La Toscana enoica più prossima al mare, quella di Bolgheri, è zona vitivinicola recente, con storia di produzioni limitate all’uso familiare, spesso consumate in casa.
La Toscana di Bolgheri è quella dell’Alta Maremma, con i pini marittimi che si intervallano ai cipressi e tradizionalmente non possedeva la stessa consolidata vocazione del Chianti, che sviluppò fin da subito commerci e attività intorno al mondo del vino.

La storia (fortunata) della Toscana enoica più prossima al mare
Addirittura, in questa Toscana bagnata dal Tirreno, si temeva che il mare fosse sfavorevole alla coltivazione della vite, tant’è che la prima azienda agricola a provarci – Tenuta San Guido autrice del Sassicaia – piantò le barbatelle di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc in una posizione protetta, quasi a volerle preservare dai capricci atmosferici.

Insomma, a Bolgheri – feudo in mano ai conti della Gherardesca, terre poi divise fra i marchesi Incisa della Rocchetta e i marchesi Antinori – la credenza generale era questa, e si è mosso ben poco fino agli anni Ottanta.
Non essendoci storicità di vino, né basi dalle quali attingere, questo limite si rivelò tuttavia in seguito una ricchezza che consentì di sperimentare.
L’avventura della cantina Le Macchiole
I primi pionieri ad avventurarsi nella produzione di vino provarono le viti e le tecniche di vinificazione direttamente nelle loro proprietà. Da 7 aziende che erano in origine sono diventate 65 e in questo novero di eletti rientra anche Le Macchiole.

La storia di questa cantina di 30 ettari che sorge lungo la provinciale Bolgherese, nasce nel 1983 su iniziativa di Eugenio Campolmi e della moglie Cinzia Merli.
La giovanissima coppia decise di scommettere sul sogno del vino acquistando sei ettari di terreno e piantando varietà all’epoca poco usate a Bolgheri.
“Inizialmente i campi erano una distesa di grano e olivi e Eugenio, da autodidatta, studia i testi di agronomia e prova a confrontarsi con le variabili dellanatura” ricorda Cinzia che con i figli Elia e Mattia, pienamente inseriti nei meccanismi decisionali aziendali, porta avanti l’attività.

Iniziò così la sperimentazione, con 5000 piante per ettari, poi aumentate a 7500 fino ad arrivare a 10 mila.
Nel 1987 viene imbottigliata la prima produzione – ora non più esistente – nel 1989 nasce il Paleo Rosso, la prima edizione di un vino bolgherese firmato Le Macchiole.
Interpreti del territorio
A metà degli anni ’90 l’azienda diventa un punto di riferimento nella zona di Bolgheri anche per gli altri produttori.
La filosofia aziendale Le Macchiole – ovvero interpretare il territorio attraverso la purezza del mono varietale – entra di diritto fra le migliori del panorama enoico italiano, rendendo Bolgheri e i suoi vitigni i veri protagonisti di ogni vendemmia.

Da questa scelta, nel 1994 nascono Messorio (100% Merlot) e Scrio (100% Syrah) e nel 2001 Paleo Rosso si trasforma in 100% Cabernet Franc.
Vendemmia manuale con selezione sia dei grappoli che dei singoli acini
Nel 2002, quando viene a mancare Eugenio, Cinzia prende in mano l’azienda, supportata dal fratello Massimo che segue i vigneti e, con l’aiuto di un team, in pochi anni imprime alla cantina la propria personalità.
Il resto è storia recente, fatta di professionalità, talento, passione, cura dei dettagli dalla vite al vino.
A Le Macchiole la vendemmia è manuale, con selezione sia dei grappoli che dei singoli acini.

Da questo scrupoloso approccio nascono vini straordinari: Paleo Bianco, Bolgheri Rosso, Paleo Rosso, Scrio e Messorio. Le Macchiole movimenta 200 mila bottiglie, esporta oggi in 60 Paesi (in primis Svizzera, Giappone, Stati Uniti e Germania) riservando all’Italia il 30% della produzione.

Murales e street art
Alla cantina Le Macchiole sono tutti appassionati di street art. “È innovativa e geniale – osserva Cinzia – l’aspetto effimero affascina perché è come la vita delle piante che ha una sua evoluzione che si deteriora nel tempo e tutto questo è estremamente affascinante. Un’opera d’arte si restaura, ma muro dipinto a un certo punto può anche finire”.

Il primo progetto di murales in azienda è stato realizzato nel 2018 ad opera dello street artist Gionata Gesi, in arte Ozmo. Sulla facciata de Le Macchiole che affaccia sulla strada, Ozmo ha raccontato Bolgheri e la cantina con simboli precisi: il viale di cipressi, Giosuè Carducci, il cinghiale, il mare, l’upupa, l’airone, il vento, il gilet che indossava Eugenio.
Disegni che sono riprodotti anche nel packaging aziendale personalizzato e che nel tempo evolverà.

Perché già un altro street artist, Fabio Schirru in arte Tellas, ha dipinto la facciata che da sul cortile interno, stavolta attingendo dai colori del paesaggio, dalla sinuosità del suolo e delle onde del mare. In cinque mattine è riuscito a completare la sua opera.

Tutti i giorni, invece, a Le Macchiole si assaggiano i vini. Perché tanta e tale qualità di prodotto proviene solamente da una dedizione costante e continua, un’attenzione emozionale che ha, dalla sua parte, il clima mite e ventilato che aiuta la sanità del luogo e dei frutti. E il mare, un tempo visto con sospetto, ora è alleato di successo.

Oltre il vino: dove dormire, mangiare, curiosare e fare esperienze
A Bolgheri, lungo la Costa degli Etruschi, è possibile vivere esperienze di itinerari enogastronomici strettamente connesse al mondo dei Super Tuscan.
Innanzitutto si può soggiornare a Villa Curiel, residenza che mixa il design al vintage dominando dall’alto l’entroterra bolgherese.

Un posto romantico sul mare, indirizzo imperdibile per un pranzo o una cena a base di pesce, è il ristorante Il Bucaniere, situato lungo la costa e disegnato dall’architetto Massimiliano Fuksas.

Un altro ristorante pieds-dans-l’eau è La Tana del Pirata, situato sulla spiaggia di Marina di Castagneto Carducci: cotture leggere e tocchi gourmand.

Per chi ama la carne il Ristorante Il Macello prepara piatti della tradizione toscana.

Per quanti, invece, amano i prodotti della terra e sono vegetariani o vegani, all’Osteria Ancentrale di Bolgheri Green ogni piatto è raccontato: dalla materia prima usata al luogo in cui è nata.

La storia di un unico ingrediente, il peperoncino, è invece quella di Peperita, azienda fondata dall’artista-imprenditrice Rita Salvadori che imprime il suo talento artistico di pittrice nella filiera artigianale.

Infine per chi, in questa Toscana caratteristica e verace, è a caccia di curiosità, c’è la bottega Sartoria Artigiana Arte e Moda, presente dal 1913 nel borgo di Castagneto Carducci diventata un luogo di ritrovo per celebrità nazionali e internazionali come Mick Jagger.
