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Cercatori d’oro nella Bessa

Rivivere le atmosfere dei film western e del Klondike in occasione del 32° Campionato del Mondo dei Cercatori d’Oro dal 19 al 25 agosto a Mongrando

Rivivere le atmosfere dei film western e del Klondike in occasione del 32° Campionato del Mondo dei Cercatori d’Oro dal 19 al 25 agosto a Mongrando

La manifestazione si svolge nella Riserva Naturale Speciale della Bessa, che custodisce un territorio di quasi dieci chilometri quadrati interamente modificato, nel suo aspetto, dal lavoro di migliaia di uomini (gli Ictimuli o Vittimuli) che oltre duemila anni fa abitavano buona parte del Biellese. Guidati e sfruttati dai Romani tra il II e il I secolo a.C. trasformarono la Bessa in una delle più grandi miniere d’oro a cielo aperto del mondo. Oggi il paesaggio si presenta come un alternarsi di vallette fitte di vegetazione e cumuli di ciottoli fluviali alti fino a 20 metri.

La ricerca dell’oro sul greto del torrente Elvo è un’attività all’aria aperta che si può vivere tutto l’anno, perché nel Parco Naturale della Bessa opera un’associazione molto attiva, l’Associazione Biellese Cercatori d’Oro, che organizza escursioni lungo il fiume Elvo, ed insegna le antiche tecniche per la ricerca dell’oro dal greto del fiume.

Il campionato è un’occasione per vedere esperti cercatori provenienti da tutto il mondo cimentarsi in questa insolita specialità e sfidarsi a colpi di pagliuzze. Ma anche per una vacanza all’aria aperta nel biellese, per visitare l’Eco Museo dell’oro e della Bessa a Vermogno e la Fucina Morino di Mongrando.

Il Campionato è un momento speciale di aggregazione per i cercatori di tutto il mondo, un’occasione per allacciare legami di stima e amicizia senza frontiere, con le performance dei team internazionali e un ricco programma di eventi collaterali della durata di 9 giorni con gare saranno nella settimana dell’oro: dal martedì alla domenica i cercatori provenienti dai 23 Paesi aderenti alla World Goldpanning Association si sfidano a chi recupererà tutte le pagliuzze d’oro nel minor tempo possibile.
Sono previsti momenti di svago con intrattenimento musicale di band locali, mostre di minerali e di artigianato, la parata delle Nazioni e l’alza bandiera nella cerimonia inaugurale, così come le premiazioni della domenica sul podio dell’Arena, costruito con i massi erratici portati a valle dal ghiacciaio Balteo migliaia e migliaia di anni or sono. E poi cucina tipica Piemontese e biellese nei quattro punti ristoro e prodotti tipici del territorio nel caratteristico negozio che sforna pane fresco tutti i giorni dal suo forno a legna e nelle bancarelle allestite nella zona.

Un aspetto lunare, con cumuli di grandi dimensioni accostati come dune di un deserto, costruiti con sassi di varia grandezza. Tra un cumulo e l’altro, cortine di piante e cespugli spesso impenetrabili. Questa è, in sintesi, l’impressione non certo accattivante che si prova entrando per la prima volta all’interno della Riserva naturale speciale della Bessa, istituita nel 1985. Ma il fascino della Bessa è certamente nella sua storia, più che nel suo aspetto attuale. Una cosa ormai è certa. Tutto questo grande territorio, quasi dieci chilometri quadrati, è stato interamente modificato, nel suo aspetto, dal lavoro di migliaia di uomini.
Erano questi gli Ictimuli – o Vittimuli – che oltre duemila anni fa abitavano buona parte del Biellese. Guidati e sfruttati dai Romani tra il II e il I secolo a.C. trasformarono la Bessa in una delle più grandi miniere d’oro a cielo aperto del mondo.
Di questo immane lavoro rimane traccia nei cumuli, edificati ammucchiando le pietre scartate durante lo scavo. I ritrovamenti archeologici confermano la tesi storica, ma sono ancora necessarie altre ricerche per meglio conoscere le tecniche e le fasi dello sfruttamento aurifero. Gli oltre venti secoli passati fino ad oggi hanno visto la natura riappropriarsi di buona parte del terreno, con una maggiore colonizzazione arborea nelle fasce marginali. Questo aspetto storicamente negativo è però bilanciato dalla valenza naturalistica: una flora e una fauna tipiche, spesso esclusive, che hanno trovato nella Bessa l’habitat ideale.
Ben più grave è stato l’attacco al patrimonio archeologico e ambientale portato in questi ultimi decenni da una non controllata attività di cava per sabbia e ghiaia, che trovava profitto nello sfruttamento del materiale fine già selezionato duemila anni prima. Si apre ora un nuovo capitolo per la Bessa, quello della conoscenza. Altri studi e ricerche dovranno portare ulteriori contributi ma contemporaneamente si avvicinerà la Bessa alla conoscenza di tutti con I ‘apertura di percorsi controllati. In questo modo si potrà capire e salvaguardare un patrimonio unico al mondo.

LA STORIA
I primi riferimenti storici risalgono a Strabone (64/63 a.C. – 21 d.C.) ed a Plinio il Vecchio (23 d.C.-79 d.C.) i quali parlano delle “aurifodinae”, cioè delle miniere d’oro che i Romani coltivavano tempo addietro nell’Agro Vercellese, presso un popolo chiamato “ictimulo”. I reperti archeologici sembrano confermare che lo sfruttamento aurifero si svolse per circa un secolo tra la fine del II ed il I secolo a.C. In questo immenso lavoro vennero impegnati contemporaneamente migliaia di uomini. L’esaurirsi del giacimento e I’apertura di nuove miniere, che i Romani avevano scoperto nei paesi transalpini, determinò la fine del periodo aureo della Bessa. Il silenzio dei secoli calato su questa landa biellese non giovò certo alla sua corretta conoscenza storica e malgrado il notevole interesse di molti studiosi dal 1700 in poi, occorrerà arrivare ai nostri tempi per avere le prime certezze, e questo principalmente a causa della mancanza di una sistematica ricerca. L’attenzione dimostrata dalla Regione Piemonte porta nel 1985 alla istituzione della Riserva naturale speciale e quindi alla prima azione di tutela. Nello stesso anno, nella copiosa letteratura sulla Bessa si inserisce una pubblicazione curata da Giacomo Calleri, che consente di fare il punto sugli aspetti storici ed archeologici a cui fa seguito nel 1996 uno studio di Franco Gianotti sulla geologia. Una prospezione totale del territorio, volta alla localizzazione delle evidenze archeologiche della Riserva è in corso dal 1997.

L’ASPETTO ARCHEOLOGICO
In attesa, come detto, che accurati studi possano o meno confermare le tesi suggerite, vorremmo con queste note aiutare il visitatore a “leggere” quanto appare ai suoi occhi, allorchè si inoltri tra i cumuli. Ognuno di essi è in pratica una vera e propria costruzione, realizzata con i ciottoli scartati e ammucchiati durante lo scavo. In alcune zone raggiungono i 10 metri di altezza e con ampiezze variabili, da poche decine a centinaia di metri. Il materiale sabbioso più fine, contenente l’oro, veniva incanalato nei profondi fossati che, ormai ripopolati dalla vegetazione, oggi si vedono tra un cumulo e l’altro. In questi canali, probabilmente rivestiti in legno, e nei quali scorreva l’acqua derivata dal torrente Viona, avveniva il lavaggio delle sabbie e delle ghiaie e veniva separato l’oro, presente sottoforma di pagliuzze e piccole pepite. Il residuo sterile era convogliato verso il basso e scaricato in direzione dei torrenti Elvo ed Olobbia. Sui cumuli sono visibili molte strade, che recano evidenti segni del passaggio di carri o di grosse slitte, che molto probabilmente servirono alla costruzione dei cumuli stessi. Sono inoltre evidenti alcuni muri perimetrali di piccole capanne, in parte scavate nei cumuli, che testimoniano la presenza di povere abitazioni o ripari temporanei, con coperture vegetali che, probabilmente, venivano realizzate in prossimità delle zone di lavoro. All’interno di alcune di esse sono state ritrovate monete, resti di ceramiche, lucerne ed altro materiale in parte conservato presso il Museo Civico di Biella. Altre strade e muri di contenimento sono opere più recenti, dovute ai contadini del luogo, che sfruttavano i pochi spazi coltivabili.

L’ASPETTO NATURALISTICO
Le caratteristiche della Bessa ne fanno un territorio del tutto particolare dal punto di vista geologico, floristico e faunistico. Il grande ghiacciaio balteo, proveniente dalla Valle d’Aosta, che nel periodo Quaternario ha originato la morena della Serra, di cui la Bessa fa parte, ha trasportato sin qui un vero campionario di rocce, tra le quali, ovviamente, le pagliuzze d’oro, provenienti dalle Alpi Pennine. Si trovano rocce granitiche, gneiss, micascisti, eclogiti e dioriti, che i cumuli evidenziano quasi fosse una mostra campionaria.
L’accumularsi alla base delle pietraie di materiale fine ed organico ha dato origine ad una progressiva colonizzazione vegetale. Prima compaiono i licheni ed i muschi, poi le felci, le eriche ed altri arbusti. Tra le specie arboree, predominano le querce, ma non mancano ciliegi, betulle, frassini, robinie, castagni e noccioli. A primavera, forse la stagione ideale per una visita alla Bessa, la fioritura dei ciliegi si accompagna al profumo dei pruneti, mentre il biancospino, il ciclamino e la rosa canina danno un suggestivo tocco di colore. Tipico è il fiammeggiante giglio di San Giovanni mentre rara è la Pulsatilla montana e la Stellaria bulbosa. Anche la vita animale, forse meno evidente, trova qui un habitat ideale per molte specie. Tra gli insetti, bruchi e farfalle animano l’estate; sono presenti in gran numero i roditori, mentre lepri e volpi sono ben rappresentati, ma si vedono raramente. Tra i rettili, sono presenti la vipera, il biacco e il colubro di Esculapio. Tra gli uccelli, oltre all’ avifauna abituale dei boschi biellesi, è da segnalare una rilevante presenza di allocchi e barbagianni.

ACCESSI E DINTORNI
L’area della Bessa si sviluppa per circa 8 chilometri di lunghezza, con una larghezza media di un chilometro. Si trova tra Biella ed Ivrea, compresa nei comuni di Borriana, Cerrione, Mongrando e Zubiena, sulla destra orografica del torrente Elvo. Essa è parte della morena della Serra, considerata la più grande d’Europa. Dal casello di Santhià, dell’autostrada A4 Torino-Milano, la S.S. n. 143 porta in pochi chilometri al principale accesso alla Riserva, presso il paese di Cerrione. Una strada provinciale entra tra le case del borgo antico, dominato dalle rovine del castello, e prosegue percorrendo tutto il lato occidentale della Bessa fino a Mongrando, paese posto lungo la S.S. della Serra, che da Biella porta ad Ivrea. Tutto il riposante panorama della Serra merita attenzione; a Magnano sono visitabili il Ricetto medievale e la chiesa romanica di San Secondo. A Viverone sono state scoperte notevoli testimonianze archeologiche, relative a villaggi palafitticoli dell’età del Bronzo. Non mancano valide strutture turistiche, alberghi e impianti sportivi, presso il lago di Viverne; un ottimo campo da golf a Magnano; un centro ippico e agrituristico a Cerrione; campeggi a Viverone, Sala e Torrazzo.Numerosi i ristoranti qualificati e le ottime trattorie in località prossime alla Riserva, dove si possono gustare le specialità della cucina locale, mentre a Roppolo, nello scenografico castello con vista sul lago di Viverone, è aperta l’Enoteca Regionale della Serra. Tutto questo è a disposizione di quanti, prendendo spunto da una visita alla Bessa, vorranno approfittare per un piacevole soggiorno nel Biellese.

Per informazioni:

RISERVA NATURALE SPECIALE DELLA BESSA
A cura dell’Ente di Gestione Aree Protette
BARAGGE – BESSA – BRICH
via Crosa 1, Cerrione (Biella)
tel. 015677276 , 015 2587028
baraggebessabrich@tiscalinet.it