Spostandosi verso Farra di Soligo vale la pena fare una sosta alla chiesa di San Vigilio, del 1100, che domina dall’alto Col San Martino e tutta la vallata fino al fiume Piave e oltre. Sempre nei pressi di Farra c’è il Santuario di Collagù che ospita le reliquie di Sant’Emilio. Un luogo delizioso dal quale parte una passeggiata che si snoda tra le vigne e attraverso i boschi: verso ovest conduce alle Torri di Credazzo, un complesso fortificato edificato probabilmente tra il IX e il X secolo. Dopo un lungo periodo di abbandono, oggi la struttura difensiva appartiene a una famiglia di imprenditori. Lungo il percorso, si incontrano diverse casere, tipici edifici rurali un tempo adibiti alla rimessa degli attrezzi e oggi in gran parte restaurati. In uno di questi, situato in cima a una collina panoramica, il signor Decimo Baldachin sarà felicissimo di farvi assaggiare un bicchiere del suo ottimo vino, accompagnato dall’immancabile soppressa che ogni anno commissiona a un norcino di fiducia (per info e prenotazioni: tel. 333 4813059, info@rivadelbaldachin.it; www.rivadelbaldachin.it).

Tornati sulla strada carrozzabile e proseguendo ancora verso occidente si arriva nell’area d’eccellenza di tutto il territorio: quella del Cartizze che dà il nome all’iconico spumante conosciuto in tutto il mondo e si estende per soli 108 ettari. Questa piccola superficie, detta Pentagono d’oro, si può scoprire anche a piedi lungo un percorso escursionistico che parte da e ritorna alla parrocchiale di San Pietro di Barbozza, una frazione del Comune di Valdobbiadene. A un certo punto dell’itinerario si gode di un panorama spettacolare sulle colline della Moliana che chiudono a sud questa pregevole zona.
Ultima tappa del percorso: Valdobbiadene, l’altra “capitale” della denominazione, il cui territorio è arricchito da dimore e architetture religiose: villa Piva, detta “dei cedri”, dove un tempo si filava la seta, la chiesa parrocchiale di Guia, attribuita al Canova, la chiesa quattrocentesca di San Gregorio. Nei pressi del paese, ci sono le alture più settentrionali della denominazione, dove i filari di vite creano uno scenario particolarmente suggestivo. Lasciando spaziare lo sguardo, viene spontaneo pensare al Prosecco che verrà e alle parole uscite dalla penna dello scrittore trevigiano Giovanni Comisso: «un biondo, sereno e ravvivante vino che è anche questo uno specchio del paesaggio di queste colline uniche al mondo: aureo diadema lucente di gemme».
(I percorsi organizzati dalla Strada del prosecco e altre associazioni di promozione del territorio sono disponibili sul sito http://www.coneglianovaldobbiadene.it).

Dove dormire Immerso nella campagna coltivata a vite nei dintorni del delizioso paesino di Rolle, il relais Duca di Dolle, dotato di piscina all’aperto, propone numerose esperienze per scoprire il territorio e i suoi prodotti, dal wine trekking al forest bathing, dalle cene stellate ai laboraori floreali, dalla degustazioni delle migliori etichette locali alla full immersion tra fiori e natura (www.ducadidolle.it).
Identikit del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg
Il Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg (https://www.prosecco.it/it/consorzio) è un ente privato di interesse pubblico e raggruppa tutte le categorie di produttori: viticoltori, vinificatori, imbottigliatori. Attraverso le sue strutture tecniche e la collaborazione con gli istituti di istruzione o ricerca, a cominciare dalla prestigiosa Scuola enologia G.B. Cerletti di Conegliano, la prima istituita in Italia nel 1876, svolge un importante lavoro per migliorare la tecnica enologica in vigneto e in cantina, fornendo servizi di assistenza e formazione. Ecco un piccolo vademecum per saperne di più sui vini prodotti, stilato dal Consorzio stesso.

La tipologia simbolo del Conegliano Valdobbiadene è lo spumante che, per il suo carattere informale e raffinato, ha inaugurato un nuovo stile di bere. Quando è spumante, alla parola Prosecco si aggiunge l’aggettivo Superiore. Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg si produce in un’area collinare nel nordest Italia, a circa 50 km da Venezia e 100 dalle Dolomiti, che comprende 15 Comuni, dei quali Conegliano e Valdobbiadene sono considerati l’uno la capitale culturale e l’altro il cuore produttivo. Sono oltre 190 le case spumantistiche produttrici di Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg che viene vinificato da oltre 400 cantine in un distretto che conta più di 6.000 operatori, dove si porta avanti una tradizione radicata da secoli. Ottenuto dal vitigno Glera (dai sentori fruttati e floreali), che deve essere presente almeno all’85 per cento (per la restante percentuale vengono aggiunte uve ottenute dai vitigni Glera lunga, Perera, Bianchetta e Verdiso), viene prodotto nella quasi totalità con il metodo Martinotti: la spumantizzazione avviene in grandi contenitori d’acciaio a tenuta di pressione che garantiscono il mantenimento dei profumi che naturalmente caratterizzano le uve. A seconda del residuo zuccherino, il Prosecco Superiore può essere Extra Brut (da 0 a 6 g/L), Brut (da 0 a 12 g/L), Extra Dry (12-17 g/L) e Dry (17-32 g/L). All’interno della Docg ci sono due tipologie volte ad esaltare le differenze territoriali: le Rive e il Superiore di Cartizze. Il termine “Riva” indica, nella parlata locale, le pendici delle colline più scoscese che caratterizzano l’area di produzione.

Il Rive, infatti, è prodotto esclusivamente con uve provenienti dai vigneti collinari, spesso i più ripidi e vocati, di un unico Comune o frazione di esso, per esaltare le caratteristiche che il terroir conferisce. Ogni Riva esprime una diversa peculiarità di suolo, morfologia e microclima. Il Cartizze proviene da una sottozona, disciplinata fin dal 1969, di soli 108 ettari di vigneto, nel Comune di Valdobbiadene. Una perfetta combinazione tra microclima, vigneti antichi e terreni formati da marne calcaree, dona al vino caratteristiche uniche. Un’ulteriore tipologia di spumante esalta le origini del Prosecco Superiore: il Sui Lieviti, evoluzione del tradizionale Prosecco “col fondo”, prima versione con le bollicine nata tra queste colline. I lieviti che danno il nome alla tipologia sono quelli accumulati sul fondo della bottiglia, all’interno della quale avviene la rifermentazione, secondo appunto l’antico metodo di spumantizzazione oggi sempre più ricercato dai consumatori attratti dai prodotti di nicchia.
Insieme alla Docg Conegliano Valdobbiadene, che è al vertice della piramide qualitativa, compongono l’“universo Prosecco” la Docg Asolo Prosecco e la Doc Prosecco, quest’ultima estesa su nove province tra Veneto e Friuli Venezia Giulia.
