EDITORIAL

Cantina mediterranea

Dalla Sicilia alla Tunisia andata e ritorno, un storia familiare di rinascita che attraversa il Mediterraneo di vigneto in vigneto

In questa storia si racconta di un nucleo familiare siciliano, i Pandolfo, che all’inizio dell’Ottocento, dall’isola di Pantelleria si trasferisce in Tunisia, dove il lato paterno della famiglia coltiva uve, mentre quello materno apre una pasticceria con gelateria tipica siciliana, che in poco tempo conquista tutta la città. 

In anni di lavoro il vigneto di Khanguet Gare si estende su 300 ettari e l’azienda esporta il proprio vino anche all’estero, in particolare in Francia. Nella primavera del 1964 il presidente della Tunisia Harbib Bourghiba decide l’esproprio di tutte le terre in proprietà di stranieri, di conseguenza i Pandolfo sono costretti, con pochi beni e scarse risorse, a ritornare in Italia.

Con tenacia il padre di Gabriele, nonché nonno di Andrea, (Gabriele padre e Andrea figlio sono gli attuali proprietari) dopo un breve periodo nel campo profughi di Latina, acquistano nella campagna di Terracina, il podere numero 1720 di via Renibbio, con un piccolo fazzoletto di terra e con tenacia iniziano un nuovo percorso. La loro prima vendemmia è nel 1968, il vino è acquistato dai vicini di casa in segno di amicizia e solidarietà. 

Oggi Cantina Sant’Andrea è azienda di 105 ettari, con una produzione di oltre un milione di bottiglie l’anno, di cui il 40% va al mercato statunitense. Per una tradizione ereditata dal passato quando il padre di Gabriele vendeva il vino alla comunità ebraica di Tunisi, si produce anche vino kasher (produzione di cui si occupano i rabbini).

Le zone pianeggianti dal terreno sabbioso sono riservate alla coltivazione delle uve bianche mentre i terreni collinari, più ricchi di argilla, ospitano i vitigni a bacca rossa. La divisione attuale è in quattro appezzamenti diversi dislocati sul territorio. I primi 50 ettari di vigna, i più storici, si trovano intorno all’azienda di Borgo Vodice, e sono vitigni in cui si coltiva le D.O.C. Circeo, Trebbiano e Malvasia per il bianco nonché Merlot e Sangiovese per il rosso. Ad Aprilia sono dislocati altri 20 ettari in un i appezzamento in cui si trovano Merlot, Syrah, Cabernet, Sauvignon, Malvasia Puntinata e Chardonnay. Altri 10 ettari sono nei pressi di Sabaudia e 15 ettari intorno a Campo Soriano, in vigne che si “arrampicano sui sassi” come racconta Gabriele Pandolfo e che sono completamente immerse nella natura incontaminata con rocce carsiche, a 400 metri sul livello del mare. Qui, grazie al terreno ricco di argilla rossa, i vitigni coltivati sono i più antichi, ossia il Moscato di Terracina, il Cesanese di Terracina, l’Aleatico, l’Abbuoto o Cecubo. 

La produzione più pregiata è la linea Acquarelli, sulle etichette opere d’arte realizzate in esclusiva per ogni vino: per l’Oppidum, Moscato di Terracina secco, è riprodotto il centro storico della città preromana di Volsci; per Templum, un Moscato di Terracina amabile, in etichetta il Tempio di Giove e per Capitolium, Moscato Passito, una parte del centro storico della città di Terracina. Cantina Sant’Andrea produce anche la linea Le Botti, declinata in sei etichette.

Vigna, Famiglia, Casa, con questo spirito si declina l’accoglienza di Cantina Sant’Andrea. Accanto alla Cantina c’è il negozio dove si vendono vino e olio e altri prodotti della casa e c’è l’agriturismo Seguire Le Botti, frutto della ristrutturazione della casa originaria, ha cinque stanze che affacciano sul verde del giardino ricco di fiori, ed ha annessi un uliveto, l’allevamento biologico di galline, oche, quaglie e anatre (che forniscono uova per il ristorante) e api. Al piano terra, nella bottaia, c’è il ristorante omonimo (Il caratteristico nome si deve ai barilotti usati negli anni ’60 per indicare la strada per l’azienda a chi viaggiava lungo la Via Mediana). In cucina lo chef Pasquale Minciguerra, napoletano, classe ’86 – giunto a Borgo Vodice nel 2021 dopo importanti esperienze a Latina, all’Enoteca dell’Orologio prima e all’Hotel Europa – propone con la sua brigata, piatti autentici e genuini con l’esclusivo uso di materie prime locali, che possiamo definire ‘piatti dell’anima’, ricette che ricordano la tradizione della cucina casalinga, rielaborate e realizzate con abilità tecnica e impostazione moderna e senso estetico. Per i dolci, lo scambio in cucina è tra la mente dello chef Minciguerra e quella della pastry chef Sophie Rafflegeau.

La decisione di far nascere una struttura d’accoglienza è di Andrea Pandolfo, motivato dal desiderio di condividere l’unicità dei prodotti regionali, portando avanti un’idea gastronomica che sublima una materia spesso poco conosciuta. Grazie a questa rete virtuosa, è possibile andare alla scoperta di alcune rarità agroalimentari a partire dai formaggi dei quali si scopre la ricca varietà laziale.