
Fermo in una terra di vini mossi; invecchiato a lungo in una zona dove prevale la pronta beva; secco in un territorio dove, in linea di massima, l’amabilità dei vini la fa da padrone: stiamo parlando del Buttafuoco Storico, potente rosso dell’Oltrepò Pavese, l’area geografica in provincia di Pavia nota per la produzione di numerose apprezzate etichette. L’areale di produzione del Buttafuoco Storico si estende su soli 22 ettari, compresi nei Comuni di Canneto Pavese, Montescano, Castana e parte dei Comuni di Broni, Stradella, Cigognola, Pietra de’ Giorgi. Si tratta di un territorio estremamente fecondo e vocato alla produzione enologica, il cosiddetto Sperone di Stradella, delimitato dai due torrenti Versa e Scuropasso: un’enclave particolarissima all’interno della denominazione Buttafuoco Doc, oggi tutelata dal Consorzio tutela vini Oltrepò Pavese.

Proprio le caratteristiche geologiche dello Sperone – si tratta, in sintesi, di una zona collinare composta da terreni sabbiosi, argille e arenarie dove le radici delle viti riescono a spingersi fino a 10 metri di profondità per attingere acqua anche nei giorni più caldi – danno al Buttafuoco Storico le caratteristiche per le quali è conosciuto: alcolicità, tannino e corpo. Inoltre, il clima dello Sperone è abbastanza freddo in inverno, ma caldo e ventilato in estate e sovrasta le nebbie del catino padano permettendo una maturazione graduale e completa dei grappoli. A ciò contribuisce anche la felice esposizione delle vigne che permette una lunga insolazione giornaliera, mentre nelle ore serali tra i filari si insinuano correnti ascensionali calde. Senza contare che questo territorio, seppure piccolo, è caratterizzato da ambienti sia geologici sia pedologici molto differenti: da ciò deriva la peculiarità di ogni vigna di esprimere un carattere assolutamente esclusivo nei vini prodotti.

Infatti, ogni Buttafuoco Storico riporta orgogliosamente in etichetta il nome della vigna da cui lo si produce e che lo distingue da quello delle altre. Anche se le etichette sono diverse, le bottiglie sono invece accomunate dallo stesso marchio, in rilievo sul vetro, adottato da tutti e 18 i produttori (viticoltori, vinificatori e imbottigliatori in proprio) che fanno parte del Club del Buttafuoco Storico, una libera associazione nata nel 1996 proprio per valorizzare questo vino e collaborare nella ricerca delle caratteristiche storiche e delle vigne più vocate. Il logo in questione è composto da un ovale, rievocazione del ciüf (la botte tipica dell’Oltrepò), sostenuto dalla scritta Buttafuoco inquadrata all’interno di due nastri rappresentativi dei due torrenti sopracitati che delimitano la zona storica di produzione. All’interno dell’ovale stesso, c’è un veliero sospinto dal vento a ricordare che, nella seconda metà dell’800, la Marina Imperiale austro-ungarica varò una nave che si chiamava proprio Buttafuoco. A proposito di questo nome, un aneddoto a cavallo tra storia e leggenda narra che nel 1859, durante la Seconda guerra d’indipendenza, un gruppo di marinai austriaci impegnati a traghettare le truppe sul fiume Po, avesse disertato preferendo ubriacarsi con un vino locale chiamato Buttafuoco invece che combattere il nemico…

Per quel che riguarda le caratteristiche del Buttafuoco Storico, che raggiunge facilmente i 14/15 gradi, l’uvaggio è appunto costituito esclusivamente da uve autoctone dell’Oltrepò Pavese, la vinificazione delle quali deve avvenire obbligatoriamente in maniera congiunta in un unico vaso vinario: si tratta di Croatina, Barbera, Uva Rara, Ughetta di Canneto. La prima regala al vino l’intensità tannica, il colore e i sentori di frutta rossa; il secondo, con la sua acidità, forma la spina dorsale del vino stesso e permette una maggiore estrazione dalle vinacce della Croatina; la terza e la quarta danno note di eleganza e una piacevole austerità. L’affinamento in botti di legno di rovere deve durare almeno 12 mesi; successivamente la permanenza nella storica bottiglia come minimo per 6 mesi. Inoltre, ogni annata di questo vino può essere messa in commercio solo dopo almeno 36 mesi dalla vendemmia.
Regole severe grazie alle quali ogni anno vengono prodotte circa 90.000 bottiglie di Buttafuoco Storico che, con le dovute differenze tra un’etichetta e l’altra tra quelle appartenenti al Club, presentano sentori di fiori freschi, come il glicine, la viola e l’iris; di frutta rossa, prima fra tutte la marasca ma anche mora e prugna; spezie, per esempio cannella, chiodo di garofano, pepe, ginepro e canfora: profumi e sapori che sono lo specchio delle caratteristiche organolettiche del suo territorio.

Last but non least, ogni anno a partire dall’annata 2011 il Club sceglie un enologo al quale affidare l’assemblaggio di partite di vino adatte a diventare Buttafuoco Storico per creare una cuvée speciale rappresentativa del territorio e ambasciatrice nel mondo del vino stesso. Si tratta della bottiglia consortile “Vignaioli del Buttafuoco Storico”. In tale cuvée le quantità dei differenti vini, così come le proporzioni, non sono definite da parametri fissi, ma variano di anno in anno, a seconda di ogni singola vendemmia e in base alla mano dell’enologo. L’ultima in commercio, la 2017, è “firmata” da Michele Zanardo, vicepresidente vicario del Comitato nazionale Vino Dop e Igp e professore a contratto di Legislazione vitivinicola presso l’Università di Padova. Tra pochi giorni, nel corso di Vinitaly 2023, il salone internazionale in programma a Veronafiere dal 2 al 5 aprile, verrà presentata la bottiglia consortile 2018: un’ottima occasione per degustarla in anteprima!
www.buttafuocostorico.com